Lettere al Direttore
3 Luglio 2017

“Sì, va rifatta la classe dirigente locale”

di Redazione | 4 min

C’è una sola cosa sulla quale concordo con Luigi Marattin, consigliere economico di Renzi ma aspirante politico “de noantri” : “prima servono progetti politici definiti poi si fanno alleanze”.

Ciò vale sia a livello nazionale che locale. Quanto poi ai progetti politici del consigliere torniamo all’età della caverna: il liberismo di cui i no global profetizzavano le sciagure poi avvenute già a fine anni ’90. Io ero fra questi, con una laurea in economia che invece Marattin stava ancora conquistandosi.

Vendere tutte le partecipate – propone – , incassare, presuntamente 60 milioni di euro, per colmare il gap telematico e fisico del territorio con investimenti pubblici e una nuova classe di imprenditori che a quanto pare è ancora da formare, ma si può andare a cercarli anche in Nuova Zelanda. Cioè tradotto? Che farebbe il Marattin sindaco con le neo assessore Boldrini e Bertuzzi che – alla festa del Pd – parlano genericamente di welfare, riqualificazione delle aree degradate e turismo, ripescando perfino l’idrovia!

L’idrovia. Sono passati più di dieci anni dal modellino di progettazione presentato in brochure con tanto di Cd Rom e il massimo che si è ottenuto è aver rifatto due volte l’imbocco del porto canale a Portogaribaldi e aver spostato di 50 metri la nave pizzeria in una darsena rimasta senza altre barche.

Forse anche su un’altra cosa sono d’accordo con Marattin: cambiare la classe dirigente di questa città, che negli anni ha affossato aziende, banche e ospedali.

Ma torniamo alla vendita delle partecipate, percorso finale della privatizzazione dei gioielli di famiglia. Invece di vendere… io faccio parte di quella parte di persone che, dai No global al Forum dell’acqua al Comitato per il No alla modifica della Costituzione, ha sempre ritenuto che non ci si debba privare delle proprie competenze per non perdere il controllo dei beni comuni, come l’acqua appunto.

Invece di vendere le residue quote di Hera occorre mettere in campo un serio piano di fattibilità sulla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato (in ossequio – en passant – anche alla volontà della maggioranza dei cittadini italiani) allo scadere del contratto con Hera nel 2024, per assicurare alla città il controllo di una risorsa fondamentale e, come sotto gli occhi di tutti, estremamente a rischio scarsità e inquinamento. Una società interamente pubblica a gestione partecipata dei cittadini come amministrazioni più sagge hanno messo in campo: Napoli per l’Italia ma Parigi per tutte.

Invece di venderci le Azienda farmacie e l’Amsefc sarebbe ora di toglierle, come altre, dal calderone dei consigli di amministrazione che con la strategia delle Spa sono diventati un luogo di distribuzione di prebende ai soliti noti. Non si può comandare la nascita di una nuova classe di imprenditori privati ma agire per selezionare una vera classe dirigente pubblica è possibile, eccome, se si rinuncia al clientelismo. Elaborare progetti e quindi attivarsi per cercare fondi e non – come abbiamo visto – inventarsi modi per spendere soldi disponibili, come è accaduto nel caso dell’assurda idrovia.

Marattin fa la solita battuta: “se si usano 60 milioni per asfaltare strade non basta per rilanciare il territorio” ebbene ricordo che il primo compito di una amministrazione comunale è esattamente quello di fare manutenzione sul territorio e le sue infrastrutture siano esse strade o darsene o ferrovie… e in un territorio ben tenuto forse gli imprenditori, locali e non, avrebbero più interesse ad investire. Se si ha cuore lo sviluppo turistico di questa città servono non solo strade ben curate ma anche vari modi per arrivarci da tutte le parti della provincia oltre che dall’altrove.

Una città come Ferrara non può essere ancora priva di una collegamento ferroviario con i Lidi né di un serio percorso ciclabile verso Bologna, Mantova e Ravenna. Queste sono le sinergie imprenditoriali che un Comune può mettere in campo facendo semplicemente il proprio dovere di custode degli interessi dei propri cittadini, di qualunque colore essi siano. Le facili ricette con facili proclami hanno fatto il loro tempo e i loro danni e i cittadini italiani lo stanno dichiarando con la loro forte astensione elettorale e partecipativa. Ma è maturo il tempo per sperimentare strade diverse prima che i danni diventino totalmente irreversibili.

Marzia Marchi, libera pensatrice

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