Economia e Lavoro
18 Settembre 2015
La Castello e il Consorzio Servizi Urbani verso la fusione per incorporazione

Le coop del social housing si uniscono

di Redazione | 3 min

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I percorsi di housing sociale, noti a livello europeo, contano una esperienza storica anche a Ferrara: dal 1971, infatti, la cooperativa Castello si è proposta come realtà di solidarietà e cooperazione nel campo dell’edilizia in tutto il territorio ferrarese. Cooperativa di abitanti, a proprietà indivisa, la Castello Soc. Coop. a r.l. è una società proprietaria di immobili a scopo abitativo che i soci ottengono il locazione permanente a canone agevolato: circa 1000 i soci e 517 gli alloggi del patrimonio abitativo. Dagli anni 2000, poi, l’attività è continuata attraverso il Consorzio Servizi Urbani, un consorzio di cooperative – di cui fa parte anche la Castello – nato per fronteggiare il problema della casa e che conta la realizzazione di altri 200 alloggi tra Ferrara, Comacchio e Porto Garibaldi. Ora queste due realtà andranno incontro a incorporazione.

Si è infatti annunciato questa mattina, in conferenza stampa, che l’assemblea generale dei soci della coop. Castello voterà sabato 19 – in seconda convocazione – la fusione per incorporazione tra le due cooperative. “Le Assemblee hanno deciso di ridurre la frammentazione – spiega Andrea Benini, presidente di Legacoop Ferrara – per sostenere il presente e progettare in modo più solido il futuro”: ne risulterà infatti “una grande operativa a larga base sociale – spiega Daniele Guzzinati, che presiederà la nuova cooperativa come risultato dall’ultima votazione dei soci avvenuta a maggio scorso – che conterà un patrimonio di 728 alloggi e la gestione diretta di altri 60 realizzati dalla coop. Tre Ponti, un unico soggetto che ci permetta agevolazioni nella distribuzione del servizio”.

Ma come funzionano le cooperative di abitanti a proprietà indivisa? “La proprietà del fabbricato – è spiegato dai relatori – rimane alla cooperativa: il socio non acquista l’immobile ma ne usufruisce a tempo indeterminato pagando un canone d’uso ad un prezzo inferiore agli affitti di mercato”. Non si costruisce solo l’alloggio, ma l’intero contesto di comunità: ai coordinatori dei Comitati di gestione è infatti “delegato il compito – spiega William Giovanardi, coordinatore dei Comitati di gestione della Castello – di interfacciarsi con il Cda e i soci-abitanti, di essere un punto di riferimento per eventuali problemi e garantire i programmi di manutenzione”. Anche la gestione delle attività di servizio del fabbricato sono gestite della cooperativa, che diventa una soluzione “per chi, come i giovani, cerca un percorso di autonomia – illustra Franco Vincenzi, presidente uscente della coop. Castello – o per soddisfare il bisogno di famiglie e anziani: per questo le indivise sono, per il territorio, una ricchezza da mantenere e ampliare”; le cooperative di abitanti sono dunque una risposta di housing sociale di supporto agli interventi abitativi del settore pubblico (pubbliche amministrazioni e Acer), senza voler essere concorrenziali a questi ultimi, anzi “auspicando una rete – continua – di aiuto e supporto”.

Ma poiché sussiste una dicotomia tra proprietà e residenza degli alloggi, questi sono considerati seconde case e come tali vengono tassate: “chiediamo un riconoscimento – interviene Daniele Guzzinati – della specificità del caso”, poiché “la tassazione è spaventosa – gli fa eco Vincenzi – su un milione di euro di entrate dei canoni abbiamo pagato un quinto di Imu, e questi sono soldi, essendo la formula cooperativa non a scopo di lucro, tolti alla possibilità di manutenzione e a eventuali investimenti”. Le stesse spese di manutenzione, secondo il vigente regolamento, “non possono – conclude – essere detratte quota parte e se a livello locale gli amministratori ci sono stati vicini, a livello nazionale i regolamenti ci hanno sempre penalizzato”.

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