Lettere al Direttore
3 Maggio 2016

Riscaldamento globale, lo scenario è drammatico

di Redazione | 10 min

Il prossimo futuro

Stiamo vivendo in un momento particolare della storia del nostro pianeta in cui si sta verificando un continuo surriscaldamento globale dovuto essenzialmente all’attività umana. Mai nella storia della terra si è avuto un riscaldamento così rapido come quello cui si sta assistendo a partire dalla rivoluzione industriale. Da allora ad oggi la temperatura globale ha subito un innalzamento di 0,86-0,89° C. Per arrestare tale aumento si sono svolti numerosi convegni mondiali (20), ma, purtroppo, son tutti falliti, perché i paesi partecipanti non hanno mai trovato un accordo unanime sulla soluzione del grave problema.

Dal 30 novembre all’11 dicembre del 2015 si è svolto a Parigi il ventunesimo convegno cui hanno partecipato 195 paesi. Da tale convegno è emersa la necessità di limitare la crescita della temperatura a 1,5°C, con l’impegno da parte di tutti i paesi di rispettare questo obiettivo. I provvedimenti al riguardo entreranno in vigore a partire dal 2020. Ma a questo proposito è doveroso fare qualche appunto. A parte il fatto che al tavolo del convegno per firmare gli impegni mancavano le grandi industrie e mancava un piano di controlli rigorosi per far rispettare il programma concordato, 5 anni di rinvio sono troppi per prendere provvedimenti con lo scopo di ridurre la temperatura entro il limite di 1,5°C: è un vuoto temporale immenso. In questo intervallo di tempo persistendo nel consumo dei combustibili fossili quali petrolio, metano e carbone (Il consumo di quest’ultimo sta crescendo in tutto il mondo) continueranno ad essere immesse nell’atmosfera centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 principale responsabile dell’effetto serra. E’ da sottolineare che il CO2 ha superato la soglia di 400 parti per milione per la prima volta a partire da 800.000 anni fa. Dagli ultimi dati (Noaa) a febbraio di quest’anno (2016) la concentrazione media di CO2 in atmosfera ha raggiunto le 402,5 parti per milione. I livelli di anidride carbonica stanno crescendo più velocemente di quanto siano cresciuti in centinaia di migliaia di anni. Poiché il CO2 rimane nell’atmosfera ameno per 100 anni, è chiaro che il suo accumulo sarà enorme e continuo. Inoltre la temperatura da minima, all’inizio con la nascita dell’industria, è andata via via aumentando la sua velocità di crescita soprattutto negli ultimi 60 anni.

Ad aggravare notevolmente la situazione esiste un altro gas serra, finora sconosciuto o ignorato da parte dei tecnici e scienziati, che è 7 mila volte più nocivo del CO2. Si tratta della perfluorotributilammina, una sostanza creata dall’uomo ed utilizzata nella costruzione di test delle apparecchiature elettroniche. Secondo il Dipartimento di chimica dell’Università di Toronto (Canada) la sua influenza sul riscaldamento globale sarebbe migliaia di volte superiore rispetto all’ anidride carbonica (CO2) e la sua permanenza nell’aria sarebbe di due o trecento anni. Altri gas serra sono il protossido d’azoto, l’esafluoruro di zolfo e il vapore acqueo (H2O) che aumenta col riscaldamento del pianeta. E’ da sottolineare che i gas serra sono cresciuti più rapidamente tra il 2000 e 2010 (C. Carraro- A. Mazzai:Il Clima che cambia, 2015).

Da quanto detto si evince che l’aumento della temperatura sarà inesorabile. A tal proposito merita qui ricordare come l’anno appena trascorso, il 2015, sia stato quello più caldo dal 1880. Sono chiaramente sintomatici i fenomeni che si sono verificati alla fine di detto anno: si è avuto una fioritura anticipata delle mimose e primule; nel periodo natalizio a New York si sono registrati 21°C; nel Regno Unito la temperatura media è stata di ben 4°C superiore alla norma; al circolo polare si è registrata una temperatura di appena -1°C; sono fiorite le piante in Cina e in Giappone e la lista di altri fenomeni anomali potrebbe continuare. Il 2016 fin dall’inizio stabilisce un nuovo record: secondo la NASA il mese di gennaio appena trascorso è stato il più caldo a partire dal 1980. Sempre secondo la NASA il mese di Febbraio è stato ancor più caldo. Questi fatti stanno a confermare come il riscaldamento globale aumenti celermente e in tempi sempre più brevi. Secondo il Met office britannico il 2016 sarà l’anno più caldo di sempre.

