Economia e Lavoro
22 Luglio 2015
L'assemblea e gli organi di indirizzo approvano il piano del Fondo Interbancario: il capitale azionario si riduce dal 54% al 2%

Fondazione Carife: la fine di un regno

di Ruggero Veronese | 4 min

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Il presidente della Fondazione Riccardo Maiarelli durante l'assemblea del 2014

Il presidente della Fondazione Riccardo Maiarelli durante l’assemblea del 2014

La Fondazione abdica al trono e decreta la fine del proprio regno nella Cassa di Risparmio. L’assemblea dei soci e l’organo di indirizzo della Fondazione Carife hanno dato l’ok al piano di salvataggio della banca ferrarese proposto dal Fondo Interbancario di Tutela Depositi, che si appresta a diventare il principale azionista della banca con un aumento di capitale da 300 milioni di euro. Un assenso a dir poco sofferto, quello della Fondazione, che con i suoi circa 6 milioni di euro di capitale azionario (il 54% dell’attuale valore complessivo della banca, pari a circa 11 milioni), al termine dell’operazione ritroverà la propria partecipazione in Carife ridotta all’osso: solo il 2% delle azioni.

L’atmosfera all’interno dell’assemblea rispecchia quella che per molti è la fine di un epoca per la Fondazione: sono finiti i tempi dei copiosi dividendi di fine anno, delle erogazioni ad associazioni culturali, sportive o filantropiche, del mecenatismo che – anche se a ritmi alterni – ha distribuito sul territorio ferrarese milioni di euro. La Fondazione guidata da Riccardo Maiarelli, che ne ha raccolto le redini nel pieno della tempesta finanziaria, potrà ritagliarsi solo un piccolo ruolo nella prossima vita di Carife, cercando di assicurarsi la nomina di un consigliere all’interno di un Cda Carife che, per il resto, si profila interamente monopolizzato dai rappresentanti del Fondo Interbancario. Ergo: dalle banche che rivestiranno lo strano ‘doppio ruolo’ di concorrenti e azionisti di maggioranza della Cassa di Risparmio.

Un destino, quello della Fondazione, che del resto non presentava molte alternative. Dopo due anni di gestione straordinaria i commissari di Bankitalia non sono riusciti nella titanica impresa di trovare un acquirente per la banca, e la proposta del Fondo (approvata con un solo voto sfavorevole da parte di un rappresentante di Confartigianato) rappresentava l’ultima spiaggia per non costringere la banca alla liquidazione, con tutte le conseguenze del caso per filiali, correntisti e dipendenti. La Fondazione passerà quindi al 2% di partecipazione azionaria, e attraverso il voto degli organi collegiali è stata data opinione favorevole anche la proposta dei commissari di sottoscrivere i warrant (cinque per ogni azione in possesso agli azionisti) che nel giro di tre anni potranno consentire alla Fondazione un piccolo incremento del capitale azionario. Il meccanismo è semplice: opzionando questi strumenti finanziari al prezzo attuale delle azioni (0,27 centesimi), nel 2018 si riceveranno altrettanti titoli Carife a prescindere da quello che sarà il loro valore di mercato. Valore che difficilmente potrà scendere ulteriormente rispetto alla situazione odierna. Questa operazione potrà dare alla Fondazione la ‘magra consolazione’ di vedere incrementare la propria partecipazione dal 2% a una quota attorno al 7-8%. Percentuali comunque molto lontane da quelli che per anni hanno consentito di finanziare il territorio ferrarese.

Massimo Zanirato

Massimo Zanirato

A descrivere con amarezza la situazione è il segretario della Uil Massimo Zanirato, che nella Fondazione rappresenta unitariamente i sindacati Cgil, Cisl e Uil: “Si tratta della naturale conseguenza di scelte compiute anni fa da chi ha amministrato la banca. Compresa la Fondazione, che ha nominato buona parte dei consiglieri di amministrazione”, commenta Zanirato, che tuttavia punta il dito soprattutto “contro la gestione di Murolo e Santini“, senza dimenticare “chi è sopraggiunto dopo (Forin e Lenzi, ndr), per la mancanza di incisività nel dare una sterzata e nel prendere decisioni repentine ed efficaci per evitare il commissariamento”. Ma anche la stessa Bankitalia, osserva il segretario Uil, non è esente da colpe, “per aver autorizzato nel 2011 un aumento di capitale con le azioni a 21 euro, crollate nel giro di pochi mesi. Qualche segnale della crisi in arrivo c’era già, e non dimentichiamoci che prima del commissariamento e prima della ricapitalizzazione la banca era già sotto stretta vigilanza da parte di Bankitalia, che credo abbia qualche responsabilità“.

Ma quali che siano le colpe, per Zanirato resta “il rammarico per aver presenziato a quella che forse è stata l’ultima riunione dell’organo di indirizzo, almeno con la Fondazione nelle vesti di socio di maggioranza. Alla prossima assemblea saremo solo uno dei tanti soci quindi, anche se oggi non se n’è parlato, credo sia opportuno rivedere gli organi di indirizzo e adottare strutture meno dispendiose e più snelle. Non ha più senso vedere questa pletora di persone, dove alla fine comunque parlano sempre i soliti noti”. Unica nota positiva per la Fondazione, secondo il segretario, sono state le scelte del presidente Riccardo Maiarelli, che “nella situazione di enorme difficoltà in cui è stato catapultato, è riuscito a gestire una situazione difficilissima, districandosi molto bene in quei pochi spazi di azione di cui disponeva. L’alternativa era la liquidazione della banca, mentre così viene salvata e la Fondazione rimane in sella, anche se  molto ridotta, e con possibilità di crescere nei prossimi anni. Maiarelli ha fatto il massimo possibile e oggi ha dimostrato una grande umanità ringraziando il dipendenti e i collaboratori della Fondazione. Un atto che a mio avviso i suoi predecessori non avrebbero mai fatto, visto che mentre continuavano a percepire i gettoni di presenza in consiglio (aboliti su proposta dello stesso Zanirato, ndr) non ci hanno pensato due volte prima di mettere i lavoratori in cassa integrazione”.

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