Cronaca
4 Ottobre 2015
Accusato di lesioni e resistenza a p.u., sostiene di essere stato maltrattato dai carabinieri

Porta la propria cacca come prova davanti al giudice

di Marco Zavagli | 3 min

IMG00067-20100208-1236Era finito in manette al termine di una rissa. Una rissa durante la quale aveva picchiato anche poliziotti e carabinieri, al punto da mandarne otto all’ospedale. Ma lui davanti al giudice sostiene di essere la vittima, di essere stato maltrattato una volta giunto in caserma, di essersi visto impedire persino di andare in bagno per espletare le normali funzioni fisiologiche. E per provarlo ha pensato bene di portare il “reperto” in aula.

L’antecedente è noto. Lo scorso 27 settembre scoppia una maxi rissa tra una ventina di persone in viale IV Novembre. Su dirà, erroneamente, per colpa di un ananas. Entrano in azione carabinieri e agenti delle volanti della Polizia di Stato, che vengono aggrediti con calci e pugni da due individui da due camerunensi, un 38enne residente a Brescia e un 27enne residente a Ferrara. Entrambi vengono arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

In sede di udienza di convalida il 27enne racconta la propria versione. Davanti al pm Alessandro Rossetti e al giudice Debora Landolfi sostiene di essere stato costretto a divincolarsi dalle forze dell’ordine per aiutare l’amico 38enne aggredito in quel momento da 4 nigeriani, di essere stato picchiato dai militari una volta giunto in caserma, “trattato peggio di scarafaggio”, impedito nell’espletare i propri bisogni, tanto da essere stato costretto a farsi pipi e cacca addosso. Ed ecco lo choc: per dimostrarlo il 27enne estrae dalle tasche un sacchetto di plastica, contenente la biancheria intima intrisa delle sue secrezioni.

Una volta superato il comprensibile imbarazzo di giudice, pm e avvocato, il reperto viene preso con i guanti e buttato via e viene ascoltato l’altro arrestato. Il presunto amico. Che afferma di non conoscerlo neppure. In realtà lui quel giorno si trovava a Ro Ferrarese da parenti e ha deciso di proseguire la serata in città con amici. Entra nel bar di IV Novembre e chiede una birra. “Ma in quel bar, pieno di nigeriani – spiegherà – ci guardavano male”. Uno gli strappa la bottiglia di mano, nasce la tensione, il 38enne minaccia di chiamare i carabinieri e viene gettato fuori dal locale. Il clima esplode all’arrivo di un gruppo di nigeriani, raggiunti poco dopo da un altro gruppo di camerunensi.

Arrivano quindi gli uomini dell’Arma, nota il 27enne ingaggiare una lotta con loro. È la prima volta che lo vede. Nega di essere stato aggredito da 4 nigeriani e nega di aver visto il connazionale subire maltrattamenti una volta portati in caserma. Lo sentiva urlare, questo sì, ma per chiedere di essere liberato e poi per andare in bagno. La risposta, a suo dire pacata, sarebbe stata “basta, finiscila, in bagno ci vai dopo quando ti sei calmato”.

Quanto alla cronaca giudiziaria, gli arrestati sono stati convalidati e i due rimessi in libertà in attesa del processo, non prevedendo la fattispecie di reato il prolungamento della misura detentiva. Il 27enne però potrebbe essere accusato di calunnia. Per valutare la sua posizione il giudice ha rinviato gli atti al pm per valutare un’ulteriore incriminazione.

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