Caro Direttore,
il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Alcuni mesi fa Diego Cavallina si dimise dall’ANPI in polemica (più che giusta) con Civolani.
Cavallina aveva ragione da vendere.
Non è tollerabile infatti che un’associazione la quale raccoglie coloro che hanno combattuto per la libertà debba solidarizzare con chi impedisce di parlare a un Ministro della Repubblica, nata dalla Resistenza, come accadde al ministro dell’Istruzione, qui a Ferrara.
Mi sembra che a impedire di parlare, in passato, fossero i fascisti e non i partigiani.
Non mi stupisco quindi dell’attuale posizione assunta in relazione al prossimo referendum costituzionale.
Ho tuttavia un’idea di ciò che è accaduto. Secondo le statistiche pubblicate dalla stampa l’ANPI è composta (96%) da persone che non hanno partecipato alla Resistenza. I vecchi partigiani (quelli veri) sono il 4%.
E nel 96% sono finiti molti “arrabbiati” dell’estrema sinistra : ex rifondaroli, cossuttiani, militanti dei centri sociali, stalinisti, trotzkysti,anti-sionisti,orfani del ’68,simpatizzanti NO TAV etc. etc.
A che titolo costoro parlano a nome dei partigiani?
Inoltre, come contribuente, vorrei sapere perché il Ministero della Difesa deve erogare somme a favore di una associazione che, per la quasi totalità, non è composta da chi ha combattuto.
Se gli estremisti di sinistra confluiti nell’ANPI vogliono fare dell’associazione un sodalizio di contestatori, almeno aprano il portafoglio e paghino di tasca propria.
Nino Facchini