Attualità
21 Agosto 2017
Intervista a tutto campo all'arcivescovo di Ferrara-Comacchio

Monsignor Perego: “Scelte ideologiche e populiste creano divisione sui migranti”

di Marco Zavagli | 8 min

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Tre ferraresi nuovi Maestri del Lavoro

Tre ferraresi sono stati nominati quest’anno “Maestri del Lavoro” e riceveranno l’ambita onorificenza della Stella al merito del lavoro. Si tratta di Tiberio Bonora e Maria Chiara Ferrari, dipendenti di Basell Poliolefine Italia, e di Sergio Grigatti, dipendente di Enel Green Power

Doppio appuntamento su pace e nonviolenza

Lunedì 29 aprile a Ferrara si svolgeranno due occasioni di approfondimento aperte a tutti i cittadini interessati: il primo, nel pomeriggio, sull’educazione alla pace e alla nonviolenza, e il secondo alla sera, sull’obiezione di coscienza e i movimenti per la pace in Israele e Palestina, in Russia Ucraina e Bielorussia, con testimonianze dirette da quei territori

Il suo primo intervento in terra estense, prima ancora di metter piede in Cattedrale, è stato rivolto al lavoro. Al lavoro “che manca o che è indegno”. Lei arriva in una terra depauperata da crisi industriali, finanziarie e bancarie come forse mai prima d’ora. Crede che il suo episcopato potrà essere d’aiuto?

La Chiesa vive nella città e i cristiani ne sono cittadini. I problemi, come le risorse di una città interessano e impegnano quindi la Chiesa e i suoi Pastori, anche se in maniera diversa rispetto le istituzioni civili. Quale l’impegno della Chiesa di fronte alla crisi? Tutelare i più deboli, condividendo le risorse in maniera sussidiaria e solidale, educare alla responsabilità, alla giustizia, alla legalità, favorire la formazione di giovani imprenditori, accompagnare le famiglie in difficoltà, salvaguardare il creato, che è un tesoro importante della nostra terra, da rischi di depauperamento e inquinamento. Dalla prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, che sarà a fine ottobre a Cagliari, a cui parteciperò con una piccola delegazione di Ferrara, avremo certamente spunti ed esperienze utili a cui attingere per “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”. E un Pastore di una Chiesa è chiamato a valorizzare l’esperienza di laici esperti – imprenditori e lavoratori, bancari e economisti – che possono illuminarlo nel costruire parole e gesti che possono aiutare a superare questa situazione di crisi.

I suoi primi interventi sul tema migranti hanno suscitato pareri discordi in città. La cosa non può stupire. Il tema è molto sentito e divide in due anche l’Italia. Quali sono i punti fermi dai quali nessun cattolico dovrebbe discostarsi?

Il Papa più volte, nelle visite a Lampedusa e a Lesbo, nei discorsi in Europa e all’Onu, come anche il cardinal Bassetti in un recente intervento: accoglienza, percorsi di integrazione, cooperazione allo sviluppo, ricerca della pace e condanna della corsa agli armamenti (sono oggi 33 le guerre in corso che generano 8 milioni di sfollati e profughi), salvaguardia del creato (sono oggi 22 milioni i profughi ambientali) lotta alla tratta degli esseri umani (12 milioni di persone vittime). Su questi temi la Chiesa è unita. La divisione nasce nelle scelte operative, nell’azione distinta, anche se per entrambi con al centro la dignità delle persone, dello Stato e della Chiesa. La divisione nasce non quando si fanno scelte con prudenza e con attenzione alla comunità che accoglie e alle persone che arrivano, ma quando si compiono scelte ideologiche e populiste e non si affrontano con verità e realismo i problemi, quando si giudica i migranti senza mai aver letto una loro storia, quando egoisticamente ci si chiude, nascondendosi dietro la salvaguardia di un’identità.

Il decreto Minniti e il codice per le Ong sono le misure adottate dal governo. Come le giudica?

Sono misure che non affrontano il problema reale che oggi per quanto riguarda le persone accolte è chiudere i grandi centri, accogliere in maniera diffusa negli 8.000 Comuni italiani, valorizzando al meglio le risorse sul territorio, inventando urgentemente percorsi di accompagnamento e integrazione, progetti di cooperazione allo sviluppo. In riferimento alle Ong deve essere rispettato il loro diritto all’obiezione di coscienza alle armi sulle loro navi e, come fatto finora, valorizzare il loro contributo di salvataggio in mare delle persone (39% dei salvataggi lo scorso anno e quest’anno sono stati fatti dalle Ong), soprattutto in un momento in cui con la Marina militare e la Guardia Costiera italiana e con le navi di Triton entrano in campo nel Mediterraneo la nuova Guardia costiera libica di Tripoli e di Tobruk. Se ci sono state inadempienze e complicità colpevoli, i singoli soggetti saranno puniti. Ma rimane valida l’opera e il contributo fondamentale che dopo Mare nostrum è stato dato dalle Ong. Ora il pericolo per i migranti in fuga riguarda la modalità di azione e di tutela da parte dei governi libici: e su questo sarà importante che l’Europa vigili.

Sullo ius soli ha già speso parole di rimprovero verso il parlamento. È ottimista per il voto di settembre?

Non ho rimproverato il Parlamento sullo jus soli, ma il comportamento deplorevole in occasione della discussione sullo jus soli. Nello specifico della modifica della legge sulla cittadinanza sono favorevole all’estensione dello jus soli e dello jus culturae (la cittadinanza dopo il completamento di un percorso di studi), perché questa favorisce la partecipazione dei ragazzi e dei giovani migranti alla vita della città. Chi partecipa ama la città, la tutela, la promuove. Chi è lasciato ai margini non si interessa della città. Spero che le promesse di un voto e di un’approvazione definitiva a settembre della modifica della legge sulla cittadinanza diventino realtà. Diversamente si continuerà democraticamente la battaglia per una nuova cittadinanza.