Tutto ciò ci induce a dubitare fortemente che si riesca a contenere la temperatura entro il limite di 1,5° C di crescita. Gli scienziati stessi non credono addirittura che l’aumento della temperatura possa essere contenuto sotto i 2°C (V° Rapporto IPCC). Anche molti studi indicano che i piani di riduzione della temperatura presentati all’ONU da oltre 150 governi non basteranno a stare entro il limite di 2°C. Alla stessa conclusione arrivano molti modelli climatici. Nel V° rapporto stesso IPCC (Intergovernmental Panel Climate Change) che ha affrontato complessivamente il tema del cambiamento climatico su basi fisico-scientifiche sosteneva che per rimanere entro i due gradi bisogna agire da subito per ridurre l’emissione di CO2 dall’ 80 al 95 %.

Quale sarà quindi il futuro del nostro pianeta? Poiché l’energia ricavata da fonti pulite (la solare, eolica, geotermica ecc.) è oggi ancora insufficiente a sostituire quella dei combustibili fossili e dato che la domanda energetica mondiale è in crescita, è più che probabile che negli anni prossimi venturi ossia tra il 2020 e il 2030, periodo in cui si crede che le emissioni di gas serra raggiungeranno il loro picco, la temperatura supererà 1,5°C e forse raggiungerà 2°C. E inoltre se le emissioni raddoppieranno, la temperatura salirà tra 1,5°C a 5°C, con valore più probabile a 3°C (Climate Central: le stranezze del clima. Ed. Zanichelli, 2013). In suddetto intervallo di tempo la terra potrebbe vivere i suoi momenti più drammatici. Il clima potrebbe essere completamente sconvolto, non ci sarebbe più, o appena percepita, l’alternanza delle stagioni; gli eventi meteorologici estremi potrebbero essere più frequenti, più ravvicinati e catastrofici: piogge torrenziali, nubifragi, uragani, trombe d’aria, violente tempeste e grandinate, spaventose mareggiate, immense onde di burrasca potrebbero sconvolgere il pianeta con relativi effetti disastrosi come allagamenti, alluvioni, inondazioni, smottamenti e frane che potrebbero travolgere case e distruggere interi paesi con decine e decine di vittime. Il caldo d’estate potrebbe essere eccezionale con temperature che supererebbero i 40°C e potrebbero costituire la norma durando per parecchi giorni con ondate di calore che potrebbero provocare numerose vittime, soprattutto fra gli anziani e le persone più deboli. Il numero dei morti potrebbe essere ben superiore a quello verificatosi negli anni 2003, 2005 e 2015 caratterizzati da migliaia di decessi (nel 2003 solo in Europa sono stati 70 mila).

Un altro evento drammatico che potrebbe verificarsi è quello dell’innalzamento del livello marino più velocemente del previsto, strettamente legato allo scioglimento dei ghiacciai assieme all’ espansione termica del mare, ossia al suo aumento di volume. E’ noto ormai che i ghiacciai stanno sciogliendosi: a partire dal 1970 si stanno fondendo a velocità sempre maggiore rispetto agli anni precedenti. I ghiacciai delle Alpi europee e del Caucaso si sono ridotti della metà. Del più grande ghiacciaio del monte Kenya in Africa rimane solo l’8%. L’Antartide si sta sciogliendo più di quel che era stato previsto: il suo scioglimento è raddoppiato rispetto alle rilevazioni precedenti effettuate dai satelliti. Dai dati a disposizione risulta che il livello del mare sta innalzandosi più celermente: dal 1993 al 2009 l’innalzamento ha superato i 3mm all’anno, quasi il doppio degli anni precedenti (Climate Central: le stranezze del clima . Ed. Zanichelli, 2013). C’è inoltre da mettere in grande rilievo lo scioglimento del ghiacciaio della Groenlandia, che negli ultimi tempi sta accelerando: dallo scioglimento di circa 7 miliardi di tonnellate all’anno del secolo scorso si è passati oggi allo scioglimento di un centinaio di miliardi contribuendo a far salire in modo non irrilevante il livello del mare. La solo fusione da 1/20 a 1/15 della massa di ghiaccio della Groenlandia comporterebbe un innalzamento del livello marino da 30 a 40 cm.

Da queste premesse consegue che l’innalzamento del mare progredirà sino a sommergere le aree più basse della terra come le isole dell’Oceano Pacifico situate a fior d’acqua, le zone basse costiere come la fascia costiera meridionale degli Stati Uniti, il Bangladesh, l’Olanda, le città marine quali Tokyo, Calcutta, Shanghai, New York, Venezia ecc. E’ importante segnalare, oltre tutto, che i ghiacciai, sciogliendosi, lasciano scoperti dei tratti di mare che, assorbendo energia solare, portano un ulteriore contributo all’aumento della temperatura nell’aria. Ricordiamo inoltre che il permafrost (terreno ghiacciato dell’ Alaska, del Canada settentrionale e della Siberia) sta sciogliendosi e pertanto libererà il metano, racchiuso nel ghiaccio, che è più influente del CO2 per quanto riguarda la crescita della temperatura.

