Politica
23 Settembre 2015
Il deputato emiliano del M5S guida la protesta alla Camera contro la riforma del processo penale

Ferraresi: “Legge bavaglio, il Pd fa quello che non riuscì a Berlusconi”

di Ruggero Veronese | 4 min

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Immagine“Togliete i fazzoletti e i cartelli, intervengano gli assistenti parlamentari”. La presidente della Camera Laura Boldrini cerca di richiamare all’ordine i deputati del Movimento 5 Stelle mentre Vittorio Ferraresi sferra il proprio attacco alla nuova riforma del processo penale, e in particolare alla legge delega sulle intercettazioni. Una delega che i pentastellati vedono come una nuova ‘legge bavaglio’, al punto che il parlamentare eletto a Ferrara e Modena lancia il proprio appello a giornalisti e magistrati: “Denunciate, prima che sia troppo tardi – afferma il deputato eletto a Ferrara e Modena – uno dei provvedimenti più pericolosi degli ultimi 20 anni”.

La discussione termina con l’approvazione della riforma (che ora passerà al Senato), con i voti contrari di M5S e Sel, ma le parole di Ferraresi tracciano il solco per una nuova battaglia politica tra parlamentari pentastellati e Partito Democratico. “Il Movimento 5 Stelle – afferma il deputato emiliano – osserva e smonta piano piano tutto il castello. Vi chiederete: ma perchè dovrei interessarmi di intercettazioni, di registrazioni, di processo penale? Purtroppo le priorità di Renzi e del suo governo sono queste: non il reddito di cittadinanza, non l’occupazione, non la salute, ma la sopravvivenza della casta nei secoli dei secoli”.

E proprio su questi temi si focalizza l’intervento di Ferraresi, secondo cui “questa giustizia, lo sapete anche voi, non funziona. È una giustizia forte coi deboli e debole con i forti. Questo bavaglio, cittadini, non è il bavaglio alla stampa, ma quello di chi accetta tutti i giorni l’ipocrisia, il sopruso, la vita per come gli viene imposta. È il bavagli del lavoratore col Jobs Act, dell’insegnante con la Buona Scuola, dell’agricoltore con la grandine, del terremotato con burocrazia, del cittadino contro le trivelle. È il bavaglio della vittima contro il ladro, del giudice che implora risorse per lavorare, è quello messo alle vittime di mafia, all’omertoso, a chi non parla pur non sapendo che gli stanno rubando il futuro. Il bavaglio di chi non denuncia, di chi siede in maggioranza ma sta zitto, perché sennò perderebbe la poltrona”.

La lista di categorie ‘imbavagliate’ continua fino alla domanda finale e più provocatoria verso il mondo del centrosinistra, paragonato senza mezzi termini al vecchio ‘regno’ berlusconiano. “È il bavaglio di chi accetta le ingiustizie, del cittadino assetato di verità, di chi piuttosto che prendere la strada più difficile ma giusta prende sempre quella apparentemente più comoda ma sbagliata. Dov’è la sinistra che faceva i girotondi e che ora sta facendo quello che Berlusconi non è mai riuscito a fare in 20 anni? Questo bavaglio noi non lo vogliamo e chiediamo ai giornalisti e ai magistrati di denunciare: denunciate, prima che sia troppo tardi, uno dei provvedimenti più pericolosi degli ultimi 20 anni. E chiediamo ai cittadini di informarsi e fare altrettanto”.

In mezzo alla bagarre che si scatena alla Camera, non è facile distinguere le schermaglie politiche dalle vere critiche nel merito della riforma. Ecco alcuni dati per fare chiarezza: negli ultimi quattro giorni la Camera ha approvato i 34 articoli sulle modifiche al processo penale. I più rilevanti prevedono l’aumento delle pene per alcuni reati (furto in abitazione da 3 a 6 anni, furto aggravato da 2 a 6 anni, rapina da 4 a 10 anni, voto di scambio politico-mafioso da 6 a 12 anni), l’estinzione dei reati a querela quando la persona denunciata ripara interamente il danno, la scadenza di tre mesi dalla conclusione delle indagini per il pm (prorogabile di altri tre; si sale a 12 più 12 in caso di reati di mafia o terrorismo) per chiedere il rinvio a giudizio (in caso di inerzia subentra l’avocazione d’ufficio da parte del procuratore generale), l’inammissibilità delle questioni di competenza territoriale in caso di rito abbreviato già in corso, e una decisa stretta sui ricorsi in Cassazione, con criteri di ammissibilità più stringenti e sanzioni più pesanti nel caso non vengano soddisfatti.

In questo contesto, la votazione che solleva le polemiche sulla presunta ‘legge bavaglio’ riguarda il 29° articolo, che prevede una nuova legge delega per il Governo in tema di intercettazioni, corredata dalle proposte emendative che sollevano più preoccupazione. Prima tra tutte quella del deputato del Nuovo Centodestra Alessandro Pagano che prevede la reclusione per chi pubblica intercettazioni frutto di “captazioni fraudolente” (in pratica le registrazioni con telecamera e microfono nascosti), secondo cui “costituisca delitto, punibile con la reclusione non superiore a quattro anni, la diffusione, al solo fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui, di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate fraudolentemente. La punibilità è esclusa quando le registrazioni o le riprese sono utilizzate nell’ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca”. Una postilla che, almeno sulla carta, garantirebbe la sopravvivenza di inchieste giornalistiche basate su intercettazioni e registrazioni, pur lasciando un ampio margine di interpretazione al tribunale circa la definizione e i limiti del diritto di cronaca. Altro punto chiave riguarda le modifiche all’udienza filtro, durante la quale non verrà stilata la lista delle intercettazioni penalmente rilevanti da utilizzare nel processo: per evitare di compromettere gli atti a sorpresa (arresti e provvedimenti cautelari), la selezione verrà effettuata in una fase più avanzata del procedimento.

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