Don Bedin insieme ad alcuni ospiti di una struttura di accoglienza
Usare i moduli abitativi del terremoto, collocati in una posizione ad hoc, per ospitare le persone sgomberate dai bivacchi e dai sottoponti ferraresi, per permettere “la verifica dei documenti e l’assistenza per quei casi di maggior fragilità”. La proposta arriva da uno degli storici protagonisti delle battaglie per l’integrazione a Ferrara, don Domenico Bedin, che avanza una soluzione che potrebbe mettere d’accordo sia chi si oppone agli sgomberi dei senzatetto, sia i partiti politici (Lega Nord in testa) e le fasce di popolazione che chiedono di ‘ripulire’ le situazioni di degrado urbano.
Attraverso una lettera aperta don Bedin spiega i propri ragionamenti, cercando di alternare pragmatismo e attenzione ai diritti: “Sgomberate il Palazzo degli Specchi, i ponti di via Maverna e di Caldirolo. Facciamo pulizia – esordisce il parroco mettendosi nei panni di chi invoca gli sgomberi -. Sono d’accordo, ma dove mandiamo le persone che sono sotto i ponti o nelle case abbandonate? Sono clandestini? Irregolari? Semplicemente senza fissa dimora? L’importante è fare pulizia come si fa con le immondizie che si sono accumulate negli anni in questi luoghi. Anzi il pattume non può essere neppure rimosso senza delle regole e destinazioni precise perché appartiene all’azienda e deve essere trattato, stoccato e trasportato con regole rigidissime. Addirittura sarà selezionato e valorizzato perché è una risorsa. Ma gli uomini e le donne no… più o meno come nutrie o topi o burdacc (scarafaggi). Peggio perché per questi ci sono delle aziende specializzate e addirittura qualche animalista si incazza (solo per le nutrie però)”.
Don Bedin rivolge a questo punto alcune ‘stoccate’ a chi a suo avviso, per i propri interessi personali o politici, sta speculando sulle situazioni di degrado urbano: “Ma non vi fa impressione e non vi inquieta il fatto che chi vuole gli sgomberi non lo faccia per dare una sistemazione più dignitosa alle persone ma solo per fare pulizia? Se poi si scopre che dietro l’operazione sgombero del Palazzo degli Specchi ci sono interessi milionari da difendere non regge neppure il desiderio di pulizia. Solo soldi!”. Il riferimento agli “interessi milionari” è rivolto all’imprenditore (e progettista del Palaspecchi) Roberto Mascellani, che ha promosso un ricorso al Tar per chiedere la sospensione della variante urbanistica decisa dal Comune a causa di presunti “diritti d’autore” sull’opera.
Ma non è solo Mascellani l’unico bersaglio delle critiche di Don Bedin, che provocatoriamente propone che “il Comune dia in comodato alla Associazione Viale K i sottoponti e le strutture abbandonate pubbliche e la ditta Parnasi il Palazzo degli Specchi. In questo modo le persone li attualmente abusive diventerebbero nostre ospiti e potremmo dare loro una residenza e i conseguenti diritti all’assistenza. Non scandalizzatevi gente: qualcuno che manifesta e grida più forte forse ha avuto la casa popolare con sistemi simili e forse neppure sta pagando il canone da anni”. Un’allusione che in questo caso ha come bersaglio un attivista molto in vista della Lega Nord, oggetto di voci (al momento non confermate) secondo cui vivrebbe o avrebbe vissuto per lungo tempo in stato di morosità in un immobile Acer.
Bedin conclude separando la “provocazione e il sarcasmo” dalle quella che è la sua reale proposta: “Più pacificamente, realisticamente e con Misericordia – afferma il parroco – propongo di allestire prima degli sgomberi un luogo provvisorio fatto con i moduli del terremoto o simili, presso la zona Rivana, vicino alla mensa di Viale k per ospitare coloro che verranno sgomberati. Questo permetterà la verifica dei documenti e l’assistenza per quei casi di maggiore fragilità. Chiedo alla Caritas e alle varie organizzazioni di volontariato e di protezione civile ecc… di trovarci per confrontarci ed eventualmente organizzarci”.
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