“Si fa presente che la situazione degli azionisti, in quanto investitori in capitale di rischio sopportano per primi le perdite della società (qualunque sia la natura dell’attività, finanziaria o industriale, della società)”. La risposta del sottosegretario all’Economia e alle Finanze Enrico Zanetti all’interrogazione sulla situazione Carife presentata da Marco Causi, Alessandro Bratti e Paola Boldrini è una lama affilatissima che lascia spazio a dubbi e speranze per gli azionisti.
Zanetti evidenzia inoltre che “resterà uno spazio molto ristretto per eventuali misure di sostegno finanziario pubblico alle banche, nonché per gli interventi preventivi e alternativi dei meccanismi di garanzia dei depositi, la cui funzione resterà probabilmente confinata a quella del rimborso dei depositanti in caso di liquidazione. Tradotto, significa che gli azionisti di Carife non dovranno attendersi soccorsi ‘speciali’ per via legislativa a tutela dei loro investimenti.
“Ben diversa”, invece, la situazione dei depositanti, “che non intendono assumere alcun rischio nel rapporto con la banca depositaria”, anche se “il complesso Bank Recovery and Resolution Directive/Regolamento Single Resolution Mechanism introduce il principio che anche i creditori diversi dai detentori di debito subordinato (per i quali è già previsto) sono chiamati a concorre al ripianamento delle perdite e alla ricostituzione del capitale (cd. bail-in). Tra i creditori della società sono ricompresi anche i depositanti, ad esclusione di quella parte dei depositi (fino a 100.000 euro) che è coperta dagli schemi di garanzia dei depositi. In ogni caso – prosegue il sottosegretario – la BRRD introduce la cd. depositor preference per cui l’ordine di priorità dei creditori in insolvenza deve essere modificato per prevedere che i crediti dei depositanti siano preferiti rispetto alle altre categorie: l’aggressione dei depositi è quindi un evento sostanzialmente improbabile”.