Attualità
8 Aprile 2016
Sciopero in mensa finché Lisa Brianese non sarà destinata a un altro incarico

Sappe e Osapp, rivolta interna nel carcere contro il comandante

di Redazione | 2 min

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lisa 4Profonda crisi interna all’istituto penitenziario di Ferrara. La frattura ormai insanabile tra il personale e il comandante di reparto, Lisa Brianese, ha portato gli agenti di polizia penitenziaria alla mobilitazione. Le organizzazioni sindacali Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) e Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) annunciano l’astensione ad oltranza dalla fruizione della mensa di servizio e del locale spaccio agenti.

Lo sciopero in mensa e alle macchinette proseguirà fino a quando l’attuale comandante di reparto sarà destinato ad altro incarico. Questa forma di protesta, infatti, viene intrapresa al fine di “ottenere la sostituzione degli attuali membri del Comando del reparto”, dato che tra il comando stesso ed il personale a lui subalterno “si è creata una frattura insanabile – spiegano i due sindacati – che rende pressoché impossibile lo svolgimento del proprio mandato istituzionale e rende impossibile un dialogo tra il personale di polizia penitenziaria ed i propri vertici”.

Le cause sono molteplici, a detta di Sappe e Osapp. In primo luogo, gli agenti lamentano un “pesante clima” instaurato da Brianese all’interno della casa circondariale di via Arginone, in particolare “tra il personale che opera all’interno delle sezioni detentive a diretto contatto con i detenuti”. Questo atmosfera, secondo i sindacalisti, avrebbero “evidenti ripercussioni in tema di ordine, disciplina e sicurezza, nonché in tema di incolumità del personale in uniforme, ed a cascata, degli altri operatori penitenziari”.

Minato anche il rapporto fiduciario tra il personale operante ed il proprio Comando, a causa di “gratuite prese di posizione antisindacali” e di non ben specificate questioni attinenti vicende private di alcuni appartenenti al Corpo.

In questo modo, concludono i sindacati, si contravviene agli “accordi sottoscritti a suo tempo tra gli allora vertici apicali e la Prefettura, con evidente frustrazione delle legittime aspirazioni di numerosi appartenenti al Corpo, che ambivano a svolgere questi compiti”. Una serie di motivazioni che ha portato alla piccola rivolta interna degli agenti in servizio alla casa circondariale di Ferrara.

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