Con una politica allo sfascio, il debito pubblico in crescita costante, una giustizia incomprensibile al comune buon senso, governi eletti a tavolino e la gente che non va più nemmeno a votare, vogliamo accettare il fatto che il Bel Paese è da rottamare? Forse la speranza è l’ultima a morire, ma lo spirito degli italiani, il loro senso di patria e appartenenza, per quanto storicamente debole, è di fatto oramai del tutto morto e sepolto.
L’Italia dell’ingegno che si trasforma in industria, della bellezza e della moda, di quel gusto e fantasia che ci hanno reso inimitabili nel mondo, si è definitivamente piegata a una Europa di crucchi e bottegai, dove dovevamo entrare da pari, non da paria. Tanto crucchi che le frontiere le chiudono… loro; tanto bottegai da imporre l’embargo a una Russia che commercialmente da fastidio, ma il cui paese e popolo è di tradizioni occidentali e cristiane. Mentre noi ci riempiamo di immigrati, in gran parte disoccupati e potenziali delinquenti, che trovano nella nostra debolezza, mancanza di leggi adeguate e contorto senso di solidarietà e buonismo politico, nuove terre di conquista dove tutto è dovuto e tutto si può pretendere, anche quello che non possono più chiedere gli italiani stessi. Mentre quegli extracomunitari che davvero sarebbero da aiutare, come anziani, donne e bambini che ogni giorno muoiono di stenti e malattie, restano sempre più isolati a casa loro.
Qual’è dunque il buon senso in tutto ciò? Quale il buon senso di quel giudice che ha liberato lo straniero pregiudicato che ha rapito una bambina? Ha applicato o interpretato la legge? E come si può applicare una legge andando contro il più elementare e comune senso di giustizia? Quella stessa giustizia che assiste alla progressiva chiusura dei piccoli imprenditori, nel paese per eccellenza della piccola impresa, mentre venditori abusivi di merci contraffatte impunemente scorrazzano lungo tutta la penisola.
Quella giustizia di Equitalia, tanto equanime nel perseguire gli italiani quanto inefficace con chi già opera senza rispettare le leggi. Capire come abbiamo potuto ridurci così credo oramai sia un esercizio per gli storici, capire come invertire subito la rotta dovrebbe essere l’unica opzione immaginabile, ma capitan Renzi, nel suo stesso partito chiamato il ‘rottamatore’ dalla prua del suo nuovo e fiammante aereo di Stato procede imperterrito, proprio come il Titanic.
Mauro Malaguti, FdI