La Corte dei Conti dell’Emilia Romagna ha revocato l’atto con cui uno degli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi aveva venduto un appartamento ai suoi genitori.
La notizia viene riportata dal Corriere di Bologna che scrive che la decisione della Corte ha accolto la richiesta della Procura contabile ravvisando nella vendita una “fraudolenta lesione delle giuste ragioni creditorie”. L’atto era stato stipulato il 13 dicembre 2013 per un prezzo pattuito di 125mila euro.
Pollastri – così come gli altri tre agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi – deve risarcire il Ministero dell’Interno, che a sua volta, nell’ottobre 2010, aveva pagato un risarcimento di circa 2 milioni di euro ai familiari in cambio della non costituzione come parte civile nei procedimenti penali allora ancora pendenti. Nel marzo di quest’anno la stessa Corte dei Conti aveva condannato Luca Pollastri, Enzo Pontani, Monica Segatto e Paolo Forlani a risarcire 560 milioni di euro allo Stato comprensivo di danno erariale e di immagine, riducendo al 30% la richiesta di condanna presentata dalla procura: 1,8 milioni (Pontani e Pollastri devono versare ciascuno 224.512 euro, Forlani e Segatto 56.128).
La Guardia di Finanza aveva segnalato la stipula dell’atto nel momento in cui venne eseguito il sequestro conservativo dei beni di Pollastri. Atto ritenuto dal collegio giudicante pregiudizievole delle ragioni del creditore, ovvero del Viminale, ritenendo che nell’agente di polizia e nei suoi familiari – riporta il Corriere – “vi sia stata conoscenza del pregiudizio arrecato alle ragioni del creditore”.