Conseguenza di uno spontaneo stato di abbandono, frutto dell’abilità dell’amministrazione di riuscire con diabolica naturalezza a rendere fatiscenti i beni comunali, la piscina comunale di Via Bacchelli è lasciata in preda a vandalismi e razzie.
È normale, quindi, che la porta aperta della centrale elettrica della piscina consenta ai riciclatori di rame di asportare cavi ed equipaggiamenti elettrici, e che i varchi nella recinzione diventino opere permanenti, perché nessuno controlla e pone rimedi (va riconosciuto che il Comune ha solo circa 1.400 dipendenti, una forza così esigua al massimo riesce ad asserragliarsi nei suoi uffici climatizzati).
Comunque, il fondo della piscina ancora trattiene, gloriosamente, l’acqua rendendo possibile la metamorfosi che trasformerà la vasca in un ambiente palustre prima di interrarsi. Per ora c’è una raccolta di acque piovane, deposito maleodorante di liquami, vivaio biologico di zanzare e, si spera, di anfibi ad avviare una catena alimentare con ratti e rapaci, in un ciclo ecologico immerso nella vegetazione che, tempo qualche anno, invaderà gli spiazzi circostanti.
Come mai questa debacle? Ma no! Non è un disastro, è ordinaria estinzione comunale (vedi piscina di via Pastro): da un paio d’anni l’impianto è abbandonato, i gestori hanno dato forfait perché senza costanti manutenzioni ordinarie e straordinarie l’impianto, come tutti gli impianti di questo mondo, diventa obsoleto. Poi una piscina scoperta funziona solo d’estate.. mica siamo ad Abano, dove d’inverno nelle piscine scoperte l’acqua è riscaldata semplicemente con la geotermia gratuita (non essendo evoluti come noi che fruiamo di moderna geotermia scaldata a gas).
Sembra quindi che da una cinquantina d’anni le cose in Comune funzionino così: quando scappa il povero gestore da un vecchio impianto, se non c’è un disgraziato che lo sostituisca quel impianto diventa terra di nessuno e fonte d’ispirazione per nuovi interessanti capitoli di spesa.
Si tratta di perenne incompetenza nella cura del patrimonio? Ma niente affatto! Il Comune è in una botte di ferro, perché (dal suo sito): “ha attuato e mantiene un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) conforme alla norma UNI EN ISO 14001:04 ed è in corso l’aggiornamento e l’integrazione alla norma UNI EN ISO 14001:15, norma 9001:15 e UNI ISO 20121:13 nell’ottica di un sistema integrato”. Il “mantiene” è azzeccatissimo: gli onerosi contratti con le Aziende Certificanti vanno sempre rinnovati, se il Comune vuol continuare a stampigliare le sigle ISO sulle sue carte.
Ecco perché, quando “nell’ottica del sistema integrato” l’amministrazione spenderà un milione di euro per demolire e rifare l’impianto, delibererà su carta intestata col patacchino ISO. A riprova che solo l’Onnipotente può far di meglio. E l’ipotesi di prendere in seria considerazione robusti premi da elargire agli ineguagliabili assessori allo sport e ai lavori pubblici potrà finalmente realizzarsi.
Paolo Giardini
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