Lettere al Direttore
24 Luglio 2017

Fra trasformazioni urbane vere e farlocche

di Redazione | 3 min

Con l’arrivo del premier Gentiloni, portato trionfalmente a “Palazzo Savonuzzi” in via Darsena, s’è offerta ai fratelli Savonuzzi, i demiurghi della urbanizzazione ferrarese del ‘900, un’altra opportunità di rivoltarsi nella tomba. Perché il “palazzo” a loro dedicato non è un palazzo.

È solo un magazzino, sia pur elegante, posto internamente alla darsena. Fatto costruire, sì, da Girolamo Savonuzzi, il sagace Ingegnere Capo del Comune che edificò mezza Ferrara, fra cui il MOF, l’acquedotto monumentale di Piazza XXIV Maggio, lo stadio, le scuole Poledrelli, tutto il resto del quartiere che chiamiamo Giardino (salvo il grattacielo, esemplare opera postbellica), e tante altre cosette utili come il Ponte dell’Impero (oggi della Pace) o il Foro Boario.

Quel magazzino, infatti, era un deposito funzionale alla darsena, tutt’altro che un Palazzo. Perciò l’attività comunal-battezzante risulta parecchio ironica, vista l’enorme quantità di edifici, spesso importanti, firmati dai Savonuzzi! In Comune non avrebbero remore a denominare “Palazzo Le Corbusier” un pollaio, se ne trovassero uno attribuito a quel architetto. D’altronde cosa aspettarsi dai bigotti che infieriscono sulla toponomastica optando per una via “Eva e Adamo”, essendo la biblica locuzione “Adamo ed Eva” sgradita a Donna Prassede? (Ovunque imperversa una Donna Prassede. Quella di Roma presiede la Camera dei Deputati.)

Peccato che i giornali non abbiano riferito cos’era il MOF prima che l’incuria lo riducesse via via a squallida spianata. Si trattava di un ben progettato centro comunale di raccolta e distribuzione prodotti ortofrutticoli, accessoriato di tutti i servizi, collegato alla Stazione FS mediante linea ferroviaria passante per la Darsena, e anche alla linea fluviale, visto che sul Po di Volano c’erano regolari trasporti merci su barche fino a Codigoro.

Nel dopoguerra fu lasciato marcire. Eppure, quando la parola Logistica era solo un termine militare, offriva senza sceneggiate un servizio logistico corrispondente alla filosofia del consumo a km zero. Senza il filtro di un tale servizio pubblico i prodotti ortofrutticoli locali diventano prede degli speculatori. Più o meno come succede con le risorse minerarie nei disastrati paesi africani governati da teste simili a quelle presenti in Comune negli ultimi quarant’anni.

Non occorre molto per mandare in malora investimenti utili invece di implementarli secondo le necessità emergenti, basta il susseguirsi al potere di ottusi mestieranti della politica.

Che creatività può esprimere un pesce venuto in possesso di un oggetto tecnologico come una bicicletta? Saprebbe fare cose diverse dal lasciarla marcire, affondata nella melma? Ecco perché ciò che resta del MOF, un’area deserta, s’è evoluta nel desolato “Parcheggio ex MOF” (gratuito, se c’è una pattuglia della polizia).

E si evolverà in un raffinato “Parcheggio a Pagamento” socialmente utile. Come il Kennedy. Dove il ticket pagato alla macchinetta serve a mantenere i fasti di Ferrara Tua, e la contestuale mancia pretesa dall’africano appoggiato a quella macchinetta serve, lascia intendere l’amministrazione, a mantenere la pace nel mondo. O perlomeno nel parcheggio.

Questa è la civiltà ferrarese, bellezza. E tu non ci puoi fare niente.

Paolo Giardini

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