E’ necessario far presente che l’anidride carbonica (CO2), tra l’altro, sta provocando l’acidificazione degli oceani con grave danno degli organismi marini muniti di gusci calcitici e delle barriere coralline. Nello stesso tempo l’acidificazione ostacolerà la formazione dei gusci degli organismi di nuova generazione.
Preoccupanti poi sono i fenomeni di desertificazione e siccità che stanno crescendo e diffondendosi in più parti del mondo e durano più a lungo: prolungata è la siccità in Australia; nell’America sud-occidentale la siccità dura da ben 14 anni causando annualmente l’abbassamento del livello del Colorado e del lago Mead (bacino artificiale per la costruzione di una diga); in California la siccità è durata 4 anni, dal 2011 al 2015 e sta prosciugando i suoi laghi; al confine tra la California e l’ Oregon il lago Goose è ormai senz’acqua; in Bolivia è scomparso il lago Poopò e sta per scomparire il lago Ciad del Sahara in Africa dove i laghi sono sempre più poveri d’acqua.

Non dimentichiamo inoltre la deforestazione nel mondo; negli ultimi decenni quasi un quarto della foresta del Mato Grosso in Brasile è stato abbattuto al fine di liberare aree per le coltivazioni agricole: il che significa che una buona quantità di CO2 non è potuta essere stata assorbita. La deforestazione in Africa è 4 volte più alta della media mondiale, in Indonesia tra il 2009 e il 2011 si è avuta una perdita di circa ¼ della superficie forestale del Paese. Elevata è la deforestazione in diversi altri paesi quali Messico, Columbia, Cina, Congo (notifica di Greenpeace) per non parlare della Malesia, Argentina, ecc. Complessivamente ogni anno vengono distrutti 200 mila km quadrati di foreste. Con la loro distruzione si libera nell’atmosfera CO2 per la decomposizione del materiale vegetale stesso assieme alla liberazione di altri gas serra in notevole quantità come metano ed ossidi di azoto. A tutto questo si deve aggiungere il grave problema dello smog, ossia l’inquinamento atmosferico che rientra come tale nell’ambito del cambiamento climatico. Lo smog, dovuto all’azione di ossidi d’azoto, anidride solforosa e particolato emessi in gran parte dai motori a scoppio, impianti di riscaldamento e attività industriali, provoca la morte di 2,5 milioni di persone all’anno. Secondo l’OCSE nel 2050 i morti arriveranno a 3,6 milioni. Secondo L’Agenzia Europea dell’Ambiente in Italia risultano 60 mila morti all’anno. Il 3 febbraio u.s. il Parlamento Europeo (incredibile a dirsi) ha addirittura raddoppiato il limite di emissioni di ossidi d’azoto per le auto con motore diesel Euro 6.

Lo scenario del prossimo futuro si presenta quindi assai drammatico. Il nostro pianeta è ormai sotto il dominio assoluto del clima impazzito, incontrollato e incontrollabile con i suoi catastrofici ed esiziali eventi meteorologici estremi. Gli eventi catastrofici stanno aumentando sempre di più: dai 291 del 1980 si è arrivati ai 904 del 2014 (National Geographic, 2015). Nei prossimi decenni le catastrofi potrebbero essere di immani proporzioni ben più devastanti e distruttive degli anni precedenti. Da uno studio del 2010 si stima che entro il 2030 l’innalzamento del livello marino causerà un aumento del 20% dei danni immobiliari. L’aumento della temperatura accrescerà la formazione dell’ozono minacciando la salute della popolazione: più alta è la concentrazione dell’ozono, più elevato è il numero dei morti. La criosfera arretrerà ovunque in modo drammatico. Le temperature estremamente torride assieme alla grande siccità oltre a causare, come si è detto precedentemente, la morte di migliaia di vite umane, determineranno l’estinzione di varie specie di animali e vegetali, costringeranno le popolazioni a migrare dal sud verso il nord come pure molte specie di animali e vegetali, per la modificazione del loro habitat. Potrebbero cominciare a diffondersi le malattie tipiche delle regioni calde. C’è infine da sottolineare la crisi idrica mondiale che, secondo gli scienziati, peggiorerà col cambiamento climatico. Lo scioglimento estremo, se non totale dei ghiacciai e la siccità, potranno provocare l’esaurimento dei bacini idrografici e fluviali e l’impoverimento delle falde freatiche: l’intero pianeta potrà scarseggiare di acqua potabile, elemento fondamentale di vita con conseguenze drammatiche, vale a dire lotte e conflitti tra le popolazioni per procurarsela.

Un’ ultima considerazione: assodato che la temperatura è in continua e costante crescita con un ritmo sempre più veloce, siamo indotti a pensare e a credere che se la temperatura dovesse superare i 3 o più gradi, si verificherebbero fenomeni meteorologici e climatici talmente cambiati e modificati, da alterare profondamente e irrimediabilmente il sistema ecologico mondiale con il grave e grande rischio di un’ estinzione di massa, che secondo molti scienziati sarebbe addirittura già in atto (Climate Central: le stranezze del clima. Ed. Zanichelli, 2013).

Prof. Sergio Ungaro (geologo)

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