Economia e Lavoro
26 Novembre 2015
L'associazione propone azioni risarcitorie, mentre il sindacato attacca a testa bassa: "Modo scellerato per risolvere le crisi"

Carife: Cgil e Federconsumatori sul piede di guerra

di Redazione | 3 min

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“Risparmiatori espropriati dei loro risparmi senza nessuna contropartita”, attacca Federconsumatori. “Azionisti e gli obbligazionisti subordinati trattati alla stregua di giocatori d’azzardo che hanno perso al casinò”, rincara la dose il sindacato Fisac – Cgil. Non si fermano le polemiche circa l’operazione di salvataggio di Carife, che ha visto la “estinzione dei diritti amministrativi e patrimoniali” delle obbligazioni subordinate e l’azzeramento delle azioni. In due comunicati separati l’associazione per i consumatori e il sindacato attaccano senza mezzi termini quello che viene visto come un “parziale bail-in”.

La Federconsumatori, dal canto suo, si candida per proporre azioni risarcitorie per conto degli investitori, aprendo all’ipotesi di “proporre la questione di legittimità costituzionale del decreto e rivolgere ricorso alla Corte dei Diritti dell’uomo per la ingiustificata espropriazione dei beni dei cittadini, in maggioranza ferraresi”. L’associazione ritiene infatti che anche i risparmiatori possessori di obbligazioni subordinate possano proporre azioni legali contro la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara “per la violazione delle regole di comportamento all’atto del collocamento o negoziazione delle obbligazioni. Il credito vantato da parte degli azionisti e da parte dei possessori delle azioni subordinate sarebbe, infatti, di natura risarcitoria e non dovrebbe essere trasferito alla banca cattiva ove vengono trasferiti i crediti in sofferenza”.

Nei prossimi giorni la Federconsumatori indicherà il giorno in cui si terrà una assemblea per discutere della questione e dare tutte le informazioni necessarie ai risparmiatori.

Meno ‘pragmatiche’ ma assai più dure le parole dei rappresentanti Fisac, che parlano di un crollo totale della fiducia dei cittadini verso il sistema bancario: “Avere fiducia che un credito ti verrà restituito era, fino a ieri, un concetto particolarmente forte quando il tuo debitore era una banca. Quando si voleva alludere a una scelta affidabile, tipo passare la palla a Pirlo, una frase usata come paragone era “è come mettere i soldi in banca”. Dalla fine di novembre 2015, mettere i soldi in banca può essere molto rischioso”.

La “supina adesione alle decisioni dell’Unione Europea” è secondo il sindacato “un modo scellerato di risolvere le crisi bancarie, che sono quasi sempre originate da crediti impagati, per la grave crisi economica o perché concessi male, in maniera clientelare, avventata o sovradimensionata. La malagestio dei CdA e dei manager la pagano quindi, d’ora in avanti, i clienti della banca. Sembra una vendetta trasversale: i clienti non mi ridanno i miei soldi, io non rendo ai clienti i loro soldi (azioni, obbligazioni). Peccato che non parliamo quasi mai delle stesse persone”.

Per il sindacato infatti i risparmiatori che hanno investito in obbligazioni non potevano essere in alcun modo la corrente del reale rischio dell’investimento, che del resto non aveva certo una resa che facesse pensare a tanto azzardo: “Nelle banche popolari e nelle casse di risparmio in particolare, l’acquisto di azioni dell’istituto e di obbligazioni subordinate non era un’operazione speculativa o pazza, ma un modo di diversificare il proprio investimento. Del resto, i rendimenti offerti non erano talmente elevati da suscitare sospetti, e gli aumenti di capitale (anche al pubblico indistinto) erano autorizzati ed anzi sollecitati dalla vigilanza. Per questo, considerare gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati alla stregua di giocatori d’azzardo che hanno perso al casinò, contiene una mistificazione che ha qualcosa di osceno. Si dice che abbiamo evitato il bail-in, ma non è vero: abbiamo evitato la liquidazione, ma parte dei risparmiatori partecipano alle perdite per primi. Che cos’è questo se non un parziale bail-in?”.

“Così introdotte – conclude la Fisac – Cgil -, in una lugubre e furtiva domenica pomeriggio, le nuove norme non hanno nulla di giusto, tantomeno di etico. Soprattutto, minano il rapporto con il risparmiatore introducendo un elemento di paura, cui il risparmiatore reagirà punendo i piccoli istituti, in una grossolana quanto irrazionale (ma comprensibile) fuga verso il più sicuro in quanto “grande”. Finché in dieci anni le banche non saranno un oligopolio. E durante questo percorso i dipendenti sputeranno lacrime e sangue, ed i risparmiatori perderanno altri soldi”.

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