Politica
15 Maggio 2017
Respinta la mozione del M5S. Tagliani: "Se fossi stato al suo posto non sarei stato in grado di fare altro"

Il consiglio comunale blinda l’assessore Ferri: nessuna sfiducia

di Elisa Fornasini | 3 min

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Da destra: Tiziano Tagliani e Caterina Ferri

“L’assessore Ferri gode della mia piena fiducia e del mio affetto. Faccio il sindaco da 8 anni e sono in consiglio comunale dal 1990, ho firmato decine di migliaia di atti amministrativi e ho ricevuto decine di esposti dalla procura della Corte dei Conti. Se io fossi stato al suo posto, non sarei stato in grado di quantificare il compenso e di ribaltare il giudizio favorevole dei tecnici su una materia complessa che ha visto opinioni divergenti tra la stessa procura dei Corti dei Conti e la Corte dei Conti di primo e secondo grado”.

Con queste parole il sindaco Tiziano Tagliani difende l’operato “ampiamente positivo” dell’assessore all’Ambiente Caterina Ferri, sotto accusa dal M5S a seguito della condanna della Corte dei Conti a risarcire il danno erariale per il caso dei compensi “eccessivi e ingiustificati” all’ex Capo di Gabinetto della Provincia durante l’amministrazione guidata da Marcella Zappaterra.

La mozione di sfiducia è stata respinta dal consiglio comunale con i 21 voti contrari di Pd, Fc, Ln e SI, i 6 voti favorevoli di M5S e FdI e i 5 astenuti di FI e Gol.

“L’abuso d’ufficio è un illecito particolarmente odioso in quanto tradisce la fiducia della cittadinanza, destinando risorse pubbliche al fine di garantirsi consensi e relazioni per un tornaconto personale – attacca la capogruppo pentastellata Ilaria Morghen -. Gli amministratori che professano una ‘prona acquiescenza’ (come si legge nel provvedimento, ndr) non possono e non devono continuare a svolgere questo ruolo”.

Le accuse della Morghen vengono subito corrette da Elisabetta Soriani (Pd): “Non si tratta di un illecito penale, la sentenza non parla di abuso d’ufficio ma di negligenza e sono due cose ben distanti. La delibera era stata adottata sulla base di preventivi pareri positivi di regolarità tecnica da parte di dirigenti e personale e poi nessuno ha il monopolio della ricerca di trasparenza”.

Dopo le correzioni giuridiche, partono le scintille politiche. Sergio Simeone (M5S) chiede un “sussulto di coscienza” perché “un amministratore che si è macchiato di un tale comportamento non può più avere la nostra fiducia”, ed ecco che “il bue dà del cornuto all’asino” replica Alberto Bova (Fc) “perché non c’è stata premeditazione e non hanno voluto avvantaggiare una persona ai danni della collettività”.

Francesco Rendine (Gol) rilancia con una presunta dichiarazione di Cantone dell’Anac (“nella pubblica amministrazione le persone oneste è difficile che facciano carriera”) per spiegare che “gli assessori devono essere allineati con la volontà dell’amministrazione per non perdere il posto di lavoro”. Ma “distogliere risorse economiche dal proprio utilizzo è uno schiaffo in faccia a intere generazioni che crea un danno di immagine” rincara la dose Alessandro Balboni (FdI).

“Gli amministratori non sono lacchè e non agiscono per interessi personali o pressione politica – ribadisce in chiusura il sindaco -: dei tre dirigenti che hanno sottoscritto la libera, due sono andati in pensione poco dopo e l’assessore Ferri ha risarcito il giorno dopo quanto doveva pagare. Qualcuno ha sbagliato e ha creato un danno economico che è stato risarcito. Non mi sento di parlare di acquiescenza prona o tradimento, l’unica ragione per la quale dovrei chiedere le dimissioni dell’assessore Ferri dovrebbe essere la valutazione superficiale di un tema complesso anche per la Corte dei Conti. Non revocherò un rapporto di fiducia per questo”.

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