Economia e Lavoro
28 Aprile 2015
Il sindaco: "Piano che penalizza i ferraresi, i parlamentari intervengano". Incontro rimandato tra Fondazione e commissari

Carife, Tagliani lancia l’allarme e Bratti porta il caso alla Camera

di Ruggero Veronese | 5 min

carifeSalta, o slitta, l’incontro tra primo azionista di Carife e i commissari in merito all’eventualità di un acquisto dell’istituto da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Riccardo Maiarelli, presidente della Fondazione, che detiene la maggioranza delle azioni della Cassa avrebbe dovuto incontrare i commissari di Bankitalia per chiarire tutti gli aspetti dell’operazione sulla quale gravano varie incongnite.

In particolare per quanto riguarda il prezzo d’acquisto dei titoli oggi in mano agli azionisti. Nel pomeriggio di ieri, lunedì, però è giunta in redazione la notizia di un nuovo stop: l’incontro è rimandato e da parte della Fondazione non giunge ancora alcun giudizio sull’ipotesi del Fitd.

Chi tuttavia non nasconde la propria preoccupazione è il sindaco Tiziano Tagliani, che dopo aver letto le anticipazioni sul quotidiano di Confindustria ha contattato i parlamentari del Pd a Roma perchè sollevino il prima possibile la questione a livello nazionale. Detto fatto. I deputati Alessandro Bratti e Paola Boldrini hanno preparato un’interpellanza al ministro Padoan che verrà presentata alla Camera. “Quali tutele saranno adottate per i 29mila piccoli risparmiatori – chiedono i deputati -, per lo più famiglie e imprese, che nel 2011 hanno sottoscritto l’aumento di capitale della Carife? Vogliamo capire come sia stato possibile che, nonostante la vigilanza controllata della Banca d’Italia e due anni di gestione commissariale, il patrimonio di 350 milioni di euro registrato nel 2012 dalla Carife sia stato totalmente azzerato e il valore delle sue azioni annullato. E se la sottoscrizione da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi dell’aumento di capitale, che al termine del quale si troverà azionista unico dell’istituto, espropriando di fatto la città della sua banca, non si trasformi  nell’ennesima  beffa a danno dei piccoli risparmiatori”.

Nell’interpellanza dei due deputati Pd vengono infatti ripercorsi tutti i sacrifici grandi e piccoli chiesti in questi anni ai risparmiatori a partire dall’addio dell’ex dg Gennaro Murolo nel 2009 e dalla successiva approvazione del primo bilancio in passivo, quando “la banca proseguì nell’opera di risanamento, sotto l’assiduo controllo della Banca d’Italia, che aveva disposto per Carife la vigilanza rafforzata“. Passando poi per i successivi tentativi di rilancio: dall’aumento di capitale da 150 milioni di euro richiesto da Bankitalia nell’autunno 2010, “che la Fondazione non poteva sottoscrivere per mancanza di risorse”, al ricorso all’azionariato diffuso dei piccoli risparmiatori, che salirono da 24mila a 29mila nel settembre 2011. Fino alla nuova ispezione nel settembre 2012 di Bankitalia, che “ha inaspettatamente portato a pesantissime svalutazioni dei crediti: il bilancio 2012 veniva approvato, ad aprile 2013, con una perdita di quasi 105 milioni di euro. Si registra che, in quel momento, il patrimonio netto di Carife risultava comunque superiore a 350 milioni di euro”.

Il resto è storia recente, con il commissariamento del 27 maggio 2013 che ha portato alla “dismissione di banche controllate e filiali” e a “oneri economici in carico ai dipendenti rimasti in servizio”. Ma nonostante tutti i controlli e le procedure straordinarie, l’aumento di capitale del 2011 sembra già vanificato. Ed è proprio su quei 350 milioni di euro che si concentra l’interpellanza: “Il capitale che Carife registrava nel 2012 potrebbe risultare totalmente azzerato e con esso il valore delle azioni, a fronte dell’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. È a conoscenza – chiedono i parlamentari al ministro Padoan – dei motivi per cui, nonostante la vigilanza rafforzata della Banca d’Italia, a due anni dal commissariamento il patrimonio di 350 milioni di euro che Carife registrava sarebbe totalmente azzerato? E quali iniziative, nell’ambito delle proprie competenze, intende intraprendere al fine di garantire i piccoli risparmiatori che nel 2011 avevano sottoscritto il primo aumento del capitale di Carife Spa?”.

Concetti su cui si sofferma anche Tagliani, secondo cui “si tratta di notizie che ovviamente penalizzano molto i ferraresi, che anni fa hanno sottoscritto un aumento di capitale sociale ritenuto congruo da Bankitalia, ma che poi si sono visti azzerare questo investimento proprio dalla banca nazionale. Credo che ci sia più di una ragione per cui in nostri parlamentari eletti a Roma debbano attivarsi attraverso le interpellanze e gli strumenti di cui dispongono”.

Dopo i tentativi di cedere Carife ad altri gruppi bancari, Popolare di Vicenza in primis, e alla scadenza dei due anni di commissariamento, l’operazione del fondo interbancario potrebbe rappresentare però l’ultima spiaggia per evitare la liquidazione dell’istituto ferrarese. Tagliani non dà giudizi di merito sul lavoro dei commissari, ma dalle sue parole non sembra trasparire paerticolare apprezzamento. “Un fallimento dei commissari? Dal punto di vista dell’azienda non direi – è la risposta del sindaco -, visto che la banca riceve una dote di carattere economico. Ma dal punto di vista mio e di chi deve tenere a mente i risparmi dei ferraresi posso dire che ci aspettavamo una gestione che non permettesse solo la sopravvivenza della banca, ma anche di non colpire le azioni e i risparmi dei ferraresi che hanno investito in Carife”.

Investitori tra i quali rientra ovviamente anche il principale azionista: la Fondazione Carife. Il cui intero patrimonio potrebbe passare in un colpo solo nelle mani del fondo interbancario: “Anche il capitale della Fondazione è a rischio, certamente”, conferma Tagliani. Mentre il presidente della fondazione Riccardo Maiarelli, dal canto suo, non può che aspettare il consulto con i commissari straordinari: “Stiamo ancora aspettando di incontrarli per avere dei chiarimenti, conosciamo solo quello che abbiamo letto dai giornali“. Una sola cosa sembra chiara: in queste ore, e nei prossimi giorni, si deciderà il futuro della banca ferrarese.

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