Sicuramente l’effetto terremoto gioca un ruolo determinante, ma non per questo i numeri appaiono meno impressionanti: nel 2014 il numero di immobili accatastati come ruderi è salito nella provincia di Ferrara di quasi il 300% rispetto a tre anni prima.
La fotografia è stata scattata da Il Sole 24 Ore che ha elaborato le statistiche catastali di tutto il territorio italiano, certificando così il vero e proprio boom dei ruderi, aumentati del 56% rispetto al 2011, con i fabbricati iscritti che sono passati 278mila a 434mila. Il quotidiano di Confindutria, per dare un’idea del contesto, paragona il dato con quello delle unità immobiliari “ordinarie” (case, box auto, negozi e cappannoni), cresciuti nello stesso periodo solo del 3,3%.
La provincia di Ferrara fa segnare l’aumento record: qui si è verificato la crescita del 289% degli immobili così degradati da essere pericolosi o, comunque, inservibili, i cosiddetti collabenti (che non sono quelli ‘solamente’ inagibili). In totale, al 2014, erano 2.787, ovvero 6,5 ruderi ogni mille immobili accatastati. I numeri assoluti non sono particolarmente alti, ci sono province messe molto peggio come Benevento, Cuneo o Cosenza, ma è a Ferrara che si rileva l’aumento percentuale nettamente maggiore. A seguire, tra le province che registrano gli aumenti più alti, si trovano Mantova (+229,5%), Foggia (+190,2%) e poi Modena (161%).
Dicevamo che l’effetto terremoto si è fatto sicuramente sentire, come rilevato anche da Il Sole 24 Ore, e ha influito nelle statistiche registrate anche a Rovigo (+153,8%) ad esempio, ma, rileva Luca Pevere, consigliere del collegio dei geometri di Ferrara, intervistato dal quotidiano economico, “l’aumento è dovuto anche a casolari degradati emersi con la regolarizzazione dei fabbricati fantasma”.
In entrambi i casi, comunque, l’inserimento nella categoria catastale F/2, quella dei ruderi, comporta una perdita di rendita netta e, in generale, permette ai proprietari di mettersi al riparo da Ici e Imu. È possibile che influisca anche il processo di ricostruzione post-sisma, che nell’edilizia privata, anche per via della crisi del mercato, viaggia piuttosto lentamente. Per cui, spiega sempre al “Sole” il presidente del collegio dei geometri di Mantova Davide Cortesi, “per ora questi fabbricati restano accatastati come collabenti, in attesa dei fondi per ripararli”. Questo perché, pur essendoci una sorta di automatismo per l’ingresso degli edifici inutilizzabili nella categoria catastale dei ruderi, per il sisma emiliano è stato stabilito che la sospensione del prelievo fiscale non venga sospesa fino alla ricostruzione definitiva (come invece è per il caso de L’Aquila, che però ha subito un sisma più distruttivo), ma serve una proroga di legge che, per ora, vale fino a tutto 2016.