Vigarano
12 Agosto 2016
Dopo l’espulsione ha raggiunto la famiglia in Albania e prepara il ricorso a Strasburgo

Sajmir Hidri tra sospetti di fanatismo e perplessità

di Marco Zavagli | 5 min

Leggi anche

Ubriaco per strada, scatta la multa

Nel corso dei servizi è stata multata una persona colta in stato di manifesta ubriachezza e denunciata un’altra per violazione del foglio di via obbligatorio dal Comune di Ferrara

Sentenza Fiera. La Procura ricorre in Appello

Dopo la sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Negri del tribunale Ferrara ha pronunciato l'assoluzione per i cinque accusati per le presunte tangenti tra i padiglioni della Fiera, nei giorni scorsi, la Procura ha deciso di ricorrere alla Corte d'Appello di Bologna per quanto riguarda la posizione dell'ex presidente Filippo Parisini, inizialmente prosciolto dal giudice dopo la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo ai giudici bolognesi di disporne il rinvio a giudizio

Sajmir Hidri

Sajmir Hidri

Sajmir Hidri non era presidente del centro di cultura islamica di Ferrara. E non risulta avesse nemmeno tentato una scalata ai suoi vertici come riporta il decreto di espulsione firmato dal ministro Alfano.

Il provvedimento del Viminale che espelle dallo Stato il cittadino albanese di 34 anni, da 12 anni in Italia, titolare di una impresa edile, che viveva a Vigarano Mainarda con la sua famiglia – e fermato all’aeroporto di Verona mentre stava per prendere il volo per Tirana -, lascia dietro di sé alcune perplessità.

Le stesse che corrono sulla bocca degli abitanti del paese dell’Alto Ferrarese. La litania del vicinato parla di “un gran lavoratore, sempre gentile, non ha mai dato problemi”. Hidri non frequentava la classica vita del paese e al Bar delle Streghe “lo si vede ogni tanto per fare le ricariche telefoniche”. “Lo vedevamo passare ogni mattina presto in macchina o con il furgoncino per andare al lavoro”, aggiunge chi abita nella sua stessa via. E nella casa di residenza, dove il “sospetto fondamentalista” vive con la moglie e i tre figli, la buchetta della posta trabocca di lettere. Al citofono non risponde nessuno. Sono tutti in Albania.

La famiglia di Hidri era tornata infatti in patria per le vacanze. E lui li aveva raggiunti. Al suo ritorno, l’8 agosto, l’amara sorpresa. Viene convocato a sera tarda in questura e gli viene notificato il decreto di espulsione, con contestuale ritiro del permesso di soggiorno di lunga durata.

Per il ministero dell’Interno infatti Hidri è “persona pericolosa per la sicurezza dello Stato”. E ora non potrà rientrare prima di 15 anni, salvo specifico nulla osta del Viminale. Perché dal settembre 2014 (secondo quanto gli viene contestato) avrebbe “mutato drasticamente il proprio stile di vita”, assumendo atteggiamenti tipici da radicalismo religioso (vale a dire, secondo Alfano, “iniziando a rispettare rigorosamente i precetti coranici”).

Ma che Hidri fosse un devoto musulmano non era un mistero per nessuno. “Da almeno 5 anni – racconta un suo connazionale – osservava molto attentamente le regole dell’Islam, ma non ha mai dato l’impressione di essere una persona che incitasse all’odio o inneggiasse all’Isis, mai”.

E invece, sempre secondo gli Interni, era “inserito in un circuito relazionale con soggetti noti per aver assunto posizioni religiose radicali in favore del jihad, alcuni dei quali già espulsi dall’Italia per motivi di sicurezza dello Stato”. Non solo, Hidri avrebbe “avviato una scalata ai vertici del Centro di cultura islamica di Ferrara, assumendone la presidenza con la finalità di favorire la diffusione di una pratica religiosa più rigorosa, a volte connotata da tratti di ‘fanatismo’”. Un percorso di radicalizzazione che lo avrebbe portato alla “continua e frenetica consultazione on line, ai fini della successiva condivisione, di contenuti riferibili all’Isis e a manifestare insofferenza nei confronti di tutto ciò che contraddistingue il mondo e la cultura occidentale”.

