Politica
11 Febbraio 2016
Bertuzzi, Vitellio e Baraldi chiedono ai colleghi di partito il voto favorevole. Fiorentini (Sel): "Non abbassate ancora l'asticella"

Unioni Civili, appelli all’unità mentre il Pd si spacca

di Ruggero Veronese | 3 min

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senatonewQuanto può essere difficile contare fino a 161? Parecchio, se invece dei numeri cardinali dobbiamo mettere in fila i senatori della repubblica italiana chiamati in queste ore ad approvare il ddl Cirinnà. Votazioni precedute dal mare di polemiche che nelle ultime settimane hanno scosso le forze politiche in Parlamento, chiamate non senza imbarazzo a trovare posizioni unitarie su quello che – in Italia più che altrove – è forse il tema etico più controverso.

Dopo la clamorosa scelta del Movimento 5 Stelle (che visti i malumori dell’elettorato cattolico ha lasciato libertà di coscienza sulle stepchild adoption), a rischiare di andare in pezzi alla vigilia del voto decisivo è il Partito Democratico: una trentina di senatori Pd (su 112) hanno infatti annunciato il proprio voto contrario all’articolo 5 del ddl, che prevede appunto all’adozione del figliastro nelle coppie omosessuali. Anche il Pd ha quindi deciso di sciogliere il vincolo di partito e di lasciare libertà di coscienza ai senatori.

Si moltiplicano quindi da parte della maggioranza Pd gli appelli all’approvazione del ddl Cirinnà nella sua interezza, lasciando la possibilità di adozione del figlio del partner così come già avviene nelle coppie eterosessuali. Tra i messaggi più accorati vi è quello della consigliera comunale ferrarese Ilaria Baraldi, che chiede di guardare alla legge per quello che è e senza ‘filtri’ ideologici o confessionali. “Lasciate stare la coscienza. Davvero, qui non c’entra – scrive la consigliera -. E anche se c’entrasse, non dovrebbe riguardarci. La coscienza è una questione intima, personale, soggettiva. Quello che va fatto oggi in Senato è guardare a ciò che c’è fuori, esiste e merita pieno riconoscimento. Quello che occorre oggi è lucida razionalità. Quello che occorre è essere uno stato laico, non etico. Quello che occorre è dare prova di responsabilità verso i cittadini (dimostrando di sapere di cosa si sta parlando, tanto per cominciare: il che implica smetterla di tirare in ballo la surrogazione di maternità, peraltro col pessimo nome di “utero in affitto”). Da voi, Senatori della Repubblica, non ci aspettiamo niente di meno”.

Chi prova a dare qualche garanzia su questo fronte è la senatrice copparese Maria Teresa Bertuzzi, secondo cui “in questi ultimi anni abbiamo approvato tante leggi e riforme importanti (come mai era successo), ma oggi sono particolarmente emozionata e fiera: sarà un momento storico per l’Italia e per il Parlamento italiano. Il Partito Democratico sarà unito e convinto nel votare sì alle unioni civili”. Parlando di ‘sì alle unioni civili’ la senatrice non dà però garanzie sulle stepchild adoption. Non è escluso insomma che la posizione di parte del Pd converga con quella del Nuovo Centrodestra o con quella dei senatori M5S contrari alla politica delle adozioni.

A rivolgere i propri appelli al Senato sono anche il segretario provinciale Pd Luigi Vitellio e il consigliere di Sel Leonardo Fiorentini: il primo attraverso un videomessaggio diffuso via web chiede a “tutti i parlamentari e senatori di tutti i partiti politici” di “approvare nel più breve tempo possibile il ddl Cirinnà. È il momento giusto. Nessun passo indietro”. Più articolato il messaggio di Fiorentini, che chiede in particolare di non ‘depotenziare’ la riforma affossandone l’articolo 5: “Abbassare ancora l’asticella – afferma il consigliere – significa semplicemente trasformare i diritti delle coppie omosessuali in gentili concessioni di uno Stato incapace di interpretare razionalmente l’evoluzione della società. Non è la migliore legge possibile, ma sembra essere oggi l’unica possibilità in questo paese
per permettere alle persone che si amano di veder riconosciuti i diritti fondamentali dell’essere famiglia. La libertà di coscienza a cui troppi partiti si sono appellati è solo una pavida genuflessione a un punto di vista frutto di un cieco fondamentalismo, reso incapace dalla propria paura della diversità di confrontarsi con la società”.

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