Attualità
20 Marzo 2016
Risposte decise al vescovo da parte di Massimiliano De Giovanni e Flavio Romani

Arcigay replica a Negri: “Speculare su delitto Varani è atto immaturo e violento”

di Redazione | 3 min

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romani de giovanni“Speculare sul tragico ed efferato omicidio di Luca Varani per una strenua e ottusa lotta contro la modernizzazione è un atto immaturo e violento. Il delitto Varani è figlio della peggiore cultura omofobica, e le parole del vescovo ne sono la triste prova”.

È durissimo Massimiliano De Giovanni, presidente di Circomassimo-Arcigay Ferrara, verso il vescovo Luigi Negri che nel messaggio pasquale ha individuato una connessione tra l’efferato delitto avvenuto a Roma con la lotta per il riconoscimento delle unioni civili e dell’omogenitorialità.

“Che a Negri piaccia o meno, le famiglie omosessuali sono già famiglia e non è certo il riconoscimento dello stato a renderle tali – prosegue De Giovanni -. L’omosessualità è naturale, mentre è l’odio verso i propri simili ad essere l’unica cosa davvero contro natura” Secondo il presidente provinciale di Arcigay le parole del vescovo sono “gravi almeno quanto le recenti dichiarazioni di Valter Foffo, che si vergogna dell’orientamento sessuale del figlio e non del fatto che sia un assassino. Secondo l’annuale indagine condotta dallo Uaar il dato relativo agli sbattezzi nel 2015 è il più alto di sempre. La Chiesa paga il prezzo dei comportamenti di tutti coloro che ne fanno parte. Se fossi in Negri mi farei qualche domanda”.

Altrettanto risoluto, ma con toni più ‘calmi’, Falvio Romani, che di Arcigay è presidente nazionale. “È incredibile la disinvoltura con cui riesce a legare in maniera subdola l’efferato omicidio successo a Roma all’approvazione in Senato del testo sulle unioni civili”, osserva Romani”, che riprende due parole di Negri per proseguire il suo discorso e ribaltare la prospettiva: “‘Sproporzionate e inaudito’ è l’accanimento messo in campo dal vescovo e da molti altri in opposizione a questa legge che finalmente porta un riconoscimento giuridico, seppur parziale e incompleto, a molte coppie e a molte famiglie prima inesistenti per lo stato italiano. Riconoscere dei diritti non è un gesto di disperazione, semmai un gesto di civiltà”.

“La disperazione – attacca Romani – è invece chiara in chi, non avendo validi argomenti, tenta di far passare la discussione sulle unioni civili come un’inutile perdita di tempo, mettendola in contrapposizione con i problemi legati al lavoro, all’immigrazione, all’insicurezza e alla giustizia sociale, in un esercizio di benaltrismo sciatto e lontano dalla verità, nell’evidente intenzione di innescare una guerra tra poveri che non risolverebbe nessuno di questi problemi e perpetuerebbe l’incivile divisione fra cittadini di serie A e cittadini senza diritti e destinati a rimanere cittadini di secondo livello. Si rassegni il vescovo – conclude il presidente di Arcigay – fra mille timidezze e mille ostacoli forse finalmente si è imboccata una strada che porta verso l’uguaglianza, che porterà miglioramenti e giovamenti alla società intera, seppellire la rabbia e prenderne atto potrebbe essere il gesto migliore da fare in vista delle prossime festività pasquali”.

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