Eventi e cultura
28 Agosto 2015
Clima festoso in via Arginone: alcuni detenuti hanno ballato e cantato con i musicisti di strada

Buskers, musica dietro le sbarre

di Elisa Fornasini | 3 min

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L’energia dei buskers arriva fino a dietro le sbarre. Due gruppi invitati alla 28esima edizione del Ferrara Buskers Festival si sono esibiti questa mattina alla casa circondariale di Ferrara per regalare attimi di libertà e spensieratezza a una quarantina di detenuti. È la seconda volta che la rassegna internazionale del musicista di strada entra nell’istituto di via Arginone ed è una gioia per tutti: per i carcerati che hanno così modo di assaporare un momento di vita della comunità, per la polizia penitenziaria che lavora tutti i giorni a contatto con situazioni difficili, e per gli stessi musicisti che possono esibirsi in un contesto insolito e dalla forte valenza sociale.

Una coraggiosa iniziativa che festeggia quest’anno la seconda edizione con i Cinque uomini sulla cassa del morto e Les Busiciens, “due gruppi significativi – introduce il direttore organizzativo Gigi Russo – perché il primo ha vinto il contest ‘Vota il tuo busker preferito’ dello scorso anno mentre il secondo è rappresentante della nazione ospite di quest’anno, il Belgio”. Solo il meglio dei buskers per i detenuti che apprezzano entrambe le esibizioni in un crescendo di pathos e divertimento. Mano a mano che lo spettacolo procede, infatti, i carcerati si lasciano andare, battendo le mani e improvvisando balletti. Un momento di ilarità in cui ci si dimentica, anche solo per un attimo, di essere in carcere grazie ai colori e ai ritmi tipici della musica di strada.

Ad aprire lo show è stato il laboratorio teatrale della casa circondariale, i cui detenuti, diretti da Horacio Czertok, si sono sbizzarriti alla batteria, chitarre e microfono sotto le note di brani famosi come “All right now”. Una piccola preview prima dell’inizio dello spettacolo vero e proprio. I primi a salire sul palchetto sono i Cinque uomini sulla cassa del morto che a suon di chitarre, violino, basso e percussioni hanno trascinato tutti i detenuti nelle atmosfere del loro folk piratesco. Il quintetto friulano canta di storie di viaggi, di marinai e principesse, di vento e libertà, quella stessa libertà che volevano regalare ai detenuti, ma non mancano le cover come “Il pescatore” di De André. Molto sentita anche la “Canzone del sorriso” per portare allegria tra le mura della casa circondariale.

Sorrisi che diventano risate quando arrivano Les Busiciens che si buttano subito in mezzo ai detenuti per coinvolgerli nella loro trascinante esibizione a ritmo di sonorità balcaniche, ska, musica latina e africana. I cinque ‘musicisti dal bus’ alternano pezzi energici a canzoni romantiche, con tanto di piacevole serenata con l’ukulele, prima di concludere la giornata con “Tu vuò fa l’americano”. L’indimenticato brano di Renato Carosone era stata la canzone di chiusura anche lo scorso anno, come una sorta di chiusura del cerchio su questa politica di apertura. Che sicuramente continuerà nel tempo. “Ci teniamo a tenere la casa circondariale il più vicino possibile alla città” conferma l’assessore alla Sanità Chiara Sapigni, seguita dal responsabile Vito Martiello: “La musica e il teatro sono gli strumenti più fantastici per mettere in comunicazione questa struttura col resto della città”.

Un percorso di comunicazione e integrazione tra città e carcere raggiunto grazie alla “sinergia tra la direzione del festival e della casa circondariale – dichiara la comandante della polizia penitenziaria Lisa Brianese, facendo le veci del direttore Paolo Malato – ma che non sarebbe possibile senza la partecipazione dell’amministrazione e il lavoro della polizia penitenziaria. Avere i musicisti di strada qui dimostra che la casa circondariale è una delle vie della nostra città, seppur con delle particolarità” conclude il vice commissario prima di salutare i busker ‘incarcerati’ per qualche ora per una buona causa.

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