Politica
15 Giugno 2017
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la procedura per l'accesso al fondo di solidarietà per gli obbligazionisti bruciati

Carife. Scattano i cinque mesi per l’arbitrato

di Daniele Oppo | 5 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

È stato finalmente pubblicato un Gazzetta Ufficiale il decreto che dà l’avvio agli arbitrati per gli investitori bruciati nel 2015 con la messa in risoluzione di Carife, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti.

Il decreto – che di fatto impone di avviare i ricorsi entro 5 mesi – si compone di otto articoli che disciplinano le modalità di accesso al “Fondo di solidarietà” tramite una procedura arbitrale da attivare presso appositi organi (i collegi arbitrali istituiti con un altro decreto) costituiti in seno all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). I collegi, oltre che sulla base delle disposizioni di legge, adotteranno le proprie decisioni anche in base alle linee guida redatte dalla Camera arbitrale, che serviranno a rendere le decisioni il più possibile omogenee.

Potranno accedere agli arbitrati tutti gli investitori che hanno sottoscritto direttamente gli strumenti finanziari subordinati (i bond, le obbligazioni) ‘bruciate’ con il decreto salva-banche e che non hanno avuto accesso – per volontà o per altre ragioni – ai rimborsi forfettari.

“L’accesso, tramite la procedura arbitrale, al Fondo di solidarietà e le relative prestazioni – specifica il decreto – costituiscono modalità di ristoro del pregiudizio subito dall’investitore in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria […] nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento relativi alla sottoscrizione e al collocamento degli strumenti finanziari subordinati”. In sostanza, gli arbitri verificheranno caso per caso se sia stata violata o meno la legge nella collocazione al pubblico delle obbligazioni.

Il primo passo ora non spetta però agli obbligazionisti ma al Fondo Interbancario (Fitd) che ha 30 giorni di tempo per proporre, nelle forme dell’offerta al pubblico, la facoltà di avere un rimborso tramite l’arbitrato, assicurandone anche un’adeguata pubblicità.

Il ricorso per accedere all’arbitrato (che è una procedura gratuita) dovrà essere redatto avvalendosi esclusivamente dell’apposito modulo reso disponibile nel sito internet istituzionale della Camera arbitrale e dovrà presentato in via telematica mediante posta elettronica certificata oppure, a scelta del ricorrente, su supporto cartaceo al Collegio arbitrale. Tra le altre cose, il ricorso deve anche indicare l’importo del ristoro richiesto e tutta la documentazione che prova l’acquisto dei bond (in caso contrario andrà specificato e andranno indicati anche i motivi per cui non si ha la documentazione). Anche per questo, il decreto prevede esplicitamente che le “new bank” collaborino in modo leale.

Il ricorso va presentato entro quattro mesi dalla data in cui il Fitd pubblicherà l’offerta e “ricevuto il fascicolo informatico del procedimento dalla segreteria della Camera arbitrale, il Presidente del Collegio dispone la comunicazione delle eventuali difese alla parte ricorrente e convoca senza ritardo né formalità  la seduta del collegio destinata alla trattazione ed eventuale decisione della controversia”. Ci si può far assistere da soggetti abilitati a proporre il ricorso o dalle associazioni dei consumatori.

Ovviamente gli investitori bruciati possono sempre proporre un azione di risarcimento nei confronti del soggetto ritenuto responsabile, ma questa scelta comporterà l’improcedibilità dell’arbitrato – se non ancora attivato – o la mancata possibilità di proseguirlo nel caso sia già stato incardinato: “Impedisce la pronuncia o l’efficacia del lodo nei confronti del Fondo”.

Come detto esistono dei doveri anche per il Fondo interbancario e per le banche. Il Fitd – si legge nel decreto – “chiede senza ritardo alle Banche in liquidazione e alle Nuove Banche interessate le informazioni necessarie e i documenti rilevanti per l’esercizio della difesa, inclusi gli atti relativi concernenti l’adeguatezza dei profili assegnati alla clientela e ai ricorrenti in particolare, rispetto ai rischi inerenti i titoli interessati. Le Nuove Banche hanno facoltà di produrre autonomamente informazioni e documenti rilevanti per l’esercizio della difesa. In capo alle Banche in liquidazione e alle Nuove Banche grava un dovere di leale collaborazione verso il Fondo.

Contraddittorio garantito e 120 giorni per la decisione. Il decreto assicura il diritto al contraddittorio tra le parti e prevede che l’arbitrato venga deciso entro 120 giorni (prorogabili motivatamente di altri 90) dall’assegnazione del ricorso al collegio. “Il Collegio – recita il decreto – quando accerta l’avvenuta violazione degli obblighi di informazione, diligenza e trasparenza […] pronuncia lodo […] con il quale determina la prestazione liquidandone l’ammontare. In caso di determinazione favorevole, il Fondo dà immediata esecuzione al lodo. Il lodo dev’essere pronunciato anche quando le parti convengono espressamente sul contenuto della prestazione dovuta”. È dunque prevista anche la possibilità di trovare un accordo tra le parti sul ristoro dovuto.

Il collegio determina il ristoro valutando caso per caso “fino ad un massimo corrispondente all’intera perdita subita dall’investitore al netto di oneri, spese e differenziale di rendimento“.

Non mancano già i commenti negativi. “Non ci meraviglia scoprire l’ennesima trappola a sfavore dei risparmiatori – afferma il gruppo Azzerati Carife – Da quello che si evince dalla lettura ci sono cinque mesi di tempo complessivamente per presentare la domanda di arbitrato: le domande per parteciparvi dunque dovranno essere presentate entro 5 mesi, altrimenti oltre questo limite di tempo si perderà tale diritto. Inoltre potrà accedere all’arbitrato solo il risparmiatore che ha avuto un rapporto negoziale diretto con la banca, esclusi tutti gli altri. Paradossale, ad esempio, che chi non ha acquisito direttamente da Banca Etruria ma da una banca controllata dalla stessa e che quindi agiva seguendo le medesime strategie commerciali, resti escluso da tutto. È evidente che il governo stia attuando una battaglia all’ultimo spicciolo per lasciare quanti più risparmiatori esclusi da ogni forma di ristoro”.

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