Mesola
4 Aprile 2017

Il ponte ciclopedonale tra Mesola e Rivà

di Redazione | 5 min

Quando, nella primavera del 1999, un gruppo di amici mi chiese di candidarmi alla carica di Sindaco alle elezioni comunali di Mesola, decidemmo di intitolare la nostra lista civica “Progetto Delta”: il territorio geografico del Comune era lo stemma della nostra lista.

“Progetto Delta” era, ed è, espressione di un programma che vede il territorio (ed i suoi cittadini) teso a valorizzare le peculiarità di un luogo da sempre considerato marginale: una plaga, come la definì, in modo sintetico e chiaro, il compianto Mons. Samaritani, una volta, parlando  con me a Cento.

Il nome della lista civica rappresentava anche una vocazione al riscatto del territorio dall’atavico isolamento sia territoriale che culturale e sociale. Mi ricordava lo scomparso Sindaco Veronesi Franceschetti che nel 1958, in occasione dell’alluvione, il progetto della Provincia di Ferrara, per difendere il territorio dalle acque marine, era di formare un argine di difesa lungo la neo realizzata S.S. Romea, abbandonando alle acque tutto il territorio ad est di tale linea di difesa.

Questa era – e forse ancora lo è – la considerazione che si ha di questo territorio, come è stato da sempre denominato “basso ferrarese”; da non confondere con l’”alto”oppure Ferrara città. Ma non sarebbe stato più corretto dire la parte orientale della provincia, anziché “basso”, quasi in senso dispregiativo?

Progetto Delta avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità di rilancio del territorio tramite la valorizzazione delle bellezze ambientali, paesaggistiche, architettoniche e culturali di tutto il territorio, in rete con il circondario dei Comuni vicini ed individuando nell’unione dei due Parchi che si affacciano sul delta del più lungo fiume italiano: un ambiente antropizzato unico.

La nostra lista non vinse, pur avendo conseguito un positivo riscontro, nonostante alcuni amici riuniti sotto lo stemma della Lega Nord, abbiamo fatto in modo di frazionare il consenso dell’area politica di riferimento.

Mi sono tirato fuori dall’agone politico, dopo un paio di mandati, sempre all’opposizione, pur avendo fatto e sostenuto diverse proposte, sempre accolte tiepidamente dalla maggioranza, oppure dapprima respinte e poi fatte proprie, in qualche altro caso.

Oggi, a distanza di quasi vent’anni e con il sereno distacco del pensionato, registro che, finalmente, si parla di unificare i due Parchi Regionali. Rilevo, sia pure con qualche rammarico, che scelte criticate dalla nostra parte, e portate avanti con arroganza dall’amministrazione Marchesini si sono rivelate fallimentari, e fonte di sperpero di denaro pubblico: parlo, ad esempio, della pavimentazione della piazza di Bosco.

Ricordo che quando vedemmo il progetto del porfido, facemmo un’interrogazione, chiedendo se l’amministrazione aveva intenzione di realizzare una bella piazza per poi chiuderla al traffico, come era avvenuto per quella di S. Spirito a Mesola. Alla risposta di Marchesini che asseriva essere impossibile chiudere la circolazione in quanto non esisteva, e non esiste, viabilità alternativa per la parte meridionale dell’abitato di Bosco, abbiamo fatto presente, allora, che il progetto (costato circa unmilione e mezzo di euro!) era sbagliato in quanto la circolazione dei veicoli avrebbe creato il distacco del porfido, come avvenuto, e tutt’ora avviene; avevamo proposto l’asfaltatura della parte destinata alla circolazione dei veicoli a motore: ma fu inutile. Ora, grazie alla sensibilità del Sindaco Padovani, si è deciso di porre mano ai lavori di ri-pavimentazione, mediante posa di cubetti di porfido, se sono vere le notizie che mi sono state riportate.

Pur apprezzando l’impegno dell’attuale amministrazione, occorrerebbe a mio avviso, primo, verificare se la progettazione della pavimentazione precedente sia stata superficiale e sbagliata, come parrebbe alla prova dei fatti;  per cui, se la progettazione è risultata errata, come abbiamo sempre sostenuto, sarebbe il caso di ricercarne le responsabilità tecniche ed amministrative del danno causato alla collettività che da oltre otto anni circa ha visto continui lavori per cercare di attaccare mattonelle di porfido staccatesi sulla piazza V. Veneto di Bosco. In secondo luogo, sempre se sono vere le notizie che mi sono state riportate, la spesa di circa 600.000 euro previste per la ri-pavimentazione con cubetti di porfido, rischiano di rappresentare un’ulteriore buco nell’acqua, fintanto che i mezzi circoleranno sulla piazza; mentre continuo a ritenere, da semplice cittadino di buon senso, che la sola soluzione praticabile sulla carreggiata stradale sia rappresentata dall’asfalto, magari in tinta con il porfido circostante, come avevamo proposto anche a Marchesini circa otto/nove anni fa in Consiglio Comunale a Mesola.

Il Comune di Mesola ha avuto una provvisionale dall’ENEL di 650.000 euro per i danni della centrale di Porto Tolle, contro la quale – ci tengo a ribadirlo – io ed il collega Manfrin ci siamo battuti per anni per chiusura, in quanto fonte incontrollata di inquinamento ambientale.

Ebbene se tale gruzzolo sarà speso per la ri-pavimentazione della piazza di Bosco con sampietrini, anziché con un materiale più idoneo alla circolazione dei veicoli, rappresenterà un ulteriore sperpero di denaro da parte del Comune di Mesola.

Sono anni che si parla di realizzare un ponte ciclopedonale tra Mesola e Rivà – che noi avevamo caldamente sostenuto in Consiglio – vista anche la disponibilità (a parole…..!) dei due Comuni delle due Province e delle due Regioni che affacciano sulle due rive del fiume.

La sua realizzazione potrebbe creare quel cordone ombelicale che legherebbe i due Parchi Regionali; senza contare che potrebbe essere un volano per l’economia locale. Il turismo lento, avendo la possibilità di collegare le due piste ciclabili che corrono a destra ed a sinistra dell’asse fluviale padano, potrebbe portare quote di visitatori ulteriori al nostro territorio, con beneficio per le attività economiche e motivo di immagine per il territorio del delta del Po.

Vedrei molto più produttivi i denari risparmiati (e, probabilmente, ancora una volta sperperati in una piazza con del porfido) anziché in un’opera che potrebbe rappresentare un’opportunità per un territorio allargato e collegato da un ponte ciclopedonale: tutto sommato di costo che ritengo possa essere abbordabile da due Parchi, due Regioni, due Province (visto che non sono state abolite) e tra due comunità da sempre unite da legami storici, culturali e famigliari: Mesola e Rivà finalmente e di nuovo ri-unite.

Lucio Maccapani

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