Spettacoli
9 Marzo 2017
Roberta Pazi porta in scena i due monologhi in “Tranne che il buio”

Le donne di Buzzati in scena a Ferrara Off

di Redazione | 3 min

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(foto di Daniele Mantovani)

Iris e Velia sono due donne molto differenti tra loro. Madame Iris è una chiromante spaventata da un serial killer che si aggira seminando il panico tra le vie del suo quartiere, Velia, invece, è una donna che si fa mantenere dal suo ricco amante la cui però morte improvvisa la getta in un vortice di sciagura. “Sola in casa” e “Spogliarello” sono due monologhi di Dino Buzzati scritti a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, portati in scena da Roberta Pazi, in una rappresentazione intitolata “Tranne che il buio” con la regia di Giulio Costa.

La suggestiva cornice di Ferrara Off, dove è andato in scena lo spettacolo lo scorso sabato, si è adattata alla perfezione alle ombre e ai rumori (molto spesso solo immaginati) narrati dalle protagoniste in questi due monologhi che si sono susseguiti l’uno dopo l’altro con una fluidità inaspettata.

Nel primo caso ci si immerge in una serata piovosa che vede la protagonista, Madame Iris, rientrare la sera spaventata dai frequenti casi di donne strangolate nel suo quartiere la notte. Tra la monotonia della solitudine che combatte facendo dei solitari, e il terrore di rumori sospetti, qualcuno busserà alla porta e la chiromante si troverà a leggere delle carte molto differenti da quelle a cui si trova davanti normalmente.

Velia è la protagonista del secondo monologo, Spogliarello, una donna attraente che vive mantenuta facendo l’amante di un ricco uomo d’affari, il quale però muore all’improvviso tra le sue braccia mentre lei lo stava proprio convincendo a fare testamento in suo favore. La sfortuna si accanisce sulla protagonista, che, dopo aver tentato la sorte acquistando un bar, si ritrova sommersa dalle cambiali e solo l’arrivo di un tanto misterioso quando indefinito ricco cugino dal Brasile potrebbe risollevare le sue sorti.

Roberta Pazi è l’unica protagonista della scena, gli arredi sono solo un tavolo bianco, un paio di mazzi di carte e qualche gioiello. La sua interpretazione risalta in un connubio perfetto tra la forza delle storie e la semplicità degli allestimenti. I monologhi scorrono veloci e fluidi, l’attenzione non si riesce a distogliere nemmeno per un istante e le due protagoniste prendono vita in maniera perfetta grazie mille sfaccettature delle stesse che Roberta Pazi regala.

Le luci sono dense e avvolgenti ma d’improvviso possono mutare e apparire taglienti marcando distintamente l’area d’ombra in cui la protagonista si sta muovendo. Le musiche, quasi del tutto assenti, delimitano la fine del primo monologo introducendo al tempo stesso quello successivo, trasportando lo spettatore da una pièce ad un’altra in modo fluido e armonioso.

“Tranne che il buio” è una rappresentazione completa che trasporta lo spettatore completamente dentro le storie di Buzzati, in modo tanto naturale quanto profondo, lasciando chi lo guarda immerso nelle vicende delle due donne anche dopo l’uscita dalla sala. Lo spettacolo sarà ancora in scena sabato 11 marzo al teatro Barattoni di Ostellato.

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