Politica
26 Ottobre 2016
L'avvocato Enrico Sirotti Gaudenzi, responsabile regionale del Dipartimento Giustizia di Forza Italia, interviene spiegando perchè molti rimborsi sono a rischio

Caso Carife: “Il decreto crea incertezze e penalizza i risparmiatori”

di Redazione | 6 min

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’avvocato Enrico Sirotti Gaudenzi , responsabile regionale del Dipartimento Giustizia di Forza Italia, interviene sul caso Carife spiegando perchè molti rimborsi ai risparmiatori sono a rischio e cosa si sarebbe potuto fare per evitare questa tragica situazione.

Gaudenzi si riferisce ai circa 1000 obbligazionisti per i quali è probabile che il Fidt, l’ente al quale gli obbligazionisti devono presentare la domanda di rimborso entro e non oltre il 2 gennaio 2017, possano non trovare alcun ristoro. Come già riportato anche da Estense.com, infatti, vi è la forte possibilità per chi ha trasferito tra il 2006 e il 2015 a un parente o a un familiare le obbligazioni subordinate con qualsivoglia trasferimento di proprietà, purchè si tratti di un trasferimento tra vivi e a titolo gratuito, di non ricevere alcun indennizzo in quanto sarà di fatto equiparato a coloro che hanno acquistato i titoli da intermediari al solo fine di realizzare una mera speculazione. Non verranno, invece, interessati dall’esclusione al rimborso coloro che hanno ricevuto per eredità le obbligazioni della Carife “creando, in questo modo – dice Gaudenzi – ancora maggior disparità di trattamento tra i vari risparmiatori.

“La l. n. 119 del 2016 (legge di conversione del decreto banche n. 59/2016) – spiega l’avvocato – sancisce che i risparmiatori, per essere rimborsati, debbano rispettare determinati parametri di reddito e di patrimonio. Possono, inoltre, accedere ai fondi del Fidt solo se l’investimento rispetti le seguenti caratteristiche: i titoli devono essere stati acquistati prima del 12 giugno 2014; il risparmiatore deve avere il possesso delle obbligazioni alla data di risoluzione della banca (ovvero al 22 novembre 2015) e i titoli devono essere stati acquistati direttamente dalla banca. Quest’ultimo requisito crea problemi per i risparmiatori che hanno donato i titoli a familiari in quanto la legge richiede espressamente un acquisto originario in contropartita diretta. L’art. 9 della l. n. 119 del 2016, infatti, recita che: “Gli investitori che hanno acquistato gli strumenti finanziari di cui all’art. 8, comma 1, lettera a) entro la data del 12 giugno 2014 e che li detenevano alla data  della  risoluzione  delle  Banche  in liquidazione possono chiedere al Fondo l’erogazione di un  indennizzo forfettario …” Per tale motivo la norma sopra riportata, per la sua strana formulazione, esclude i casi di donazione tra parenti, creando un vuoto e una falla nelle procedure di rimborso ed equiparando, come anzidetto, coloro che hanno ricevuto in donazione le obbligazioni a coloro che le hanno acquistate, a solo scopo di lucro, da intermediari qualificati. Accresce ancora di più la disparità di trattamento il fatto che i risparmiatori che hanno ricevuto i titoli gratuitamente da parenti, non potranno accedere neppure alla procedura arbitrale nel caso in cui questi abbiano già attivato la procedura sul rimborso forfettario in quanto l’inizio di una procedura esclude la possibilità di percorrere la seconda”.

