Attualità
13 Giugno 2016
La storia di quattro appassionati che coltivarono un sogno: "Ma oggi sarebbe difficile ripetere un'avventura simile"

Portarono i manga in Italia 25 anni fa: i Kappa Boys partono da Ferrara

di Redazione | 6 min

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Massimiliano De Giovanni e Andrea Baricordi insieme a Monkey Punch, autore di Lupin III

Massimiliano De Giovanni e Andrea Baricordi insieme a Monkey Punch, autore di Lupin III

Sono nati 25 anni fa stampando con mezzi artigianali una ‘fanzine’ dedicata al misterioso mondo dei fumetti giapponesi, dando il via a un fenomeno che oggi anche in Italia vede milioni di appassionati: i manga. Parliamo dei ‘Kappa Boys’, il quartetto che dagli anni ’80 a oggi ha scoperto e distribuito nel nostro paese le più importanti saghe giapponesi: da Lupin III a Dragonball, passando per i Cavalieri dello Zodiaco, Lady Oscar o Ken il Guerriero.

Titoli che da soli basteranno a scatenare attacchi di nostalgia acuta in tutte le generazioni cresciute tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90, che ancora oggi ricordano a memoria ogni sigla dei loro cartoni animati preferiti. Quegli stessi cartoni che stimolavano i sogni del ferrarese Massimiliano De Giovanni, che negli anni del liceo insieme a tre amici (Andrea Baricordi, di Portomaggiore, Andrea Pietroni e Barbara Rossi) avrebbe fondato i Kappa Boys. Da quel momento, l’invasione dei manga in Italia è stata inarrestabile, così come l’avventura editoriale dei Kappa Boys che, dopo aver dato il via e diretto per anni i manga pubblicati da Star Comics, negli ultimi anni hanno creato la propria casa editrice, Kappalab, specializzata soprattutto in albi indipendenti e graphic novels.

Oggi De Giovanni ha 45 anni, ma ricorda ancora con entusiasmo il periodo ‘pionieristico’ della scoperta dei manga: “Come tutti i ragazzi della mia generazione ha vissuto il boom dei cartoni animati negli anni ’70: Goldrake, Candy Candy, Ufo Robot e così via. Poi, negli anni del liceo, abbiamo scoperto che spesso i cartoni di successo erano basati su fumetti, quindi prima grazie ad alcuni ‘amici di penna’ giapponesi, poi attraverso fiere e mostre siamo riusciti a entrare in contatto con gli editori del sol levante”. Nasce così ‘Manga-Zine, la rivista stampata con strumenti artigianali dai Kappa Boys: inizialmente non un vero e proprio albo a fumetti ma più un periodico divulgativo sul mondo dei manga. Ma a capire le potenzialità del progetto è Luigi Bernardi, grande talent scout del fumetto italiano recentemente scomparso: “Fu lui – racconta De Giovanni ricordando l’amico – a credere nella nostra folle idea di importare i manga originali in Italia”.

I Kappa Boys insieme al direttore della casa editrice Kodansha

I Kappa Boys insieme al direttore della casa editrice Kodansha

Da quel momento, la scalata dei Kappa Boys diventa inarrestabile: prima attraverso il ‘filtro’ delle pubblicazioni americane, dove sono già presenti le traduzioni dei testi in inglese, poi in completa autonomia attraverso i contatti giapponesi, il quartetto lancia in edicola i primi albi con personaggi del calibro di Ken il Guerriero, Ranma ½ e Lamu. A metà degli anni ’90, grazie ai Kappa Boys, il fumetto giapponese ha conquistato anche in Italia la notorietà di quello ‘supereroistico’ americano e il quartetto viene ingaggiato dalla ambiziosa Star Comics. La prima pubblicazione con il nuovo editore (la prima con albo in stile giapponese: con tavole e pagine ordinate da destra a sinistra) si rivela il ‘crack’ destinato a sdoganare definitivamente il mondo dei manga: è Dragon Ball, forse il fumetto giapponese più famoso in assoluto, che ha imposto il canone su cui ancora oggi si muovono opere come One Piece e Naruto.

