Cronaca
3 Luglio 2015
Il comitato Sammartina: "L'impianto non deve essere tenuto in funzione nelle condizioni attuali"

Superbeton, parte un esposto in Procura

di Daniele Oppo | 4 min

procuraAll’annosa vicenda Superbeton, azienda insediata a Chiesuol del Fosso che si occupa di produzioni di calcestruzzi, asfalti, lavorazioni di inerti da cava e recupero di rifiuti speciali non pericolosi, si aggiunge un nuovo tassello: un esposto alla Procura del comitato Sammartina nei confronti della Provincia in cui chiede la verifica dell’operato dell’azienda e degli enti pubblici coinvolti.

La vicenda dura ormai da più di dieci anni con gli abitanti di via Sammartina (che costituirono l’omonimo comitato nel 2003) che hanno esposto a più riprese i propri motivi di doglianza a causa delle polveri, dei rumori e dei cattivi odori derivanti dalla lavorazione compiuta a cielo aperto. Oltre che con i cittadini, esiste anche un braccio di ferro con Provincia e Comune di Ferrara: con quest’ultimo si è finiti anche davanti al Tar per questioni di permessi. Semplificando, Comune e Provincia (e cittadini) chiedono all’azienda di eseguire alcuni lavori di riqualificazione del sito produttivo in modo da evitare spiacevoli conseguenze per gli abitanti della via. Dopo alcune concessioni di proroga dei termini la Provincia ha diffidato l’azienda ad iniziare immediatamente i lavori e contestualmente sospendere ogni attività presso l’impianto: l’esposto nasce proprio da tale atto, perché secondo il comitato – che al documento firmato dal presidente Alessandro Barboni e da altri 22 componenti ha allegato anche una corposa documentazione fotografica – la diffida non ha trovato alcun seguito.

E proprio queste richieste, con annessi termini per eseguire i lavori sono al centro dell’esposto del comitato, dove vengono riepilogati gli ultimi, importanti, atti della Provincia. L’ente che ha sede nel Castello nell’aprile 2014 aveva adottato l’autorizzazione unica ambientale (Aua) per l’esercizio di attività di produzione di calcestruzzi, asfalti, lavorazione inerti da cava e recupero di rifiuti speciali non pericolosi a favore della società Superbeton Spa. Ma, ricorda il comitato, il provvedimento dettava delle condizioni: un progetto di cofanatura dell’intero insediamento da completare in due fasi successive, la prima a giugno 2014 e la seconda nello stesso mese del 2016. Arrivati alla prima scadenza – ripercorre ancora il comitato – la Provincia modificò quel provvedimento concedendo sostanzialmente una proroga di sei mesi per la realizzazione del primo blocco di lavori. Termini rimandati, dunque, a fine anno. Ma, in quella data, il dirigente del settore Ambiente e Agricoltura “ritenuto di non poter accogliere la tempistica proposta dalla ditta […] per l’intervento di cofanatura degli impianti, considerata l’urgenza dell’intervento prescritto […] ma di dover concedere un tempo congruo alla realizzazione dell’impianto” ha concesso un ulteriore rinvio, sempre di sei mesi, e dunque fino al 30 giugno di quest’anno. Entro il 30 marzo la ditta era chiamata ad avviare i lavori e darne comunicazione a Provincia e Comune. Questa volta – rimarca il comitato – “il mancato adempimento delle prescrizioni comporterà la revoca dell’Autorizzazione unica ambientale”.

Ad aprile, il dirigente della Provincia compie un sopralluogo con la Polizia municipale e Arpa in cui viene accertata la “irregolarità in merito a quanto previsto”. Dal verbale della municipale, riportato in parte dal comitato, si apprende che gli agenti avevano accertato “la totale assenza di accantieramento e non si rileva traccia di inizio di lavori edili”. Eventualità confermata anche da Arpa, con un rilievo fotografico. Il comitato rileva inoltre che nel 2015 la Superbeton aveva inviato una comunicazione di inizio lavori, “smentita dalle risultanze del sopralluogo effettuato da Arpa e corpo di polizia municipale”.

La vicenda raccontata nell’esposto prosegue con la diffida da parte della Provincia all’avvio immediato dei lavori, con contestuale “sospensione di ogni attività presso l’impianto, fino alla completa realizzazione del suddetto intervento di cofanatura (primo blocco), condizionando la ripresa delle attività produttive a verifica da parte della autorità competenti (Arpa e Comune di Ferrara) e a successiva comunicazione da parte della Provincia di Ferrara. Nel caso di mancato rispetto di tali condizioni “si procederà a revocare l’Autorizzazione unica ambientale […] e verrà data comunicazione ulteriore alla Procura della Repubblica”.

Alla luce di tutti questi atti, il comitato, raccogliendo le segnalazioni dei residenti, ha denunciato a Provincia e Comune “la sistematica violazione delle disposizioni amministrative e la mancata interruzione delle attività”, allegando almeno tre dossier fotografici e una “prova documentale che la Superbeton non ha mai interrotto o sospeso le proprie attività”.

Si tratta di un vero e proprio punto di rottura per i cittadini di Chiesuol del Fosso che, oltre a chiedere la verifica dell’operato di tutti i soggetti coinvolti nel balletto di autorizzazioni, lavori non eseguiti e rinvii dei termini, esprime formalmente “la sua ferma opposizione ad ogni e qualsiasi ulteriore ed eventuale atto adottato dalle Amministrazioni competenti di concessione di ulteriori proroghe o deroghe ai provvedimenti già richiamati, non solo in quanto inammissibili viste le palesi violazioni di questi anni da parte della Superbeton Spa alle prescrizioni già impartite ma – si legge ancora nell’esposto -. anche perché vi sono atti e documentazione che attestano che l’impianto non può e non deve essere tenuto in funzione nelle condizioni strutturali attuali, secondo quanto accertato anche dalla Provincia di Ferrara”.

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