“Riassumendo la vicenda Carife – prosegue Guadenzi – si può ricordare che tra le maggiori doglianze lamentate si evidenzia che nella proposta di commissariamento della Banca d’Italia, presentata al Ministro dell’Economia e delle Finanze fosse contenuto un grave errore, relativo al requisito dei minimi regolamentari, risultato carente per 60 milioni di euro. Presumibilmente tale errore sarebbe derivato da una semplice dimenticanza: infatti non sarebbe stato inserito il dato sulla fiscalità differita attiva, che avrebbe innalzato il patrimonio di vigilanza addirittura ad un’eccedenza pari a 27,5 milioni di euro. Viene poi rilevato come, durante il commissariamento, la situazione economica della Carife sia peggiorata, nonostante i commissari abbiano ridotto il perimetro di operatività dell’istituto, riducendo le banche controllate e le filiali. Si ritiene, pertanto, che il commissariamento non abbia sortito alcun effetto positivo: i commissari non hanno trovato alcuna strada utile per fare uscire l’istituto di credito dall’amministrazione straordinaria né, tantomeno, per arginare la crisi. La Banca d’Italia non avrebbe, poi, considerato neppure che il territorio dove l’istituto di credito operava era stato colpito, nella primavera del 2012, da un forte terremoto che, oltre a causare danni a tutta la clientela, ha provocato una pesante frenata del sistema produttivo della zona. Addirittura Bankitalia non avrebbe neppure preso in considerazione la proposta presentata dalla Fondazione Carife, relativamente alla disponibilità di un fondo di investimento che potesse intervenire sull’aumento di capitale, nonostante fosse da tempo a conoscenza sia della situazione della Carife che della impossibilità, per il parere negativo della Commissione europea, di utilizzare il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi a salvaguardia degli istituti di credito in crisi. Infine il d.l. n. 183/2015, anticipando il Bail in, ha assestato l’ultimo duro colpo all’istituto di credito”.

“Ora, relativamente alla vendita della Nuova Carife, si starebbe attivando lo “schema volontario” (soluzione ponte al fine di cedere l’istituto in crisi ad una banca o ad un fondo d’investimento e aggirare il divieto sugli aiuti di Stato per le crisi che colpiscono gli istituti di credito) presso il Fondo Interbancario, strumento utilizzato su Tercas e sulla Cassa di Risparmio di Cesena: tale soluzione era già stata approvata dai soci della Carife durante l’assemblea del 30 luglio 2015, ma non ebbe alcun seguito a causa dei dolorosi effetti del decreto salva-banche. Oltre a questo, relativamente al rimborso degli obbligazionisti, le associazioni dei consumatori si stanno adoperando affinchè venga emesso un regolamento attuativo per la procedura arbitrale (unica via che permetterebbe di ottenere un rimborso pari al 100%) con l’istituzione di collegi arbitrali e vengano prorogati i termini in scadenza a gennaio per la presentazione delle richieste di rimborso automatico (quelle che consentirebbero di ottenere l’80% del risparmio azzerato). Anche i sindacati, così come i risparmiatori si domandano, ancora oggi, come mai la Cassa di Risparmio di Ferrara abbia avuto un trattamento da parte del Governo così beffardo quando qualsiasi altra scelta politico-economica avrebbe consentito di affrontare una crisi con conseguenze meno dolorose di quanto purtroppo si è verificato. Nonostante questo, si evidenziano ancora falle nella normativa voluta da Renzi, colui che dopo gli innumerevoli e disastrosi provvedimenti in ambito bancario sosteneva che “se fosse stato un risparmiatore tradito sarebbe andato ad abbracciare Padoan””.

Per Gaudenzi sembra che Renzi “anche in ambito bancario, nonostante i numerosi provvedimenti adottati, non ne abbia azzeccato uno: il d.l. n. 183/2015 (decreto salva-banca) ha sortito i dolorosi effetti con la risoluzione della quattro banche coinvolte dal provvedimento; le riforme sulle banche di credito cooperativo, attuate con la l. n. 49/2016, hanno snaturato le realtà bancarie e creditizie che erano radicate nei vari territori a danno dei piccoli imprenditori che avevano stabilito un rapporto di fiducia con la loro banca locale; il fondo Atlante, si è dimostrato uno strumento inidoneo ed utilizzabile solo per qualche piccola “bancarella”; infine, il decreto banche n. 59/2016, convertito in l. n. 116/2016, pone limiti e disparità di trattamento tra i risparmiatori dell’istituto sopra citato con evidenti profili di incostituzionalità”.

L’avvocato Enrico Sirotti Gaudenzi è membro della Corte Arbitrale Europea, è formatore accreditato al Ministero di Giustizia, già mediatore creditizio, ha particolare interesse per le transazioni bancarie, la mediazione nel credito con gli istituti bancari esteri e la tutela nel credito applicando la normativa anti-usura. E’ chiamato come relatore nel corso di convegni in tutela del credito e di diritto finanziario anche dalla Camera dei Deputati. E’ autore di numerose opere giuridiche tra cui “il Bail In – Il recepimento della direttiva europea” del gennaio 2016 e “Le riforme in ambito bancario” dell’agosto del 2016 e con la prefazione dell’onorevole Massimo Palmizio, coordinatore regionale Forza Italia Emilia Romagna.

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