Lettere al Direttore
27 Settembre 2016

Marattin e il solco tra i rappresentati politici e i cittadini

di Redazione | 6 min

Io credo che il momento più pericoloso per una società, uno Stato, una Nazione si raggiunge quando la sua classe politica e dirigente, i suoi rappresentanti politici cominciano ad essere totalmente estranei alla vita del Paese. Quando questi non riescono più a discernere i principi alla base del concetto stesso di società unita per un fine comune, di Stato con le sue caratteristiche imprescindibili di territorio, popolo e potere d’imperio e infine estranea anche al concetto di Nazione, cioè a che cosa unisce determinate persone in un determinato posto.

Pensieri che mi vengono quando ascolto il nostro Presidente del Consiglio ma anche quando leggo le esternazioni dei suoi consiglieri economici, magari su questo giornale.

C’è un momento, questo secondo me, dove è venuto meno il senso di condivisione degli obiettivi e da un parte ci sono loro, i politici dirigenti che decidono sulle priorità, intenti ad approvare leggi, a riformare Costituzioni, a lanciare proclami sulla giustezza dell’accoglienza, sulla loro idea di Europa dei popoli, sulle loro convinzioni in tema di svendite e aperture selvagge al mercato. E dall’altra il popolo vero, quello che ha bisogno di lavoro e dignità, di diritti reali, di assistenza medica degna di un Paese civile, di sostegno alle famiglie, di servizi efficienti, di verde e persino di tenere le strade pulite.

Viviamo un momento non solo difficile ma in cui si è costruito, sempre più profondo, un solco tra loro e noi. Tra chi decide e proclama e chi vive la realtà della carta igienica da portare a scuola e dei “contributi volontari”, dei disastri naturali mai completamente riparati, delle aziende che chiudono, delle “tutele crescenti”, delle famiglie che non fanno figli perché non vedono chiarezza nel loro futuro, dei risparmi di una vita rubati.

E questa gente, quella reale, assiste alle dinamiche di un Presidente del Consiglio che chiede all’Europa di essere più umana, di concederci di spendere un po’ di più, di aiutarci nell’accoglienza dei migranti. Lo chiede mentre continua ad andare fiero del fatto che il suo Paese sta rispettando le regole. Cioè fiero che le persone che compongono il suo Paese stanno vivendo di job acts e di austerity, sempre più di discount e di mesi troppo lunghi solo perché lui possa dire di aver rispettato le regole. Le stesse regole che nessun Presidente del Consiglio sano di mente rispetta: la Germania sfora il surplus commerciale (http://www.repubblica.it/economia/2016/02/09/news/germania_ancora_un_record_del_surplus_commerciale-133023257/), Francia e Spagna sforano il tetto del deficit (http://vitolops.blog.ilsole24ore.com/2016/03/08/italia-bacchettata-mentre-francia-e-spagna-sforano-il-deficitpil/). Tutti decidono a loro piacimento di chiudere le frontiere, quando gli conviene e quando è utile ai loro fini nazionali e, si badi bene, è lui stesso a dirlo.

Ma nel nostro Paese siamo cosi, siamo diversi. E in un Paese diverso abbiamo consiglieri economici diversi. Che auspicano, ad esempio, per una banca territoriale e ferrarese come la CARIFE, la vendite a “dialetti diversi dal ferrarese”. Ricette nuove dunque, la territorialità deve sparire per dare spazio al nuovo, quello che viene da fuori, senza considerare che le banche territoriali hanno permesso a tante piccole aziende italiane di primeggiare e di portare benessere nei loro territori, quelle che chiacchieravano e prendevano il caffè con l’imprenditore a cui concedevano i prestiti.

La CARIFE, e le altre piccole banche, sono state abbandonate al loro destino perché questo rientrava tra i piani della ristrutturazione del settore bancario europeo. Solo le grandi devono sopravvivere, quelle che non sono legate al territorio, quelle che vivono di derivati e titoli tossici. In Europa si è permesso alla Germania di spendere più di 400 miliardi di euro per salvare le sue banche, che le sue banche territoriali fossero tenute fuori dalle nuove regole europee e di avere un sistema di banche pubbliche e semipubbliche. Ma a noi non si è permesso di spendere 4 miliardi (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-01-05/salvare-banche-tedesche-e-costato-7percento-pil-080353.shtml?uuid=ACcIoK4B) questa è la realtà.

