Lettere al Direttore
24 Ottobre 2016

Niente controlli sui buoni per i profughi

di Redazione | 2 min
Gentile redazione,
mi rivolgo ad una catena di grande distribuzione presente sul territorio.
Sono allibito della disparità di trattamento, del sistema dei “2 pesi e 2 misure” e delle evidenti contraddizioni che emergono nel loro modo di applicare le regole di vendita.
Fanno i pignoli e i puntigliosi all’inverosimile, quando chiedo alla cassa, di poter usare la tessera personale di un familiare (per acquistare con lo sconto, un prodotto ad esso destinato e che magari non riesce personalmente a ritirare per ragioni di forza maggiore): prontamente mi negano la richiesta puntualizzando che la tessera è strettamente personale, ecc. ecc..
Ok, rispetto la regola, mi adeguo e non insisto.
Ma poi scopro dalle cronache locali, che i buoni di consumo, destinati dai servizi sociali, a profughi e richiedenti asilo, passano allegramente e senza nessun controllo, di mano in mano, rivenduti, contrabbandati come merce di scambio, e utilizzati da persone diverse dai destinatari, presso i punti vendita dell’azienda.
Mi chiedo allora: come mai alle casse, non viene effettuato un controllo dei documenti che attestano lo status di rifugiato, profugo o richiedente asilo, prima che il cliente utilizzi i buoni?
Sarà mica, allora, che la tessera è strettamente e rigorosamente personale, mentre per questi famigerati buoni (di natura umanitaria ed emergenziale) è del tutto superfluo adottare scrupolosi controlli? Spero si ponga fine a questa incresciosa e inaudita situazione.
Mi rivolgo, poi, alle istituzioni preposte al controllo delle misure socio assistenziali destinate ai profughi.
una parte di essi, evidentemente, non è qui per fame e disperazione e, visto che ormai si tratta di un’invasione incontrollata, occorre da parte delle istituzioni, attuare seriamente un sistema per dare giusta accoglienza a gente con reali bisogni umanitari, ma espellere chi invece giunge in Italia per ben altre ragioni. L’alternativa è il collasso socio-economico del nostro paese.
La mia non vuol essere una presa di posizione politica o una pretesa di schierarmi politicamente: non c’è nulla di politico nella mia lettera, ma solo osservazioni di mancanza di buon senso, da parte di un comune cittadino.
Michele di Ferrara
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