Tresignana
17 Marzo 2017
Il camorrista Lomasto e i due figli vendevano la droga a Tresigallo e nei comuni limitrofi e progettavano furti insieme al corriere napoletano e badante-basista

Arrestata famiglia criminale dedita a spaccio e rapine

di Elisa Fornasini | 4 min

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Un’attività tramandata da padre in figlio. E’ quella messa in piedi dalla famiglia Lomasto, di origini napoletane ma residente a Tresigallo da oltre un anno, che importava la droga dal capoluogo campano per venderla sulla piazza di Tresigallo e dei comuni limitrofi, fino a Ferrara. E’ il sodalizio criminale dedito a spaccio di hashish e marijuana, nonché a furti e rapine, sgominato dai carabinieri della Compagnia di Copparo, del Comando di Ferrara e della Stazione di Tresigallo.

La complessa indagine – denominata “Piazza 900” perché i napoletani hanno ammesso, in una conversazione intercettata, di “volersi prendere la piazza di spaccio di Tresigallo” – ha portato all’arresto di cinque persone: il camorrista 53enne Giuseppe Lomasto (già in carcere da febbraio dove deve scontare una pena definitiva di dieci anni per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti); il figlio Francesco di 34 anni (anche lui con un ‘ottimo’ curriculum criminale, già condannato per rapina) e il figlio più piccolo Emanuele di 20 anni (noto giocatore di calcio della squadra di Tresigallo, incensurato ma ben inserito nel mondo criminale, copiando il modus operandi del fratello e del padre).

La famiglia si appoggiava al corriere Maurizio Morra36enne napoletano che portava la droga dalla Campania nel Ferrarese, considerato il capo perché nelle sue ‘gite estensi’ progettava anche furti e rapine – e alla basista Halyna Yaichnyk, ucraina di 45 anni, che grazie al suo lavoro di badante raccoglieva informazioni utili per la commissione dei furti.

La donna, che lavorava presso noti professionisti della città, indicava l’appartamento, cosa rubare e gli orari in cui le vittime non erano in casa tramite messaggi e foto su WhatsApp. Inoltre metteva a disposizione la sua auto, una Peugeot, per i furti e offriva disponibilità alla famiglia quando aveva il settore di essere ricercata dai carabinieri.

Grazie alla complicità della badante è stato messo a segno un furto in abitazione a Ferrara ai danni di un dirigente di banca. Nell’occasione, risalente al 16 dicembre, la banda ha portato via orologi e statue antiche per un valore di 5mila euro. I carabinieri, già a conoscenza del colpo tramite le numerose intercettazioni ambientali e telefoniche, sono intervenuti subito e, simulando un normale controllo alla circolazione stradale, hanno scoperto e sequestrato la refurtiva nascosta nella macchina dell’ucraina. Se non sono stati arrestati in flagranza, come sottolineato dagli inquirenti, è solo per non compromettere l’indagine che avrebbe permesso ai militari di risalire a reati ancora più gravi.

E in effetti, pochi giorni dopo, i carabinieri hanno sventato una efferata rapina che la banda stava pianificando contro un commerciante di Tresigallo. Il piano era quello di picchiarlo e sequestrarlo per farsi consegnare denaro e oggetti di valore usando la violenza. Anche in questo caso i militari sono venuti a conoscenza del colpo tramite le intercettazioni e sono riusciti a fermare la rapina.

Rilevata la pericolosità sociale elevatissima del quintetto, ben inserito nel mondo del narcotraffico, il gip Piera Tassoni ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti gli arrestati, escluso il 20enne Emanuele che è stato sottoposto agli arresti domiciliari. In carcere anche la basista ucraina perché, seppur incensurata, ha tradito la buona fede del padrone di casa e non si esclude che possa averlo fatto per altri datori di lavoro, considerato che all’interno dell’auto sono state trovate diverse chiavi di altre abitazioni.

L’operazione, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Tittaferrante e partita lo scorso ottobre su segnalazione dei cittadini di Tresigallo che hanno notato comportamenti sospetti dei componenti della famiglia, ha permesso di ricostruire tutta la rete dello spaccio. Lo stupefacente, una volta giunto nel Ferrarese, veniva venduto a giovani della zona che provvedevano al piccolo spaccio presso bar e locali frequentati da altri giovani.

Due ragazzi, nel corso delle indagini, sono stati arrestati a ottobre e dicembre a Final di Rero e Ferrara per spaccio con il recupero di 2,2 chili di marijuana e hashish e 10mila euro in contanti. Denunciati altri otto giovani ferraresi per detenzione ai fini di spaccio.

Lo spaccio veniva ‘imposto’ con metodi e comportamenti tipici della criminalità organizzata. In questo contesto si inserisce lo sparo in aria esploso a inizio dicembre all’esterno di un locale di Tresigallo da Francesco Lomasto che usava la pistola scacciacani (sequestrata insieme a svariati colpi a salve) per intimorire i loro gregari affinché continuassero l’attività di pusher.

L’articolata indagine – presentata in caserma dal colonnello Marco De Martino del Comando di Ferrara, dal comandante della Compagnia di Copparo Giorgio Feola, dal comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile di Copparo Domenico Marletta e dal comandante della Stazione di Tresigallo Giovanni Diurno – si è chiusa questa mattina con l’arresto dei cinque indagati. Morra è stato fermato a Napoli, a casa della fidanzata; Yaichnyk è stata sorpresa in una casa del centro storico di Ferrara mentre faceva la badante a due persone anziane; Francesco Lomasto è stato rintracciato a Napoli presso l’abitazione di parenti mentre Emanuele era nella casa di Tresigallo con la madre, rimasta fuori da questo sodalizio criminale perpetuato dalla sua famiglia che ora dovrà rispondere di furto in abitazione, tentata rapina, minacce aggravate e spaccio.

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