Cronaca
9 Ottobre 2015
La madre della bimba: “Mia figlia deve andare in un nido e non in un centro per disabili”

Assistente Down discriminata. Parla la responsabile del nido

di Redazione | 3 min
(immagine di repertorio)

(immagine di repertorio)

Poche parole per “sensibilizzare l’opinione pubblica”, “augurandoci che queste forme di discriminazioni non accadano mai più”. È la lettera che la responsabile del nido dove lavora l’assistente affetta da sindrome di Down scrive ai media, chiedendo ai giornalisti di altre testate che per tutta la giornata si sono presentati davanti alla struttura “di lasciarci vivere serenamente la nostra vita senza appostamenti da parte dei giornalisti davanti al nido, disturbando la ragazza (down), le educatrici e i genitori dei bambini che frequentano”.

La referente, che è la sorella dell’assistente, ricostruisce con precisione la vicenda, ricordando come la bambina ritirata dall’asilo avesse iniziato l’inserimento appena lunedì scorso “con una frequenza di un’ora. Il giorno dopo si prosegue con una frequenza di un’ora e mezza”. Il nido non accoglie più di sette bambini con la presenza di due educatrici al mattino più l’assistente “affetta da sindrome di Down”, dove è arrivata “dopo che un centro specializzato nell’inserimento lavorativo delle persone con sindrome di down, il Cepim di Genova ha approvato il mio progetto in quanto ritenuta idonea e autonoma nelle mansioni assegnatele”.

Il mercoledì il fatto. “La mamma della bambina mi telefona alle ore 8 del mattino comunicandomi che sua figlia non avrebbe più frequentato il nido perché all’interno della struttura lavorava come assistente “quella ragazza là”. In più aggiunge che sua figlia viene mandata in un nido e non in un centro per disabili”. A questo punto la referente invita il genitore presso la struttura per chiarire la situazione. Alle 9.30 la madre si presenta al nido. In servizio c’erano due educatrici che hanno assistito alle spiegazioni richieste dalla responsabile. “Inizialmente la mamma faceva tanti giri di parole senza senso – continua la referente – e senza ripetere le parole che aveva detto al telefono (ovviamente rintracciabili dalle registrazioni telefoniche), dicendomi che mentre i bambini facevano merenda sul pavimento c’erano delle briciole, ovviamente mentre un bambino fa merenda le briciole cadono a terra”. Poi “si attaccava alla questione chiedendomi un asciugamano privato solo per sua figlia. Certamente il regolamento dell’Asl prevede un asciugamano pulito per ogni volta che viene effettuato il cambio di un bambino. La struttura si attiene al regolamento dell’Asl, per cui le rispondo che non è possibile utilizzare un solo asciugamano per un solo bambino per tutta la giornata”.

A questo punto, “non avendo più nessuna scusa”, la madre “dice apertamente davanti ad una educatrice che tentava di difendere l’assistente dalle discriminazioni: «scusatemi, mi piacciono le educatrici, la referente, la struttura ma quella ragazza là no, quindi ritiro mia figlia dal nido». Andandosene via”.

Oggi l’assistente, 37 anni, è tornata regolarmente al lavoro, abbracciata da tutte le colleghe e dai bambini.

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