Il decimo incontro che Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea dedicano alle ‘Parole della democrazia’ vede la riflessione vertere sulla “solidarietà” e affida la disamina, dopo l’introduzione di Davide Nanni, alla voce del sindacalista Gaetano Sateriale.
Quello dell’ex sindaco è un navigare nel maremagnum del tema ben saldo ad una Rosa dei Venti fatta di punti terminologici e concettuali: individuo, collettività, eguaglianza, diversità. E se l’origine etimologica del termine stupisce – “perché ‘solidarietà’ non ha riferimenti etici, come ci aspetteremmo – evidenzia Sateriale – ma è un termine del diritto latino e indica l’obbligo di pagare l’intera somma del debito” – la sua storia semantica sorprende: “la solidarietà che scalda i nostri cuori non ha più di 300 anni, a essere generosi”.
Il patto narrativo con i tanti uditori sancisce come natali del concetto moderno di solidarietà “la parabola del buon Samaritano, esempio – continua – della forma più pura del sentimento in quanto non soggetto ad alcun vincolo identitario”. Ma si tratta ancora di un esempio del singolo, laddove invece solidarietà si applica ad un contesto collettivo, ed è oggi declinata come “politica di prevenzione”. La riflessione in diacronia dell’ex sindaco si snoda dunque tra le diverse direzioni temporal-spaziali del termine, e non riconosce che al tardo settecento la paternità della sua semantica odierna. “Solo quando si diffonde la sociologia scientifica – evidenzia – e con essa l’analisi della società e delle sue divisioni, entra in gioco la solidarietà come la conosciamo, non più generosità del singolo ma elemento della coesione sociale”.
La solidarietà conoscerebbe così le sue prime concretizzazioni nelle associazioni di mutuo soccorso operaie e nel solidarismo cattolico. Ma se la grande stagione del sindacalismo, quantomeno nel bel Paese, si arena agli anni ’80 e ’90 – “quando la solidarietà è partecipata e dunque parziale ma ancora capace di portare vantaggi generali, e scema poi nel privilegio corporativo” – il cristianesimo sociale, nipote di quella corrente di inizio secolo, è “tutt’oggi in Italia l’unica voce, con i sindacati, che si oppone al liberismo dilagante”. La solidarietà dei nostri tempi, così come si intuisce dalle pennellate di Sateriale, è “ipocrita e negativa, affossata dalla miopia liberista che crea solo abnormi disuguaglianze, e proprio ora che servirebbe una solidarietà umana universale, questa vacilla”. La “mano libera dei mercanti”, che a partire dagli anni ’90 crea “ingiustizie e contraddizioni”, avrebbe la gravissima colpa di aver arrestato “quel proliferare di forme di solidarietà, che sono enti, associazioni e istituzioni – continua l’ex sindaco – nate dopo la seconda Guerra Mondiale”. Quegli stessi corpi sociali che “sono fondamentali per garantire solidarietà, perché oggi lo Stato da solo non è in grado di assicurarla”. La garantisce la Costituzione, sì, “ma solo in linea teorica: sono due, infatti, le grandi incoerenze interne, l’ineguaglianza mai davvero superata tra uomo e donna e le differenze del mondo del lavoro, che non significa affatto salario di cittadinanza, piuttosto lavoro di cittadinanza”. Le sfide a cui è chiamato un mondo che si dice solidale sono dunque quelle dell’immigrazione e delle disuguaglianze della società, sfide che sono “secolari, perché ho paura si stia andando verso la stessa fine che incontrò l’Impero Romano”, come chiosa Sateriale ben conscio di usare un “paragone davvero forte”.
L’ultima freccia del suo arco Sateriale la scocca verso la solidarietà europea: “L’Unione vola alto sui simboli ma non nelle realtà delle cose, non sa rispondere alla crisi dei migranti come dovrebbe, con lavoro in Europa e finanziamenti nei Paesi di provenienza, e considera il welfare come spesa, non come investimento: l’Ue a 28 membri ha il Pil più alto al mondo, ma è un gigante governato da un nano politico, e questo non è ammissibile”. Ad essere necessaria, in questa situazione di crisi, è una “solidarietà con il diverso”, come conclude Sateriale, proprio quella canonizzata dal buon Samaritano.
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