Sport
30 Maggio 2017

Non mi piace il calcio, amo la Spal

di Marco Zavagli | 5 min

Leggi anche

Gli inciampi con la giustizia di Marescotti, candidato Pd

Sono giorni che il vicesindaco Nicola Naomo Lodi continua a chiedere sulla propria pagina Facebook a Diego Marescotti di esibire il proprio casellario giudiziale. Marescotti, 39 anni, è candidato al consiglio comunale nella lista del Partito democratico. Dalle insinuazioni di Lodi si poteva desumere che il dem avesse qualcosa da nascondere del suo passato giudiziario

Minore aggredito dal branco in piazza Ariostea, via al processo

È approdato ieri (martedì 14 maggio) in tribunale a Ferrara il procedimento per l'aggressione del 7 novembre 2021 in piazza Ariostea, dove un giovane ferrarese di 16 anni era stato malmenato brutalmente da un gruppetto di quattro ragazzi, che prima lo avrebbero spintonato e poi gli avrebbero sferrato pugni al volto e calci alle gambe, facendolo cadere a terra e provocandogli ematomi al volto e la perforazione del timpano giudicati guaribili in trenta giorni dai sanitari dell'ospedale Sant'Anna di Cona

Siamo alla resa dei conti. Dopo 49 anni la Spal torna in serie A. Né tu nè io c’eravamo quando i biancoazzurri calcavano le principali platee dell’Italia pallonara. Tu, che sei un tifoso storico, come ti senti? Hai paura di svegliarti e scoprire che è stato tutto un sogno?

Mi sto riprendendo solo adesso da uno stress durato diversi mesi. Il percorso della Spal di quest’anno ha messo a dura prova i nervi di tutti. Non eravamo pronti al trionfo e si è vissuta l’ultima parte del campionato con un grosso patema d’animo. La paura di svegliarmi e scoprire che era tutto un sogno l’ho avuta al goal di Ceravolo. Mi sono detto “Adesso il radiocronista dirà che la rete è annullata e via con un’altra settimana di attese e angoscia”. Invece è andata bene. Benissimo.

Se Mattioli, i Colombarini e Semplici fossero protagonisti di un tuo romanzo, che personaggi sarebbero?

Sicuramente dalla parte dei giusti. Credo che rispecchino il sogno a occhi aperti di ogni tifoso nostalgico e malinconico (due tra gli aspetti predominanti della ferraresità): quello di manifestare una connotazione umana fortemente radicata nei valori della città. Le società di calcio, come i cittadini, sono spugne, assorbono quello che c’è intorno. I Colombarini hanno assorbito fango prodotto dalle demenziali gestioni precedenti e quando hanno strizzato la spugna ne hanno fatto uscire una bellissima nuova realtà: Mattioli è il presidente che tutti vorrebbero avere, Semplici parla del “nostro popolo” nelle interviste… c’è tutto per metterli dalla parte dei giusti: bar, salamina, aziende locali sane, amicizia da sagra con i tifosi, giocatori che girano in bicicletta, il bel gioco, un allenatore umano, il dopolavoro, le file alle tabaccherie per i biglietti, il Savonarola con la sciarpa, la Ovest che raggiunge celestiali corde di trasporto emotivo, e quella maglia unica.

So che non è possibile, ma amo le immagini romantiche:
il Leicester, il Nottingham Forest di Brian Clough

Chi vorresti vedere, portafoglio e bilanci permettendo, vestire la maglia della Spal? Totti ha già dato l’addio al calcio…

Non mi piace il calcio, amo la Spal. Voglio dire, non conosco i giocatori di serie A perché fino al 13 maggio la Spal era una squadra di serie B. Mi piacerebbe vedere la stessa squadra vista quest’anno. So che non è possibile, ma amo le immagini romantiche: il Leicester, il Nottingham Forest di Brian Clough che arriva dalla seconda divisione in Premier League e con la stessa squadra vince lo scudetto e l’anno dopo la Coppa dei Campioni. Il Derby County dei primi anni Settanta. Sono affascinato dai gruppi che funzionano, da un’immagine popolare dello sport e dall’attaccamento a qualcosa. Ecco perché non mi interessa sapere chi verrà a giocare.

