La Fondazione Carife ufficializza quanto già definito dall’assemblea dei soci e dall’organo di indirizzo lo scorso 22 luglio, ovvero la decisione di esprimere voto favorevole nell’assemblea della banca che si terrà oggi 30 luglio, che decreterà l’ingresso nell’assetto proprietario del Fondo interbancario di Tutela depositi con un’iniezione di 300 milioni di euro e conseguente riduzione all’osso della partecipazione in Carife della Fondazione stessa.
Una decisione sofferta, dato che la Fondazione Carife con i suoi 6 milioni di euro di capitale azionario (il 54% dell’attuale valore complessivo della banca, pari a circa 11 milioni) al termine dell’operazione ritroverà la propria partecipazione in Carife ridotta al 2% delle azioni. Decisione inevitabile, tuttavia, per consentire il salvataggio dell’istituto di credito cittadino, che ha visto la contemporanea decisione del presidente del Collegio sindacale della Fondazione, Tullio Chiesa, rassegnare le proprie dimissioni, ufficialmente per “sopraggiunti impegni di lavoro”. Chiesa aveva assunto l’incarico nel Collegio, prima come componente, dall’ottobre 2005, poi come presidente, dall’autunno del 2013, dimostrando sempre grande attenzione e disponibilità. “Nel prendere atto con rammarico di questa decisione – si legge in un comujnicato della Fondazione Carife – il presidente e l’intero Consiglio di amministrazione del nostro Ente formulano al dottor Tullio Chiesa il più sentito ringraziamento per l’alta professionalità, impegno e sensibilità profusi nello svolgimento degli importanti compiti attinenti un mandato che ha attraversato periodi molto importanti per la Fondazione”.
Per la Fondazione quella di oggi rappresenterà la fine di un’epoca. La Fondazione passerà quindi al 2% di partecipazione azionaria, e attraverso il voto degli organi collegiali è stata data opinione favorevole anche la proposta dei commissari di sottoscrivere i warrant (cinque per ogni azione in possesso agli azionisti) che nel giro di tre anni potranno consentire alla Fondazione un piccolo incremento del capitale azionario. Il meccanismo è semplice: opzionando questi strumenti finanziari al prezzo attuale delle azioni (0,27 centesimi), nel 2018 si riceveranno altrettanti titoli Carife a prescindere da quello che sarà il loro valore di mercato. Valore che difficilmente potrà scendere ulteriormente rispetto alla situazione odierna. Questa operazione potrà dare alla Fondazione la ‘magra consolazione’ di vedere incrementare la propria partecipazione dal 2% a una quota attorno al 7-8%. Del resto non potevano esserci alternative, dato che dopo due anni di gestione commissariale la proposta del Fondo interbancario ha rappresentato l’ultima spiaggia per il salvataggio della Carife ed evitare la liquidazione.