Lettere al Direttore
9 Dicembre 2016

Unità riformista, prima le legge elettorale

di Redazione | 5 min

L’area di Unità Riformista del Partito Democratico di Ferrara si è riunita mercoledì 7 dicembre 2016 per esaminare e valutare i risultati del voto referendario ed ha approvato le seguenti considerazioni:

I risultati nazionali e provinciali del voto referendario indicano con chiarezza che la grande maggioranza degli elettori ha giudicato sbagliata la Riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi. Occorrere prendere atto, inoltre, che hanno votato contro questa legge anche molti elettori del PD e del Centro sinistra.

La maggioranza del popolo italiano ha detto chiaramente NO ad una riforma che era stata varata, in combinazione con la legge elettorale Italicum, in nome della “governabilità” e del “cambiamento”, ma che, probabilmente, è stata letta come un tentativo di accentramento del potere politico ed istituzionale e di imposizione di un modello di democrazia leaderistica senza adeguati contrappesi istituzionali.

Il risultato del voto, non è dipeso però solo dal merito della riforma.

Il referendum è diventato un plebiscito su Renzi ed il suo Governo.

Questo effetto è la conseguenza di alcuni errori:

– La eccessiva personalizzazione del confronto, che l’ha fatto diventare l’occasione politica per esprimere un giudizio sull’azione del Governo e sul Premier.

– Il confronto referendario è stato trasformato in un paradigma della rottamazione e dello scontro generazionale, quando in realtà proprio i giovani hanno smentito clamorosamente questa chiave di lettura votando massicciamente per il NO.

– Sono stati evocati scenari apocalittici in caso di vittoria del NO rafforzando forse la convinzione in chi ha visto in questo voto proprio l’occasione per dare una spallata al “sistema” e all’Europa.

– Ha influito sul voto negativo anche l’arroganza e la sufficienza con cui sono state trattate organizzazioni (sindacali e culturali) che pure associano milioni di iscritti e che hanno costituito storicamente le radici e lo “zoccolo duro” del centro sinistra e della cultura riformista del nostro Paese.

Unità Riformista ritiene che sarebbe profondamente irresponsabile portare il Paese al voto senza una nuova legge elettorale che renda omogenee le modalità elettive di Camera e Senato.

E’ al Partito Democratico che spetta certamente l’onere e la responsabilità di avanzare alle altre forze politiche le proposte per una nuova legge elettorale, partendo dalle modifiche proposte dalla Commissione nominata dalla Direzione nazionale PD (e siglate anche da Gianni Cuperlo a nome della minoranza del Partito), e tenendo conto delle eventuali integrazioni e correzioni apportate dalla Consulta, attese per fine gennaio.

Solo dopo l’approvazione della nuova legge elettorale, e solo se il governo non dovesse trovare la maggioranza parlamentare per proseguire la sua azione fino a fine legislatura, si potranno sciogliere le camere ed andare al voto, ma questa decisione non spetta al PD ma alle prerogative costituzionali del Presidente Mattarella.

In questa delicata fase istituzionale, è auspicabile si formi un autorevole Governo istituzionale con il mandato di attuare i primi decreti attuativi previsti nella Legge di bilancio. Occuparsi dei finanziamenti e provvedimenti sul terremoto e calamità naturali (compresi i finanziamenti per il terremoto dell’Emilia). Sostenere i segnali di ripresa economica ed occupazionale in atto e mantenere in sicurezza il sistema bancario. Dovrà inoltre partecipare ai futuri impegni internazionali dell’Italia: il G7 di Taormina e la presidenza italiana del Consiglio sicurezza dell’ONU. Non piccoli impegni come si vede.

L’idea, che una parte del partito ha sostenuto nelle primissime ore dopo il referendum, di “andare a vedere” subito cosa c’è nel 40% degli elettori che hanno votato Si, giocando d’anticipo sulla richiesta di voto anticipato delle opposizioni, è un azzardo che va contro gli interessi del Paese.

Unità Riformista ritiene che nel Partito sia necessaria ed urgente una profonda e coraggiosa riflessione con tutta la serietà ed il senso di responsabilità che la situazione richiede. Evitando nel modo più assoluto le tentazioni di rivincita ed il lancio di ulteriori sfide ad un Paese ormai stanco di parlare solo di assetti istituzionali.

Dobbiamo ripartire dalla ricerca di unità nel Partito, ricostituire il senso di una comunità dialogante e aperta, dove il pluralismo delle idee non sia scambiato per sabotaggio del capo ma ricchezza culturale.

Per questo occorre un Segretario che sia capace di ricostruire il partito ed i circoli e di fare unità e sintesi tra le diverse sensibilità politiche che lo animano. Un segretario scelto non solo perché “è l’unico che può farci vincere le prossime elezioni”, ma per la sua capacità di riaffermare i valori e l’identità del nostro partito e di farci ritrovare le motivazioni e la voglia di rimanere in questa comunità di persone (anche quando si perde).

Unità riformista ritiene pertanto che non possa essere Renzi a portare il PD al congresso. Auspichiamo la nomina di un Segretario di garanzia fino ad un nuovo Congresso che dovrebbe comunque tenersi prima delle elezioni politiche.

Occorreranno nuove regole statutarie per le primarie, escludendo le primarie aperte per la scelta del Segretario del partito, anche per valorizzare maggiormente il ruolo e la funzione degli iscritti. Le primarie aperte dovrebbero essere riservate esclusivamente alla scelta del candidato Premier.

Per questo dobbiamo tornare a separare le cariche di premier da quelle del segretario.

Sulla base di queste valutazioni e riflessioni riteniamo si debba aprire una discussione ed una analisi approfondita sui risultati del voto anche nella realtà provinciale.

Auspicando un riequilibrio della linea politica della segreteria e auspicando una gestione più unitaria del partito, visto anche la crescente divaricazione del voto tra Ferrara ed i Comuni della costa.

Unità Riformista Ferrara

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