Economia e Lavoro
12 Maggio 2015
Focus della tre giorni del Festival di Altroconsumo su rischi e vantaggi del trattato

Tutti i punti di vista sul Ttip

di Redazione | 4 min

A coAltroconsumonfronto i diversi punti di vista sul Ttip: focus della tre giorni del Festival di Altroconsumo – a Ferrara dal 22 al 24 maggio – alle ore 11 sabato 23 maggio “Il Trattato Ttip: rischi e vantaggi. Sui diritti e sul cibo si può trattare?” in piazza del Municipio.

Da un parte i rappresentanti dei consumatori, Luisa Crisigiovanni, segretario generale associazione Altroconsumo e Monique Goyens, direttore generale Beuc. Dall’altra Simone Crolla, managing director American Chamber of Commerce in Italy. Cinzia Scaffidi, vicepresidente Slow Food Italia e Monica Di Sisto, vicepresidente Fairwatch, tra i coordinatori della Campagna Stop Ttip completano il panel dei soggetti a confronto. Modera Nicola Porro, vice direttore de Il Giornale.

Il settore agroalimentare è una sezione fondamentale del Trattato, l’incontro sarà l’occasione per discutere gli standard dei sistemi di controllo dei cibi; le legislazioni di Ue e Stati Uniti sono infatti agli antipodi. Qualche esempio di differenza di approccio:

Il principio di precauzione: se c’è un rischio molto elevato che un prodotto possa far male, in Europa, le autorità possono intervenire in attesa di accertamenti scientifici; negli States vige il principio praticamente opposto, per cui alimenti e procedure sono sicuri fino a prova contraria.

Severità sulla filiera: nel nostro sistema la sicurezza deve essere garantita lungo tutta la filiera produttiva “from farm to fork” (dai campi alla tavola), con prerequisiti igienici per i produttori, tracciabilità del prodotto ecc.; il sistema Usa, invece, verifica per lo più la sicurezza del prodotto finito (ecco perché i trattamenti di igienizzazione chimica con la clorina sulla carne di pollo sono così diffusi, mentre in Ue sono proibiti).

Niente ormoni nella carne: in Europa è proibito somministrare ormoni al bestiame per farlo crescere di più, perché mancano sufficienti studi circa la loro sicurezza. Negli Usa invece è ammesso l’uso di queste sostanze che riducono i tempi di allevamento e quindi fruttano moltissimo alle imprese.

Meno antibiotici: negli allevamenti americani gli antibiotici possono essere usati in dosi maggiori, anche per far crescere di più gli animali. In Europa i limiti sono più restrittivi e l’uso è consentito solo per proteggere il bestiame dalle malattie.

Ogm senza etichetta: nell’Ue i prodotti che contengono più dello 0,9% di Ogm devono dichiararne la presenza in etichetta. L’informazione sulle confezioni non è obbligatoria mai, invece, negli Stati Uniti.

Le denominazioni d’origine non importano: cosa succederebbe se gli States potessero esportare i tanti prodotti che rubano il nome delle nostre 250 Dop e Igp (come ad esempio il “Parmesan” o il “Gorgonzola” prodotto in Illinois)? Per noi il nome deve restare garanzia della provenienza e della qualità degli alimenti.

L’accordo sposterà l’ago della bilancia verso gli standard europei o verso quelli americani? Difficile dirlo, anche perché tutte le sessioni del negoziato sono a porte chiuse, vengono rilasciate sporadiche comunicazioni ed è stato necessario l’intervento della Corte di Giustizia Europea per ottenere, a ottobre 2014, la pubblicazione delle linee guida delle trattative.

Oltre ai dubbi legati al sistema dei controlli è ancora tutta da dimostrare la profittabilità economica, almeno per i cittadini europei, del Trattato. Un accordo che impatterà sulla vita di oltre 800 milioni di persone e secondo i negoziatori favorirà l’economia di entrambe le parti, con un aumento del Pil dell’Unione Europea di circa 120 miliardi di euro l’anno (circa lo 0.5% di tutto il Prodotto Interno Lordo Europeo) e di 90 miliardi per gli Stati Uniti (0.4% del Pil Usa). Per l’Italia le stime sono di un aumento di export di 2 miliardi di Euro all’anno, numeri che hanno convinto immediatamente il governo ad appoggiare il Ttip.

Non sono dello stesso parere gli oppositori al trattato che portano a esempio lo studio della Tufts University del Massachusetts. I ricercatori del New England prevedono la perdita di quasi 600.000 posti di lavoro in tutta Europa e una riduzione del reddito procapite, che varierà da stato a stato, compresa fra i 165 e gli oltre 5mila euro che l’accordo costerà ai Francesi. Sempre secondo lo stesso studio il Ttip sarà a tutto vantaggio degli USA: quasi 800mila nuovi posti di lavoro e un aumento del reddito procapite di 699 euro.

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