Nel frattempo i Kappa Boys stringono contatti sempre più importanti con autori ed editori giapponesi, togliendosi anche la soddisfazione di scrivere una storia originale di Lupin III ambientata in Italia: “Per me è stato come coronare un sogno – afferma De Giovanni -, perché Lupin è uno dei personaggi che ho amato di più. È successo quando invitammo l’autore del manga, Monkey Punch, al Lucca Comics. Vista la sua grande disponibilità ci siamo azzardati a chiedere un piccolo corto originale da pubblicare in una delle nostre riviste. Molto educatamente ci rispose che aveva poco tempo e che non metteva più mano al personaggio dalla fine degli anni ’70. Credevamo fosse una scusa per declinare l’invito, e invece ci prese in contropiede dicendo che se noi avessimo scritto la trama, lui avrebbe disegnato il fumetto”. Da quella prima collaborazione si sviluppa un rapporto costante e i Kappa Boys scrivono le sceneggiature di altre due storie ufficiali del ladro gentiluomo.

13100986_10210236596410415_1435278761_nOggi il mondo dell’editoria attraversa una fase di profondo cambiamento e anche il mondo dei fumetti non è immune dalla contrazione delle pubblicazioni su carta stampata, non ancora adeguatamente compensata dai supporti elettronici. Che del resto non sembrano in grado di penetrare efficacemente in un settore come il fumetto, che difficilmente può essere separato dal fascino e dalle piccole ritualità legate a un albo cartaceo. A questo si aggiunge anche un periodo di crisi di creatività in Giappone, dove le pubblicazioni si sono moltiplicate a dismisura ma non si scorgono all’orizzonte quelle pietre miliari che anche nel decennio scorso – con opere come Death Note o Cowboy Bebop – si sono imposte per qualità narrativa. E gli stessi giapponesi ne sembrano ben coscienti: “Qualche anno fa ero in Giappone per un grande evento organizzato da uno degli editori più importanti – racconta De Giovanni -, e si premiavano i nuovi talenti. Era un evento importantissimo e nelle edizioni precedenti il premio era stato vinto da autori del calibro di Akira Toriyama (Dragon Ball, ndr) o Tsukasa Hōjō (City Hunter e Occhi di Gatto). Al momento della premiazione ci fu un grande imbarazzo che rappresenta quello che sta vivendo il fumetto giapponese: non ci fu un primo premio. Toriyama disse che le nuove generazioni erano molto virtuose nel segno, ma non avevano la forza e il carattere di raccontare storie originali e appassionanti. Questo è sicuramente un limite dei manga attuali e non a caso in questi anni c’è stato un ritorno di fiamma verso altre scuole, come quella americana”.

La scelta dei Kappa Boys si dimostra coerente con questo ragionamento: il quartetto è uscito dal circuito delle pubblicazioni periodiche e con Kappalab si dedica a graphic novel (romanzi a fumetti, in genere albi lunghi e autoconclusivi), saggi sul giappone e la sua cultura e ha un rapporto particolare con il maestro Hayao Miyazaki, con albi dedicati a opere come La Città Incantata, Il Castello Errante di Howl o la Principessa Mononoke. “Abbiamo fatto una scelta più di qualità e ragionata sul contenuto, con pubblicazioni non più in edicola ma in libreria. Credo che in futuro ci sarà sempre più questa diversificazione: in edicola resteranno gli albi che godono di una trasposizione animata di successo, mentre in libreria si può fare un lavoro più di qualità su albi che un tempo non avrebbero avuto prospettive di vendita. Anche in Italia da qualche anno si è tornati a investire sulle graphic novel”.

E forse proprio per via di tutti questi stravolgimenti nel mondo dell’editoria, De Giovanni guarda con un po’ di nostalgia a quel periodo in cui la ‘pazza idea’ dei manga in Italia diventò realtà: “Dobbiamo ringraziare tutti i nostri fan per l’affetto che ci hanno dimostrato. Insieme siamo cresciuti da quella che era quasi la Carboneria degli appassionati del fumetto giapponese e siamo stati i ‘garanti’ dei nostri lettori di fronte agli editori, facendo capire che non si vive solo di commercio ma anche di passione. Oggi sarebbe difficile immaginare un’altra avventura come la nostra”.

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