Lettere al Direttore
25 Maggio 2016

Dalla Grande Guerra alla zona Gad

di Redazione | 4 min

Il 24 maggio è data ai più sconosciuta, appena accennata nei libri di storia e certamente meno esaltata del 25 aprile, data celebrata con fasti e con tanta retorica, che rischia di oscurare e ostacolare la faticosa ricostruzione di una storia che possa costituire veramente una memoria condivisa da tutti e per tutti gli Italiani.
L’unica guerra che abbiamo vinto e con onore, viene dimenticata, ricordata quasi con fastidio, non entra nelle celebrazioni ufficiali e, ormai, neanche in quelle di associazioni. Vale la pena ricordare questa data? Io credo che abbia una dignità almeno pari, se non superiore, a quella della Liberazione fatta … dagli alleati. A oltre 100 anni da questa data, è giusto guardare quegli accadimenti, spogliandoli dalla retorica, e facendo parlare i dati oggettivi, i numeri.
651.000 militari caduti, 1.000.000 di feriti di cui 700.000 invalidi, questo il bilancio da parte italiana della grande guerra. Italiani che hanno sacrificato tutto per poter dare un futuro ai propri figli, ai propri nipoti, ai propri discendenti. Hanno combattuto per liberare le nostre terre dalla dominazione straniera, e poter dar compimento all’Unità d’Italia. Nella notte tra il 23 ed il 24 maggio l’Italia entrava in guerra attraversando il Fiume Piave, allora confine con l’Impero austro-ungarico: bisognava liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. La guerra si “trascinò” tra altri e bassi, con le cime delle montagne trentine più volte conquistate e perdute, in una guerra di trincea, identica a quella che si combatteva sugli altri fronti, soprattutto in Francia, e destinata a produrre forse più morti per malattie che per i soldati nemici.
Finchè finalmente, l’Impero Austro-Ungarico firmò la resa il 4 novembre, e fu sancita la fine della prima guerra mondiale. E non ci furono le vendette, non ci furono gli stupri, non ci furono le fucilazioni, non ci fu nessun “Piazzale Loreto”, non ci fu il “triangolo rosso”. Ecco perché ricordare ancora oggi il 24 maggio non è puro esercizio di memoria, ma è fondamentale per ricordare che al fronte, nelle trincee, nelle retrovie i commilitoni provenienti da ogni parte d’Italia diedero vita a positive commistioni, si conobbero, non erano più veneti, emiliani, siciliani, pugliesi erano divennero Italiani prima di tutto. Tanta fu la fatica per far nascere un senso di fratellanza, di appartenenza alla stessa comunità, fino al concetto di nazione. Altissimo il prezzo per diventare finalmente italiani.

E’ molto triste constatare come a 100 anni di distanza, forze politiche prive di senso storico, di un minimo di patriottismo, svendano la cittadinanza italiana al primo che passa, attraverso trovate tipo lo juss soli, e aprano le porte a chiunque in nome di una falsa ed ipocrita solidarietà. Appare deleterie la soluzione della sinistra secondo la quale integrare gli immigrati significhi regalare la cittadinanza e svendere la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura. La cittadinanza non può essere un automatismo, ma una scelta che deve essere richiesta e celebrata. Diventare cittadino italiano non può essere un fatto burocratico, ma un atto d’amore».
il 24 maggio l’Italia entrò in guerra, a 100 anni da quegli accadimenti, il fronte sembra essersi spostato all’intero delle nostre città. È questo per esempio il caso dei cittadini della zona GAD a Ferrara, costretti a combattere quotidianamente per difendere non i confini della patria, ma quelli di casa propria. “Non passa lo straniero”, recitava una frase della famosa canzone del Piave, forse opportunamente riadattata, potrebbe calzare. Lottare per difendere i confini del vivere civile, protestare, organizzarsi non è razzismo, è dovere civico, è il tentativo di non piegarsi. La differenza è abissale perchè questa volta lo Stato non si è organizzato per difendersi, ma attraverso i suoi sinistri amministratori ha aperto la porta all’invasore, schierandosi di fatto dalla loro parte.
Le decisioni, e le azioni messe in pratica da 4 politicanti di sinistra, che mal tollerano tutto quello che è italiano, e i loro servi del potere, vanificano nei fatti il sacrificio dei nostri padri. Così facendo fanno torto al sacrificio di 651.000 italiani periti per dare anche a loro una patria…la gratitudine è una merce rara!

Paolo Spath
Fdi-An

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