Creare una “unità di crisi” per fronteggiare il rischio di trivellazioni a Masi Torello. È questo l’obiettivo del sindaco di Masi Torello Riccardo Bizzarri e dei circa 60 tra cittadini e attivisti che mercoledì sera si sono riuniti nella sala del consiglio comunale per parlare della nuova richiesta di un pozzo esplorativo da parte di Enel Longanesi. Un progetto attualmente in mano al Ministero dell’Ambiente – a cui spetta l’eventuale approvazione – e che viene visto con sempre più timore nella provincia ferrarese, al punto che sul tema sono già nate due interpellanze regionali da parte del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord.
Mercoledì sera tuttavia – è stato uno dei concetti sottolineati da Bizzarri – l’incontro non aveva colore politico e sul posto si sono presentati decine di residenti, rappresentanti del Consorzio di Bonifica e attivisti No Triv, che temono anche a Masi Torello una situazione come quella tra Copparo e Formignana, dove negli ultimi giorni sono partite le richieste formali della società Northsun per passare dalla fase esplorativa a quella propriamente estrattiva.
Il rischio più temuto per un territorio come quello ferrarese è quello della subsidenza, cioè l’abbassamento del livello del terreno a causa del drenaggio delle sacche di metano in profondità. Un fenomeno che secondo l’amministrazione locale, i No Triv e i rappresentanti del Consorzio di Bonifica potrebbe causare numerosi problemi alla tenuta degli argini e all’inclinazione dei canali di scolo. Basti pensare che attualmente la subsidenza ‘naturale’ della zona si attesta attorno a un millimetro all’anno, che potrebbero salire a cinque millimetri in caso di un avvio dell’attività estrattiva.
La necessità emersa durante l’incontro sta quindi nel fermare con ogni strumento possibile il progetto di Enel Longanesi e dalla tribuna attorno al consiglio si sono sentite proposte di ogni tipo, da un acquisto collettivo dei terreni al far valere vincoli legali o urbanistici, essendo l’area interessata a circa mezzo chilometro da Masi San Giacomo e a circa 150 metri dal più vicino casolare. La strada più percorribile sembra però quella di muovere pressioni di natura sia tecnica che politica verso il ministero dell’ambiente: nel primo caso inoltrando a Roma (entro il 7 agosto) tutte le osservazioni relative al progetto, che i tecnici ministeriali saranno tenuti a prendere in considerazione prima della decisione definitiva. E per quanto riguarda l’azione politica cercando l’appoggio in Regione di tutti quei gruppi – M5S e Lega Nord in primis – che hanno manifestato esplicitamente la propria contrarietà al progetto. Alleanze, se così si può dire, assai particolari per il sindaco Bizzarri, che ha però dichiarato che “quando ci si muove per il bene della comunità non esiste né destra e né sinistra”.
Nel frattempo l’amministrazione, il Consorzio di Bonifica e i No Triv cercheranno di dar vita a una ‘unità di crisi’ sul tema, cercando di coinvolgere anche la Provincia che, fino a questo momento, non si è ancora esposta sull’argomento. Ma per gli attivisti “l’unico modo per impedire tutto questo è abolire lo Sblocca Italia (che attribuisce al Ministero dell’Ambiente il compito di approvare ricerche ed estrazioni di idrocarburi, ndr), ma se ci si riuscisse dovrebbe cadere il governo e la vediamo dura, visto che non è successo nemmeno con la Buona Scuola. Ormai siamo in uno stato in cui non esiste tutela per i cittadini ed è scomparsa la democrazia. Attendiamo la convocazione di Caterina Ferri e di Tiziano Tagliani, speriamo davvero che ci incontrino per fare il punto della situazione”.