Ma il 34enne non era affatto il presidente del Centro di via Traversagno a Ferrara. Il ‘vero’ presidente, Murshed Osama, di nazionalità marocchina e non albanese, fa sapere che Hidri “era un frequentatore del centro e si è occupato di ultimazione di piccoli lavori interni in quanto  titolare di un’azienda edile, e non è il rappresentante legale del centro. Per noi è stata una sorpresa, ma sappiamo poco di lui, è da poco che frequenta”. Altri rappresentanti del mondo islamico locale vanno oltre, assicurando che “non solo non era presidente, ma non hai mai tenuto alcuna lezione o discorso pubblico davanti a nessuno”. Altre informazioni, dalla comunità di appartenenza, è difficile ricavarne. Il presidente della Consulta dei Giovani Musulmani di Ferrara Hassan Samid non rilascia dichiarazioni.

Eppure le perplessità aumentano ancora quando la nota del Viminale descrive la situazione sociale del diretto interessato, sostenendo che “nonostante sia in Italia dal 2002” e titolare di un permesso di soggiorno di lunga durata “non risulta inserito nel contesto sociale di riferimento”. Non è un mistero invece che la moglie lavori tranquillamente come impiegata, non porti il velo e non sia segregata in casa. Lo stesso vale per i tre giovani figli, due femmine e un maschio, che frequentano le scuole di Vigarano.

Lo stesso sindaco Barbara Paron conferma come “non abbia mai avuto atteggiamenti sospetti, o detto frasi sopra le righe”.

Eppure, tornando alla lettera di Alfano, la sua presenza in Italia insomma costituirebbe “una minaccia per la sicurezza dello Stato e potrebbe agevolare in vario modo organizzazioni o attività terroristiche, anche internazionali”.

“Sono molto sorpreso – commenta Parid Cara, parlamentare albanese che risiede nella vicina Bondeno e che conosce personalmente Sajmir e la sua famiglia –. Tutti lo conoscono da anni come persona seria e grande lavoratore. Mi addolora il fatto che un mio compaesano venga descritto in questo modo; io credo che fino a quando uno non viene condannato non lo si può giudicare colpevole. A maggior ragione per tali motivazioni: Sajmir non ha mai avuto nessun ruolo nella comunità islamica, era solo un frequentatore del Centro di Ferrara. Tra l’altro mi disse che circa 4 mesi fa a casa sua fecero una perquisizione controllando il materiale nel suo pc, senza trovare nulla di sospetto”.

Ora il 34enne avrà 30 giorni di tempo per fare ricorso e portare davanti al Tar del Lazio la sua difesa. Nel frattempo il fratello, che lavora con lui, lo ha raggiunto in Albania per capire come muoversi dal punto di vista legale. “Non si esclude un ricorso alla Corte di Strasburgo – aggiunge l’on. Cara -, perché la sua famiglia e l’avvocato che l’assiste sono convinti che lui non c’entri nulla con questa storia”.

L’avvocato che seguirà il ricorso amministrativo, Alberto Bova, aspetta di avere in mano gli atti d’accusa. Nel frattempo si chiede per quale motivo il suo assistito non sia stato lasciato libero di imbarcarsi sull’aereo diretto in Albania: “bastava lasciarlo partire e poi, se ritenuto necessario, revocargli il permesso di soggiorno ed evitare di farlo tornare”. Bova smentisce inoltre che, come sostenuto da esponenti della Lega Nord, Hidri fosse presente a Mizzana all’incontro interreligioso di solidarietà verso le vittime del terrorismo: “ho visionato le foto dei presenti e il mio cliente non compare”. Il legale conferma inoltre la perquisizione subita dal 34enne alcuni mesi fa: “su mandato della procura di Bologna gli venne sequestrato il computer, sul quale è stata eseguita una perizia, e non mi risulta che siano emersi elementi a suo carico”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com