di Marcello Celeghini

Tresigallo. È stato molto partecipato l’incontro svoltosi martedì sera presso la Casa della Cultura di Tresigallo con i portatori di interesse del progetto di fusione della locale amministrazione con il Comune di Formignana. Durante il dibattito, innescatosi con la trattazione delle tematiche che contrassegneranno l’iter burocratico per la fusione, non sono mancati i toni accesi.

La strada per la nascita del nuovo ente che raggruppi le municipalità di Formignana e Tresigallo, con le rispettive frazioni, è solo all’inizio. I due paesi in passato avevano già ‘convissuto’ in un unico ente: fino al 1961, infatti, Tresigallo era una frazione di Formignana, poi resasi indipendente. Ma oltre al dato storico, c’è un presente che vede già le due comunità strettamente legate tra loro per condivisione di servizi e di strutture nella vita di tutti i giorni. Il nuovo ente, se effettivamente nascerà (i cittadini dovranno esprimersi in un apposito referendum), avrà una popolazione di circa 7.300 abitanti e una superficie di 43,05 km quadrati. “Attraverso lo studio di fattibilità – assicura Laura Perelli, sindaco di Formignana – ragioneremo con la cittadinanza su quale sia la fisionomia da dare al nuovo Comune. Una buona fusione sarà fatta solo se non verrà calata dell’alto ma costruita tenendo conto delle istanze dei cittadini delle nostre due comunità”.

Ancora top secret i possibili nomi del nuovo Comune sui quali i cittadini dovranno esprimersi nel referendum. “Il nome del nuovo Comune – sottolinea Andrea Brancaleoni, sindaco di Tresigallo – saranno i cittadini a sceglierlo. Abbiamo incaricato alcuni storici locali di trovare idee su possibili nomi che richiamino ad origini comuni di Tresigallo e Formignana, le prime indicazioni stanno uscendo”.

Altro tema caldo sarà la dislocazione degli uffici e degli sportelli aperti al pubblico. “I due palazzi comunali resteranno attivi con i rispettivi sportelli aperti al pubblico, non vi saranno chiusure o ridimensionamenti, diverso sarà il discorso per gli uffici di back office che saranno dislocati a seconda delle esigenze organizzative o nell’una o nell’altra località”.

Sembra ormai del tutto tramontata, quindi, l’idea di una fusione a tre che comprendesse anche Jolanda di Savoia per via della mancanza di interesse da entrambe le parti. “Abbiamo detto di no a una fusione a tre – rivela Perelli – poiché tale operazione avrebbe comportato più oneri che benefici. Era impossibile avviare un percorso che comprendesse un ente in difficoltà economiche come il Comune di Jolanda, difficoltà peraltro certificate anche dalla Corte dei Conti”.