Spostare l’attenzione è politica con la “p” minuscola, contribuisce solo ad allargare quel solco tra chi gioca con le vite degli altri e chi quella vita la vive male grazie alle vostre leggi. Il punto non è se la CARIFE debba parlare ferrarese o cinese ma quello che non state facendo per tutelare gli interessi dei cittadini italiani (e ferraresi).

E poi, come si fa a difendere leggi che si chiamano Fornero o fatte da Dini in materia pensionistica, leggi che appartengono a persone che godono di privilegi impensabili per il 99% della popolazione. Come può un uomo politico o di governo difendere leggi che peggioreranno la vita di intere generazioni? E perché chi fa le leggi, proclama austerità e rigore, non ne subisce mai le conseguenze?

E come se non bastasse leggo che lo stesso consulente economico del governo difende anche una legge che ti permette di andare in pensione prima, ma facendo un mutuo da restituire in comode rate che ti farà ancora più povero in vecchiaia? Io lo chiamerei regalo alle banche, quindi un intervento nuovo da parte del Governo, qualcosa che non ci saremmo mai immaginati. Con le buste arancioni il Governo e i suoi consulenti ci avevano avvertito che saremmo andati in pensione molto più tardi e con meno soldi. Un modo “statale” di avviarci tutti verso la previdenza privata o anche verso la vendita della previdenza pubblica. Nel frattempo dovremmo chiedere anche un mutuo per indebitarci prima e meglio.

Per salvare la CARIFE ci voleva forse un miliardo e un po’ di coraggio, quello di anteporre le ragioni dei cittadini risparmiatori agli interessi di banche e finanza. Basti pensare che noi diamo all’Europa circa 15 milioni di euro al giorno (https://www.forexinfo.it/Fondi-europei-Italia-contribuente), che la BCE crea 80 miliardi di euro al mese per un’operazione chiamata Quantitative Easing (http://www.repubblica.it/economia/2016/03/10/news/bce_tassi_interesse_qe_draghi-135165475/) e che con questi soldi vengono comprati i BTP del nostro debito pubblico, quello con il quale ci costringono a immani sacrifici. Perché non dire che se questa operazione durasse 13 anni estinguerebbe la totalità del nostro debito sotto forma di BTP (perché l’Italia ne riceve circa 10 al mese che per un anno fanno 130 miliardi e quindi per 13 anni…)? E rifiutate un misero miliardo a Ferrara?

Molti uomini di questo Governo e suoi collaboratori si elevano a “nuova” classe politica. La nostra classe politica e dirigente non sa, probabilmente, che per rilanciare se stessa non basta dirselo. Ci sarebbe bisogno di fatti basati sulla discontinuità con il passato. Cioè fare e immaginare qualcosa di diverso da quanto fatto e immaginato negli ultimi 30 anni. Qualcuno davvero pensa che i cittadini italiani vedano una differenza tra questa classe politica e quelle che l’hanno preceduta?

Oggi, grazie a questi “nuovi”, non riusciamo a capire nemmeno se sia diminuita la disoccupazione, dato il bombardamento continuo di cifre, di conferme e smentite. Nemmeno l’ISTAT ci aiuta più.

Ma il piano dei “nuovi” politici oggi qual è? Andare avanti esattamente come ieri, eliminando qualche lacciuolo di democrazia che comunque finora non era stato utilizzato, ma si sa, è meglio non correre rischi. Continuare a lasciar depredare il Territorio, accusando magari gli imprenditori dell’area di non essere all’altezza, di non innovare abbastanza dimenticando che state distruggendo l’infrastruttura entro la quale dovrebbero lavorare. Come si pretende che una piccola azienda, quella tipica italiana, piccola e caparbia che ha fatto la nostra storia, possa farsi strada contro la concorrenza sleale delle multinazionali, senza il credito delle banche, senza l’aiuto dello Stato che vigila e tutela anche quando lascia fare? Il vostro libero mercato assomiglia sempre di più ad una giungla.

Io vedo quel solco diventare talmente largo che è diventato difficile comunicare, anche urlando.

Claudio Pisapia, Gruppo Cittadini Economia di Ferrara

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