Economia e Lavoro
28 Aprile 2015
Il giurista: "Bankitalia valuta il business plan, non l'offerta per azione". Ottimismo da parte dei sindacati

Azioni Carife: “Vale la legge del mercato”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Il docente di diritto bancario Francesco Caputo Nassetti

Il docente di diritto bancario Francesco Caputo Nassetti

“Se l’authority, cioè Bankitalia, autorizza il cambio di controllo, l’acquisto di azioni obbedisce alle regole del mercato: diventa una questione privata tra acquirente e venditore”. In attesa che venga fatta chiarezza sull’ipotesi di acquisto di Carife da parte del Fondo Interbancario di Tutela Depositi, a fornire qualche chiarimento sull’operazione è il docente Unife di diritto bancario Francesco Antonio Caputo Nassetti, che – intervistato da Estense.com – illustra a livello giuridico i passaggi tecnici dell’operazione.

Anche il professore – è bene ricordare – non è a conoscenza dei dettagli del piano del Fitd, ma dalle sue parole si può iniziare a delineare il profilo del progetto. Intanto un chiarimento è essenziale: esistono vincoli all’acquisto di azioni di una banca, e di conseguenza anche della sua quota di controllo? La risposta di Caputo è negativa: “Qualsiasi soggetto può acquistare azioni, se passa le verifiche di Bankitalia: contrariamente al passato, quando c’era una divisione netta tra banche e altre aziende, non c’è alcuna preclusione sul tipo di acquirente, che può essere anche una corporazione. La Banca d’Italia fornisce solo l’autorizzazione amministrativa dopo aver valutato i parametri tecnici e la sostenibilità del business plan, nel quale può richiedere modifiche o integrazioni”.

Quello su cui né la Banca d’Italia né i suoi commissari straordinari in Carife possono intervenire, è quindi il valore della proposta (o delle proposte) di acquisto delle azioni, che obbediscono alla legge del mercato: domanda e offerta. “Non esistono garanzie di legge sul valore delle azioni – spiega Caputo -, che dipendono solo dalla valutazione dell’acquirente e dalla trattativa con chi deve vendere”. Per quanto riguarda invece i conti correnti dei clienti Carife, la normativa è più complessa: mentre negli Usa è la Federal Reserve a garantire fino a 250mila euro per ogni correntista, nell’Unione Europea non esiste una misura simile a livello comunitario. A sopperire in Italia a questa mancanza è proprio il Fitd, attraverso tutte le banche consorziate, a coprire fino a 100mila euro in caso di liquidazione coatta della banca.

Il rischio di vedere diminuire o sparire (nel caso il capitale azionario venisse totalmente azzerato) il proprio capitale investito vale quindi per gli azionisti Carife, in primis per la Fondazione che detiene il 55% circa dell’intero pacchetto. “Chi compra una banca in questo caso non lo fa per il suo valore attuale – afferma Caputo -, ma con ogni probabilità per investire e farla ripartire. Il problema vero, quindi, sarà il prezzo per titolo che verrà offerto agli attuali azionisti“.

Nel frattempo chi si mostra più ottimista verso il piano del Fitd sono i sindacati dei dipendenti Carife (Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Ugl Credito), che sperano di risolvere i problemi legati a blocchi delle assunzioni, degli stipendi e degli orari lamentati durante il commissariamento. “Non abbiamo ricevuto conferme ufficiali da parte dell’organo commissariale – affermano i rappresentanti delle sigle – in merito alla veridicità di queste affermazioni. Riteniamo comunque che, se fossero vere, si tratterebbe di novità positive per il futuro della banca e di tutta la clientela, in particolare modo se anche gli azionisti saranno salvaguardati. Auspichiamo a breve una nota ufficiale da parte dell’organo commissariale o del Fitd che possa contribuire a fare chiarezza sul futuro della banca, ricordando che questi due anni sono stati particolarmente gravosi, e che è soprattutto grazie ai dipendenti che la banca continua a svolgere la propria funzione di sostegno economico del territorio”.

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