La Spal torna spesso nei tuoi libri. Nell’ultimo Malatesta, “Riti propiziatori di un uomo perbene” (Koi Press, 2017), si parla, ancora una volta, della Spal. Più precisamente della promozione in serie B. Il prossimo anno lo aggiorniamo con la A?

In “Riti propiziatori di un uomo perbene” si parla di Spal-Rende in Coppa Italia, della prima di campionato contro la Lucchese e poi del trionfo finale. In quello che sto scrivendo ci sono diverse partite invernali di questo campionato. Mi interessava raccontare l’atmosfera molto inglese-proletario, e al contempo genuinamente ferrarese, che si respira intorno al Mazza prima degli incontri casalinghi. Ho però pensato che questa gioia è talmente grande che scriverò un racconto con Malatesta protagonista dei festeggiamenti della promozione. Si intitolerà “Lo sdraio”, come omaggio all’uomo che si è collocato con la sedia sdraio davanti alle biglietterie un giorno prima per accaparrarsi il biglietto per Spal-Pro Vercelli.

Ora vivi a Milano e non sempre riesci a essere in curva. Sei riuscito a seguire la squadra nelle ultime partite?

Sì. Spal-Pro Vercelli era irreale per la tensione che si respirava. Eravamo tutti tesi, uniti. Già da prima, quando ci si è ritrovati per la birra pre-partita. C’era un cielo così ferrarese. Quella gioia bloccata dalla bandierina del guardialinee. E poi Terni, la più dolce di tutte le sconfitte… penso che non dimenticherò mai l’essere stato dentro a quel collettivo urlo di gioia al goal del Benevento. Duemila persone che piangono e si liberano sono qualcosa che va oltre il calcio, la Spal non è solo quello, non lo è mai stato.

È una vita che scorre, è tuo padre che ti porta in curva
per la prima volta e pensi che Pezzato sia Dio

È una vita che scorre, è tuo padre che ti porta in curva per la prima volta e pensi che Pezzato sia Dio. È tuo nonno che ti parla di quando vincemmo con il Milan, poco importa se mentre te lo dice sta pensando all’Inter perché l’età è una brutta bestia. Sono gli amici che crescono e cambiano, e che dentro quella casa, che è la Spal, sono i migliori amici che hai avuto e che hai. È Sauro Fattori macchietta per la festa. Sono i treni speciali. È Gibì. È il crollo emotivo di una generazione, la mia. È la nebbia. La Mutua. Sono i cori. La rivalsa. È Ferrara. È appartenenza a un’identità. Una comunanza così stretta non l’avevo mai provata allo stadio, nemmeno dopo la promozione in B della Spal di Gibì o dopo quella dell’anno scorso.

Dimmi tre motivi per essere spallini.

Il motivo è il carattere distintivo della ferraresità, anzi, i tre caratteri della psicologia ferrarese: puoi lamentarti, puoi essere malinconico senza per questo rinunciare al presente, puoi essere nostalgico lamentandoti che oggi le cose vanno bene, ma quando andavano male non andavano così male. É complesso, in realtà, se non sei ferrarese non lo puoi diventare. So solo che se devo cercare qualcosa che rappresenti la mia città vado alla Spal, perché so che lo scrigno della nostra appartenenza territoriale si trova lì. Siamo autentici, ancora, nonostante dai piani alti extracittadini facciano di tutto per trasformarci in banali europei, cittadini del mondo, globalizzati, eccetera eccetera. Io sono fiero di essere ferrarese, di lamentarmi sempre, di essere nostalgico, malinconico e, di conseguenza, di tifare Spal.

Chi ti ha entusiasmato di più in quest’anno da favola?

La Curva Ovest.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com