Mesola
15 Marzo 2017
Maxi sequestro di 870 piante di canapa indiana. Arrestato il 53enne 'custode' dell'organizzazione

A Mesola una fabbrica di marijuana della criminalità cinese

di Mauro Alvoni | 3 min

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Mesola. E’ il più consistente sequestro di piante di marijuana effettuato in Emilia Romagna e nel Veneto, un ‘business’ nel quale da qualche tempo si è specializzata la criminalità cinese in queste due regioni, con qualche propaggine a Mantova.

Sono circa 870 le piante di canapa indiana rinvenute e sequestrate dalla squadra mobile di Ferrara, in collaborazione con i colleghi di Padova, in un capannone isolato in aperta campagna a Mesola, in via Foschini, affidato al 53enne cinese C.Y., irregolarmente in Italia con permesso di soggiorno ungherese, senza precedenti ma con a suo carico un decreto di espulsione emesso dalla questura di Aosta.

L’uomo, che è stato arrestato e si trova ora in custodia cautelare in carcere, è ritenuto essere solo il custode della piantagione, una delle tante già scoperte dalle forze dell’ordine nelle province limitrofe, tanto da far pensare a una vera e propria organizzazione dedita a questo tipo di attività illecita e alquanto redditizia, se si pensa che da una sola pianta di marijuana si potrebbero ottenere 50 grammi di sostanza con un ricavo medio di circa 5 euro a grammo. Un’organizzazione che opera con le stesse modalità, piazzando i propri ‘custodi’ in capannoni abbandonati trasformanti in autentiche serre per la coltivazione della canapa indiana.

Il blitz è scattato il 10 marzo scorso al termine di appostamenti e osservazioni degli agenti di ciò che avveniva in quel casolare di via Foschini, con annesso capannone dalle finestre oscurate e porta di accesso quasi del tutto murata. Il 53enne C.Y. risultava domiciliato proprio nel casolare, in condizioni igieniche precarie, e nella sua camera, oltre a 5.500 euro in contanti e a 25 grammi di marijuana in un cassetto, i poliziotti hanno trovato, nascosto da un armadio, un buco ricavato picconando un muro, dal quale si poteva accedere al capannone e alle piante di marijuana in coltivazione, tutte in crescita all’interno di vasi e alte poco meno di un metro.

La serra risultava ben organizzata per lo scopo, con tanto di impianto di aerazione, ventilatori e motori di ventilazione, 80 lampade e 80 trasformatori, tanto che per far funzionare il tutto non poteva bastare la normale fornitura di energia elettrica. Si  è infatti scoperto che il 53enne si era allacciato abusivamente alla linea elettrica dell’Enel per poter usufruire di un maggior carico, così da venire denunciato anche per il furto di energia.

Le piante, una volta giunte a maturazione, sarebbero state prelevate da qualche membro dell’organizzazione, con la quale l’arrestato manteneva probabilmente frequenti contatti avendo anche a disposizione ben sette cellulari. Sono in corso ulteriori indagini per risalire ai membri dell’organizzazione che in poco tempo si è estesa in diverse province e sembra operare con estrema discrezione e cautela.

IL VIDEO DEL BLITZ

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