Attualità
24 Settembre 2016
Moltissime le associazioni e i cittadini che hanno aderito al corteo. Tagliani: "Risposta civile della città ad un dramma internazionale"

Ferrara che accoglie, in 1500 contro il razzismo

di Redazione | 3 min

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È passato un anno dalla marcia delle donne e degli uomini scalzi, l’iniziativa a sostegno dei migranti che aveva riscosso l’appello di molte sigle – partitiche, sindacali, cooperativistiche, associazionistiche, di enti e istituzioni, ma erano stati anche i privati cittadini. In quell’occasione nacque il tavolo di riflessione ‘Ferrara che Accoglie’ a riunire sotto un’unica ala gli intenti che nei dodici mesi a seguire si sarebbero risolti in cene etniche, attività culturali e campagne di sensibilizzazione. Oggi, la nuova marcia – più propriamente un corteo scarpe ai piedi – porta il nome di ‘Insieme contro il razzismo’, le sigle partecipanti sono nel frattempo aumentate e i partecipanti più che raddoppiati.

“Siamo più del doppio di quanti eravamo un anno fa – evidenzia Roberto Finco (Pd), tra gli organizzatori di ‘Ferrara che accoglie’ – e questo è un bene, ma dobbiamo passare alla fase successiva, sostanziare le iniziative, passare dall’accoglienza al coinvolgimento”. Questo pomeriggio, al concentramento nei giardini del Grattacielo, sventolavano bandiere dei più diversi Paesi, si alzavano in alto cartelloni e striscioni e si sentiva risuonare un clima di festa che voleva essere la voce della Ferrara “che non vuole fare la caccia alle streghe”.

Ce lo spiegano Chiara e Marco, una giovane coppia residente in zona Gad che ha voluto prender parte al corteo per urlare a gran voce che “il colore della pelle è un dettaglio, la Gad è un quartiere residenziale che conosce sì dei fenomeni di illegalità – ci spiegano – ma sui giornali il problema è ingigantito, non è la situazione reale quella descritta”; alla loro voce si unisce quella di tanti, soprattutto famiglie e giovani, come lo scout Giacomo che marcia “con la consapevolezza che è importante esserci”. E ad esserci sono soprattutto, lo dicevamo, le associazioni, le istituzioni, le organizzazioni.

In prima fila marciano le magliette delle sigle sindacali, si alzano bandiere di Arci, Emergency, e Amnesty International; si riconoscono sulle spalle, a mo’ di mantello, i colori e i simboli di moltissime realtà associazionistiche cittadine – la lista completa degli aderenti è in aggiornamento sull’evento Facebook dell’iniziativa – ci sono rappresentanti di partito e ci sono le istituzioni.

Ci tiene a prendervi parte anche il sindaco Tiziano Tagliani: “Sono contento che si affronti il tema con testa e serenità – sottolinea – qui c’è tutto l’impegno a risolvere il problema nel rispetto delle persone e dei quartieri, questa è la risposta civile della città ad un dramma internazionale in cui l’Italia è rimasta sola”.

I partecipanti – circa 1500 secondo una stima reale – si sentono parte di una “Ferrara civile che per troppo tempo è stata silente”. Una Ferrara che ora vuole rompere i muri creati da strumentalizzazioni e urla, da “derive di estrema destra”, come ne dà lettura la signora Elisabetta, e da notizie fuorvianti che la dipingono sui social con toni esagerati “creando paura laddove non ci sarebbe”.

Diverse le letture e i cori improvvisati a spezzare di tanto in tanto il passo dei partecipanti, molti i tamburi picchiettati, tantissime le foto e i video fatti a ricordo della giornata. Chiediamo allora a più presenti le motivazioni e il significato reale della loro partecipazione, ma le risposte si assomigliano tutte: “l’importante è esserci”, spiega Elisa Veronesi (Cgil); “abbiamo lo stesso sangue, vogliamo vivere uniti” ci risponde Swalaho; “siamo qui da 20 anni, questa è anche la nostra terra” ribatte Waheed Akbar, presidente della Comunità pakistana.

Paolo Marcolini (Arci), tra gli organizzatori, ci conferma l’entusiasmo palpabile a fine manifestazione: “un grande risultato, la città è scesa in piazza con tutte le sue culture”. ‘Ferrara che accoglie’ incassa dunque il successo e si ripropone di continuare il suo “lavoro all’interno delle associazioni che ne fanno parte”.

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