Economia e Lavoro
22 Aprile 2017
Picco negativo per industria ed esportazioni. Calano le assunzioni e cresce il tempo determinato

Economia e lavoro, “Ferrara tra le peggiori dell’Emilia-Romagna”

di Redazione | 3 min

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“Se il resto del mondo cresce al 3%, la cosiddetta ‘area euro’ va di pari passo esattamente alla metà”. E’ questa l’amara verità delineata alla settima edizione ferrarese dell’“Osservatorio sull’economia e il lavoro in provincia di Ferrara”, che, prima di passare ai dati estensi dà uno sguardo al contesto generale, “che aiuta a capire – illustra il presidente Ires Giuliano Guietti – perché in Italia abbiamo un problema, su cui non c’è una grande concentrazione dell’opinione pubblica”.

L’economia mondiale infatti, dall’ultimo outlook del fondo monetario internazionale, viaggia su livelli di crescita importanti (del 3,1 nel 2016), anno in cui crescono più o meno tutti i Paesi, eccezion fatta per l’America Latina “dove ci sono problemi che sarebbero lunghi da approfondire”, e la nostra ‘area euro’, all’interno della quale uno dei Paesi che va più a rilento è proprio l’Italia, “in previsione di essere superata anche dalla Grecia” avverte Guietti.

L’Emilia-Romagna ha la fortuna di essere la regione che “nella zavorra generale” registra un buon tasso di crescita rispetto alle altre, e questo perché “le politiche di coesione non le ha mai interrotte del tutto”, oltre al suo welfare “storicamente più sviluppato” e al fatto che la parte centrale del suo sistema è strettamente connessa con il centro dell’Europa.

“Emilia-Romagna significa infatti esportazione” delinea Guietti, un settore in cui Ferrara non può certo dare vanto alla sua regione, registrando un calo del 13,2% nel 2016 rispetto al 2015, e collocandola “fra le città peggiori dell’Emilia-Romagna”.

Non è infatti solo in questo settore che Ferrara regala “pillole amare”, perché “demograficamente è sempre più anziana – conferma l’assessore alle Attività Produttive Caterina Ferri – il che potrebbe essere positivo, perché indica che la vita si allunga”, ma il calo delle nascite non compensa questa positività.

Nel 2016 perde il 72% anche il settore autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, “strettamente legato al mercato statunitense – spiega il ricercatore Ires Gianluca De Angelis – che ha perso interesse nei confronti di quest’area”. Sebbene il settore delle costruzioni vada notoriamente a rilento, nell’ultimo trimestre del 2016 ha registrato una lieve ripresa, andamento “esattamente opposto a quello dell’industria”.

Il calo di assunzioni è stato generalizzato fra il 2015 e il 2016, ad eccezione della fascia di età fra i 55 e i 59 anni che registra un aumento dello 0,3%. Un elemento che meglio amplifica la situazione reale, secondo De Angelis, è la differenziazione del calcolo fra la disoccupazione e la mancata partecipazione al lavoro, quest’ultima appesantita “dallo scoraggiamento” e costituita cioè da tutte quelle persone che non sono attive neanche nella ricerca di un lavoro. Se infatti la disoccupazione registra un aumento del 2,6% nella provincia di Ferrara, la mancata partecipazione sale al 4,2%.

Cresce il lavoro a tempo determinato, a causa “della riduzione del sanziona mento per l’utilizzo del tempo determinato prevista dal Jobs Act”, rispettivamente del 5,1% in Emilia Romagna e del 17% a Ferrara. A fronte di tutto questo, “il Patto Territoriale lavorerà sull’attrazione aziendale della città – assicura Caterina Ferri – un po’ come avviene nella legge regionale 14, ma in termini più specifici per Ferrara e il suo territorio, anche per evitare che chi è un impiegato espulso si trovi a lavorare in una delle cosiddette aziende 4.0”.

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