Egregio direttore
Se posso vorrei fare qualche considerazione personale, sulle futuristiche visioni, del nostro Sindaco, raccontate nell’articolo, “La Ferrara che Tagliani immagina nel futuro”. Prima però ci terrei a ringraziarla per lo spazio che il suo giornale dà, non solo ai cittadini illustri, ma anche al cittadino qualunque come me. Sono tanti i mali che affliggono il nostro bel paese, uno di questi è senza dubbio la rassegnata lontananza dei cittadini dalla politica, ma piccolo o grande che sia, l’occasione che ci offre è un piacevole sollievo.
I temi affrontati nell’ articolo, oltre che ampi, sono alquanto delicati, troppa roba da discutere in una lettera qualunque, senza correre il rischio di cadere nel retorico o diventare lunghi e forse noiosi, qualche appunto critico però è doveroso fare. Benché l’articolo ci propone quasi l’intera provincia quale scenario delle sinergiche azioni che il Sindaco Tagliani avrebbe in testa, non si può non valutare che in definitiva, l’attenzione mostrata risulta ben più ridotta, tanto ristretta che è facile poterla descrivere in un raggio di cinquecento metri da quell’ ideale fulcro che individuerei, nel palazzo del Comune.
Entro questo raggio ideale, subito c’è la Piazza Trento e Trieste, poco più in là, ma comunque meno di cinquecento metri vi è Palazzo Massari, Piazza Verdi e Piazza Travaglio, probabilmente in giornate nebbiose possiamo pensarle all’orizzonte, ma metro alla mano, sono ancora decisamente dentro il nostro fatidico raggio di mezzo chilometro.
Ecco che il pensiero si è decisamente ridotto, troppo poco se pensiamo alla più vasta area che è Ferrara con le sue frazioni, ridotto ed alquanto rischioso se vede il futuro socioeconomico di una intera città incentrarsi sulle spalle di un’area così limitata. Anche supponendo d’essere in grado di sviluppare al massimo le potenzialità di “un museo diffuso e vivo,” siamo veramente sicuri che esso potrebbe bastare al necessario fabbisogno di tutte le diverse esigenze, dei diversi quartieri?
Ancora oggi commercio e servizi, sono i motori di sviluppo delle nostre società e città, eppure non ne trovo gran traccia nell’articolo. Il breve accenno ad un artigianato di valore? Non mi pare esista un polo tecnico di rilievo, come può esserlo la carta per Fabriano o le ceramiche per Sassuolo, la scarpa per Fermo e Montegranaro, il mobile per Cantù, nemmeno cercandolo indietro nella storia, forse giusto la ceramica Estense, ma siamo realisti, parliamo di qualche bottega. Eppure in continuazione i cittadini del quartiere GAD, invitano, l’amministrazione a distogliere per un attimo lo sguardo dal centro storico quel tanto che serve per accorgersi che a poche centinaia di metri, più in là, un area vasta della città di Ferrara, rischia di restare per sempre impantanata nel degrado e nella miseria del poco o del niente. Da poco difatti anche la sede dell’AUSL ci ha definitivamente lasciato. Eppure quanta potenzialità c’è alla GAD. Ampi spazi verdi, la stazione, le strade larghe, palazzine che dispongono di grandi spazi per appartamenti, negozi, botteghe ed uffici, centri direzionali, centri sportivi, ma quale è invece il futuro riservato per la GAD?, Se lo sono chiesti i cittadini tante volte, insieme all’ associazione Residenti Gad e continuano a farlo, ma a quanto pare siamo fuori dal raggio e se il pensiero vola lontano ci passa sopra, senza toccarci e va dritto al polo chimico. Alla chimica green, mi vengono i brividi. Chi arriva a Ferrara dal Nord”, o in treno per visitare il “museo diffuso e vivo, entra per il quartiere GAD. Come possiamo “ nell’interesse collettivo spingere insieme per la bellezza della città” se noi in questa visione del futuro, siamo solo sogni o fantasia.
Gaetano Toraldo