Più di una volta di recente ha speso parole sulle giovani generazioni. Interessante il pensiero su un centro storico che offre solo un tipo di divertimento più vocato all’intrattenimento piuttosto che al raccoglimento. Forse il pensiero si potrebbe adattare a ogni zona della città e, probabilmente, a ogni città italiana. Qual è la sua riflessione in merito?

Quando ero Responsabile dell’area nazionale di Caritas Italiana avevo seguito una ricerca con l’Università Cattolica sulle periferie delle aree metropolitane. Le periferie che sono rinate – e queste periferie in alcuni casi erano zone del centro storico (penso a Roma e a Palermo) sono state quelle che hanno saputo ripensare il territorio alla luce di beni comuni (giardino, scuola, la chiesa, l’area sportiva, i servizi sociali), creando presidi di beni comuni e favorendo non solo l’intrattenimento, ma la solidarietà, l’esperienza religiosa, la musica, l’arte, lo sport, la formazione culturale, il comune rispetto dell’ambiente, il volontariato…)

Una volta c’erano le parrocchie e le case del popolo. Oggi?

Le parrocchie ci sono ancora e sono 171 sono uno dei luoghi d’incontro, di preghiera, di educazione, di ascolto e accoglienza che costituiscono una risorsa del nostro territorio di Ferrara-Comacchio. Attorno alla parrocchia lavorano centinaia di persone volontariamente, insieme ai loro preti, parroci e collaboratori, in gruppi e associazioni che hanno iniziative molto belle (penso all’Azione cattolica, a Comunione e liberazione, agli Scout, alla Fism, all’Unitalsi, per citarne solo alcune, alle associazioni di volontariato come gli Amici della Caritas, le cooperative sociali (la Matteo 25 o Viale K). In Italia ci sono almeno 3 parrocchie in ogni Comune (8.000 Comuni a fronte di 23.000 parrocchie). Le parrocchie hanno spesso anche luoghi di incontri giovanili, come gli Oratori – un esempio è quella di San Benedetto – forse meno in Emilia Romagna che in Lombardia da dove vengo. Parrocchie, Oratori, Associazioni e movimenti, mondi di vita consacrata (come i nostri tre magnifici conventi di clausura) costituiscono un tesoro sul e per il territorio. Oggi forse sono venute meno molte case del popolo, ma ci sono anche esperienze civili di aggregazione e di incontro molto belle: penso solo al Palio delle contrade o ai Buskers, alle numerose sagre, che possono costituire un momento importante per riconoscersi in un territorio, dentro una città e un paese.

Il nostro quotidiano on line ha a che vedere quotidianamente con le interazioni dei lettori, sia al suo interno nelle interazioni che all’esterno con i commenti sulle proprie piattaforme social. Raramente si assiste a discussioni costruttive, che possano offrire un arricchimento per i lettori. Spesso, nella migliore delle ipotesi, i commenti si limitano all’apprezzamento o al biasimo. Nel peggiore, e purtroppo è il caso più ricorrente, si arriva a dileggi e offese gravi. C’è consapevolezza secondo lei degli effetti di queste azioni? Quanto conta il fattore dello schermo che internet pone tra persone?

Internet, con i nuovi social, per usare l’espressione del Concilio Vaticano II, possono essere considerati con la stampa, la televisione, la radio, il cinema una delle ‘cose meravigliose’ (Inter mirifica) del nostro tempo. Come sempre è l’uso responsabile o irresponsabile che se ne fa a fare la differenze. Certamente la comunicazione 2.0 oggi apre uno scenario nuovo che chiede formazione, educazione, una deontologia anche professionale, che spesso manca e genera offesa, confusione, falsità. Purtroppo senza questa responsabilità e maturità si rischia di avere e mettere davanti alle persone schermi, strumenti che possono alimentare rabbia, perversione, violenza.

La Chiesa ha riflettuto sulla violenza verbale di internet, su quello che con termini inglesi viene definito “hate speech”?

La Giornata mondiale della comunicazione sociale, ogni anno, con il Messaggio del S. Padre, è un’occasione utile per riflettere sui nuovi media, favorendo responsabilità nell’uso dei mezzi. Quest’anno, il 24 gennaio, la Giornata aveva come titolo ‘comunicare fiducia e speranza nel nostro mondo”. Papa Francesco introduce il messaggio della Giornata ricordando che “L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false. Già i nostri antichi padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina da mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata. Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania. La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di “macinare” ciò che riceve, ma sta a noi decidere quale materiale fornire (cfr Cassiano il Romano, Lettera a Leonzio Igumeno)”. Tante volte, poi, le vittime della violenza verbale in internet sono le persone più deboli o discriminate: i giovani, i migranti, le donne, le minoranze…

Chiudiamo con una domanda maliziosa. Chiederà mai all’Amministrazione comunale di mettere un recinto a protezione del sagrato della Cattedrale?

Non penso che in questo momento ci possano essere ulteriori ragioni per altre protezioni all’accesso del Duomo, oltre le porte già esistenti. Poi, sinceramente non mi sono ancora informato sulla proprietà del sagrato, se della Cattedrale o del Comune. Stiamo invece ripensando gli accessi al palazzo vescovile e alla Curia, anche in vista della nuova distribuzione degli uffici e di un prossimo Museo diocesano nel palazzo Vescovile, gioiello dell’architettura e dell’arte del Settecento.

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