Fabrizio De Andrè lui lo cantava in campagna elettorale, ora, da eletto, pone la chitarra e impugna la penna. Per scrivere a un altro cantautore, Gianni Morandi, che ha osato ricordare –per mutuare il titolo di un famoso libro di Stella e Rizzo – ‘quando gli albanesi eravamo noi’.
“A proposito di migranti ed emigranti – scriveva su facebook l’artista -, non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l’America, la Germania, l’Australia, il Canada… con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo…”.
Nemmeno il tempo di spegnere il computer che la sua bacheca è stata invasa da 14mila messaggi, molti dei quali veri e propri insulti, che fanno “emergere il nostro egoismo – commenta Morandi -, la nostra paura del diverso e anche il nostro razzismo. A parte gli insulti, che sono ormai un’abitudine sulla rete, frasi come “andrei io a bombardare i barconi” o “sono tutti delinquenti e stupratori” oppure “vengono qui solo per farsi mantenere”, mi hanno lasciato senza parole… Magari qualcuno di questi messaggeri, ha famiglia, figli e la domenica va anche a messa. Certamente non ascolta però, le parole di Papa Francesco”.
Ed ecco allora che, dopo la breve risposta via Tweeter di Salvini (“Se Gianni Morandi è così attento a esigenze di #immigrati, dia buon esempio: accolga, ospiti, mantenga e paghi di tasca sua!”), arriva quella del capogruppo del Carroccio in Regione, decisamente più civile.
“Ho sempre apprezzato – scrive Fabbri -, in tanti anni della sua lunga carriera, la sua capacità di trasmettere emozioni attraverso il suo talento artistico. Una musica che ha saputo accompagnare molte generazioni. Mi trovo, però, a dissentire dalle Sue posizioni, prese a proposito dell’ospitalità delle migliaia di extracomunitari che stanno sbarcando sulle nostre coste, a seguito delle fallimentari operazioni “Mare Nostrum” e “Triton””.
Secondo il bondenese “paragonare questa forma di immigrazione totalmente sregolata, rispetto a quella di tanti italiani che si recavano in paesi stranieri, in una fase di sviluppo industriale caratteristico dell’età moderna, mi pare anacronistico. Non assistiamo più ad un Paese che richiede manodopera per la sua industria, ma ad una nazione che arranca quotidianamente e che vede operai in situazioni di precariato, giovani inoccupati, negozianti che, alla mattina, non sanno se potranno rialzare le serrande, ed il destino di interi stabilimenti legati a commesse temporanee e con la prospettiva di delocalizzare, se le condizioni dovessero mutare”.
Per Fabbri il problema è di carattere culturale, anzi religioso: “gli italiani si recavano in Paesi laici o con fondamentali religiosi cristiani, come cristiano-cattoliche sono le radici anche della nostra stessa società. Ospitare centinaia di migliaia di extracomunitari di cultura islamica, per loro caratteristica difficili da integrare in un sistema di valori che qualcuno vorrebbe smantellare, vuol dire alimentare nuove tensioni. Vuol dire mettere in una sorta di concorrenza spietata categorie di povertà. Tutti noi abbiamo radici cristiane e crediamo nel valore della solidarietà e della carità, ma questo non significa che uno Stato sovrano, che deve garantire gli interessi di tutta la collettività, debba dimenticare le proprie priorità”.
“Lo scopo non è quello di creare una “fabbrica del sorriso o dell’ospitalità”, ma di risolvere a monte il problema – conclude Fabbri -. Come la Lega Nord che rappresento in Regione dice da tempo. Finalmente, pare che il Governo e la Ue si stiano avvicinando alle nostre posizioni, comprendendo che il problema si può governare solo con un intervento di polizia internazionale nella polveriera libica, che crei le condizioni per gestire il fenomeno alla fonte, cioè sulle coste della Libia. Fermando una tratta che frutta milioni di euro ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo, facendo diventare il Mediterraneo un enorme catino di morte. Tutto questo, gentilissimo Gianni Morandi, deve finire. E non è offrendo qualche posto letto in più che si risolverà un problema di tipo globale, purtroppo affrontato con soluzioni di tipo parziale e inadeguate”.
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