Attualità
12 Settembre 2016
Nuovo contest, questa volta online, per il giovane cantautore ferrarese

Thomas Cheval diventa un buskers 2.0

di Redazione | 6 min

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thomas chevaldi Silvia Malacarne

“Feeling The Street” non è solamente uno dei tanti contest musicali, ma un’idea originale che riunisce artisti di strada di tutto il mondo, dando loro l’opportunità di confrontarsi in quella che è la più grande passione che li accomuna: la musica.  “Feeling The Street”, quest’anno alla seconda edizione, nasce da Toyota Motors Corporation, sponsor ufficiale dell’evento.

Al cuore dell’idea vi è la volontà di scovare veri talenti fra i buskers di tutto il mondo; uno di questi è Thomas Cheval, (finalista di The Voice of Italy 2015), ragazzo ferrarese di appena 19 anni con una maturità nella vita e nella musica modello per molti. L’abbiamo incontrato per capire come vive quest’esperienza in prima persona, per coglierne tutto l’entusiasmo e la passione che mette sempre nella musica.

Hai deciso di metterti in gioco ancora una volta, partecipando a un contest che si svolge interamente online. Puoi spiegare bene le “regole del gioco”?

Tutto parte dai talent scout che girano il mondo in cerca di buskers che sappiano colpirli, che si distinguano. Io venni fermato da una ragazza di nome Melissa Bamford, mentre suonavo ai Buskers di Ferrara quando avevo 17 anni. Ero minorenne e non potevo partecipare. Siamo rimasti in contatto  e quest’anno è tornata in Italia apposta per parlare con me e spiegarmi il meccanismo della competizione. Nella prima fase ciascun musicista carica sul sito un video con la propria performance; i partecipanti sono divisi per categorie, come chitarra, percussioni, voce…quando ottieni più voti di tutti nella tua categoria entri nella Top 40. A quel punto si formano le band, composte da 6 artisti: ci si ascolta, ci si piace, ci si sceglie. Le band possono nascere sia dagli stessi artisti che si scelgono a vicenda e decidono di unirsi, oppure chi vota può selezionare i sei partecipanti che preferisce formando così una band. Nella mia ci sono artisti di tutto il mondo e questo è per me l’aspetto più bello perché possono nascere collaborazioni che riuniscono culture, generazioni, esperienze e generi diversi.

La band di cui fa parte Thomas Cheval

La band di cui fa parte Thomas Cheval

Tu non hai potuto partecipare alla prima edizione a cause dell’età. Ci sono quindi dei prerequisiti per poter gareggiare?

 È sostanzialmente un contest aperto a tutti, ma occorre essere maggiorenni, quello sì. Bisogna inoltre presentarsi con un brano inedito e non con una cover. O hai la fortuna di venir scoperto e contattato da un talent scout che crede in te o cerchi di farcela da solo. Chiaramente con i talent hai la possibilità di partecipare al contest dal primissimo momento, mentre chi ne viene a conoscenza con giorni di ritardo, rischia di essere più svantaggiato perché ha meno tempo per accumulare voti.

Ora che si sono formate le band chi decreterà il vincitore?

Non è il singolo individuo a vincere, ma un’intera band. Chi ad esempio vota per la squadra di cui faccio parte, “The street souls”, deve selezionare la cantante Chelei Solo, il bassista Héctor Matias, il violinista Robson Peres e i batteristi Albert Peres e Maneswita Jaiswal. La cosa più importante per la votazione finale è cliccare sul tasto “Submit your band” altrimenti la votazione non è valida; a breve si sapranno i nomi di chi ha ricevuto più votazioni.

L’anno scorso i vincitori sono andati in Nuova Zelanda, quest’anno invece cosa c’è in palio?

Un tour in Australia! Si suona per strada per dieci giorni, con la possibilità finale di incidere un disco. Oltre ai sei artisti, verranno selezionate sei persone tra tutte quelle che hanno votato e avranno la possibilità di viaggiare con la band. È un’occasione per conoscere gente da tutto il mondo! Sarebbe davvero interessante confrontarsi con artisti che non suonano nella tua città e hanno un background diverso dal tuo.

Dalla tua voce si percepisce tanto entusiasmo. Cosa ti ha spinto a partecipare a Feeling The Street?

È da quando mi hanno “notato” a 17 anni che ho il desiderio di partecipare. Avevano conservato il materiale registrato in quella prima occasione e, dopo che mi hanno spiegato le regole, ciò che mi ha spinto a partecipare è stata la possibilità di fare un’esperienza musicale all’estero. Credo sarebbe una splendida occasione di crescita personale. Anche la curiosità è stata un fattore determinante, quel desiderio di cimentarsi in cose nuove con nuove persone. Uno dei concetti più  belli della musica è che non ha età: puoi farla con chi vuoi, quando vuoi, la musica viene da sé.

Non penso sia facile per chi vota valutare un artista da una sola performance, scegliere il brano giusto in queste circostanze è fondamentale. Tu come hai deciso quale inedito presentare?

Il mio inedito si chiama “And so it ends” (mi mostra il braccio su cui ha deciso di rendere indelebili queste quattro parole, ndr). È un brano che avevo scritto durante la partecipazione a The Voice, quando ho perso mio nonno. Ero lontano da casa e questo è stato il mio modo per sfogarmi; è a lui che ho dedicato questa canzone, ci tengo molto, è per me una sorta di portafortuna.

Per quel che riguarda la location in cui il brano è stato registrato invece, è stata una tua scelta?

No, inizialmente era stata designata zona Darsena, ma presto ci siamo resi conto che Piazza della Repubblica è una zona più paesaggistica, più tipica di Ferrara. Melissa Banford, la talent scout da cui sono stato contattato, c’è sempre stata. Devo ringraziarla tanto per aver creduto in me. Siamo spesso in contatto, siamo diventati buoni amici.

Per aver creato una band insieme agli altri artisti avrai sicuramente ascoltato altre performances. Cosa pensi dei partecipanti in gara? Come credi sia il livello generale di questa seconda edizione?

Penso ci siano dei veri talenti. Purtroppo è difficile capire e inquadrare un personaggio da un solo inedito, ma gli artisti che fanno parte della mia band sono davvero dei bravi musicisti.

Avevi già partecipato ad altri contest musicali? Cosa pensi abbia in più, o in meno, Feeling The Street?

Si ho partecipato due volte al Tour Music Fest di Mogol, ma questo contest è diversissimo. Prima di tutto si svolge interamente online; in palio non vi è né denaro né ospitate in televisione. Inoltre il meccanismo delle band è particolare: non devi formarne una classica, nella nostra ad esempio vi sono due batteristi. Penso nella musica non debbano esserci regole, lasciamola libera, almeno lei. Il bello è proprio vincere con un gruppo: da solo uno avrebbe probabilmente più paura, ansia, invece Feeling The Street da ai vincitori l’occasione di realizzare un tour in Australia con persone che hanno già iniziato a conoscersi e con cui si condividerà un’esperienza sicuramente unica.

Fra poco saprete il verdetto finale. Come ti senti in questo momento?

Sono impaziente, elettrizzato, curioso di sapere se riuscirò a vincere il primo posto. Sono determinato e mi sento positivo perché voglio davvero riuscire a prendere quell’aereo, partire per l’Australia e vivere un’esperienza da conservare per tutta la vita.

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