Politica
7 Giugno 2017
Blitz dei No Salvabanche nell’università di Bologna: “Lui e la sua cricca ci hanno messo nella m****"

Letame davanti all’ufficio di Marattin

di Redazione | 3 min

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Un pacchetto con dentro letame davanti alla porta dell’ufficio di Luigi Marattin all’università di Bologna. Il pavimento inondato di banconote da zero euro. E, sulla scrivania, un cavaliere con la scritta “consigliere del principe dei ladri”. È il risultato di un blitz improvvisato da alcuni componenti del comitato No Salvabanche “per rendere pubbliche le responsabilità di colui che ha pensato il decreto, uno dei principali ideatori dell’infame Salvabanche, e se lo è rivendicato”, spiegano in un video gli autori.

In realtà Marattin, consigliere tecnico di Palazzo Chigi, non ha messo mano nel decreto del 22 novembre del 2016 che ha congelato i risparmi di decine di migliaia di azionisti e obbligazionisti delle quattro banche fallite. Eppure l’ex assessore alle finanze del Comune di Ferrara finisce nel mirino dei No Salvabanche perché “è uno dei prototipi della gioventù renziana – recita il comunicato del comitato -: rottamatore pienamente inserito nei palazzi del potere e nelle gerarchie baronali dell’università, arrogante e scalatore, pieno di una retorica pomposa e vuota”.

Anche sulle “gerarchie baronali” va specificato che il diretto interessato è diventato professore associato e ordinario in politica economica dopo aver passato l’esame di Stato e grazie a numerose pubblicazioni. Ma questo non basta ai No Salvabanche, secono i quali “il giovane Pdista Marattin è abituato alle poltrone fin dalla tenera età: non solo quelle accademiche, ma anche quella del consiglio comunale di Ferrara e di varie commissioni, quella del consiglio di amministrazione della Holding Ferrara Servizi Srl, quella di assessore al bilancio sempre del comune di Ferrara. Nel 2014 padron Matteo chiama e Marattin entra a far parte dei consiglieri economici del governo. Sono passati quasi 17 mesi da quell’ignobile 22 novembre 2015, e l’unica cosa che abbiamo visto da parte del governo, del Pd e dei Marattin sono volgari menzogne, inutili promesse, ancora menzogne e, ora, il tentativo di cancellare la memoria di quello che è successo”.

L’ufficio di Marattin diventa anche il ‘capro espiatorio’ per l’intera università felsinea, colpevole di aver conferito la laurea ad honorem a Napolitano, “colui che conferendo l’incarico al governo Monti ha inaugurato la stagione dei governi tecnici che ha fatto politiche di austerità che hanno visto come vittime intere generazioni di giovani e meno giovani, i primi colpiti da jobs act e precarietà, i secondi dal salvabanche”. Un’altra “responsabilità politica dell’ateneo” è quella del “rettore che manda la polizia dentro università e chiude gli spazi di aggregazione dove si costruiscono forme di resistenza contro le politiche ingiuste”.

E il principale frutto di queste “politiche ingiuste” è sempre il decreto del 22 novembre, che ha decretato “il fallimento di centinaia di migliaia di famiglie in tutto il paese. E la vicenda è ancora lontana dall’essersi risolta perchè di rimborsi non se ne è vista neanche l’ombra, nonostante le promesse del governo Renzi”.

“Tutte le associazioni di consumatori – interviene una ex azionista – dicono che siamo stati truffati e dicono che gli aumenti di capitale sono state montature finanziarie fatte ad arte per racimolare soldi. Lo stesso Ignazio Visco ha detto di recente che le quattro banche potevano essere salvate. Ma Marattin ha sempre rifiutato ogni tipo di contraddittorio con chi potrebbe smentirlo, non ha mai voluto confrontarsi con noi e va in tv a dire delle emerite bugie. A noi interessa che sia ripristinata la giustizia. In questo paese abbiamo subito un furto non di denaro, ma di giustizia”.

Ecco allora il gesto finale di “lasciare sulla porta di Marattin un ricordo: un sacchetto pieno di letame. Visto che lui e la sua cricca ci hanno messo nella m****, noi gliela riportiamo nel suo ufficio”.

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