Attualità
22 Novembre 2016
Dopo la chiusura del locale arrivano messaggi minatori sui social: "Sappiamo chi sei"

Minacce alla 13enne che ha fatto chiudere il Lobo Loco

di Redazione | 2 min

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alcol“Sappiamo che scuola fai, chi sei, che cosa hai fatto, hai i giorni contati bambina del c…”. E’ la minaccia giunta alla 13enne che lo scorso 24 settembre è finita in ospedale per aver consumato 18 shottini di vodka.

Sua madre aveva denunciato il locale e dall’indagine è emerso che non si trattava di un caso isolato: il pub in questione – Lobo Loco – serviva alcolici a minorenni ed è stato quindi chiuso per 15 giorni con un provvedimento del questore Antonio Sbordone.

Il caso aveva fatto il giro d’Italia e ora anche dei social: è proprio su Ask, social molto usato dai giovanissimi, che la 13enne ha ricevuto le minacce. La ragazza non si è fatta intimorire e ha prontamente risposto: “O mi dici chi sei oppure non ci metto tanto a scoprirlo, Leone”. Ancora ignoto il mittente, forse un coetaneo arrabbiato per non poter passare le serate nel suo locale preferito che serviva alcol senza controllare il documento d’identità.

Non solo messaggi minatori: all’indomani della chiusura del pub sono piovuti giudizi sul comportamento della 13enne e di sua madre. Ma entrambe si difendono: la ragazza, secondo quanto riportato dal Corriere, si era fatta convincere a partecipare a una gara con una compagna di scuola a chi beveva più ‘chupiti’ ma ora è consapevole di “aver fatto una cavolata”. Giura che è la prima volta che li beveva e di aver sempre condotto una vita sana ma “queste cose succedono”.

Un errore di gioventù o un errore della madre che fa uscire sua figlia a 13 anni di sera? E’ la domanda che in queste settimane circola sul web ma la mamma non ci sta e rigetta le accuse di poca attenzione: quella sera era a cena in un ristorante vicino al Lobo Loco e appena sua figlia l’ha chiamata per dirle che stava male è arrivata subito e l’ha portata in ospedale dove le hanno diagnosticato una grave intossicazione alcolica guaribile in 15 giorni. Ora la madre sta decidendo come procedere insieme all’avvocato Maria Cristina Zampollo.

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